Migranti, “a oltre 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, in Europa una nuova cortina di ferro”
Parla Fulvio Vassallo Paleologo, giurista e attivista esperto sui diritti umani. “A livello mediatico c'è sempre questa costruzione ad hoc dell'invasione dell'Europa. In realtà, sui migranti si sta giocando una enorme partita politica”. E su Lampedusa: “L’affollamento del centro è una conseguenza diretta della guerra che si è fatta alle navi umanitarie delle ong”
Contro l'Europa che alza muri occorre continuare ad invertire la rotta per la tutela dei diritti umani. Nello stesso tempo, è sempre più urgente lottare per fare prevalere una comunicazione sempre più vera sulla situazione dei flussi migratori che arrivano dal Mediterraneo e dai Balcani, incentivando tutte le reti di solidarietà che rispondono concretamente ai bisogni delle persone migranti. A dirlo è Fulvio Vassallo Paleologo, giurista e attivista esperto sui diritti umani.
Sui flussi migratori provenienti da Sud e da Est continua ad esserci una comunicazione non chiara…
Sì, il primo problema che va certamente, fronteggiato, con tutti gli strumenti possibili, è quello della comunicazione di massa perché, purtroppo, c'è una sorta di enfatizzazione dell'allarme invasione che non esiste. Si nasconde che in Bielorussia sono arrivati in aereo 4 mila migranti, per ragioni politiche fatti partire dalla Turchia e che, adesso, sono persone (tra cui donne, bambini e soggetti vulnerabili) ammassate alla frontiera con la Polonia, vittime della violenza della polizia che non li lascia passare. A livello mediatico c'è sempre questa costruzione ad hoc dell'invasione dell'Europa. In realtà, sui migranti si sta giocando una enorme partita politica, come si vede sulla strumentalizzazione del pericolo dell'invasione migratoria dal nord-Africa. Ben sappiamo che quella del nord-Africa è una situazione migratoria che riguarda numericamente persone assolutamente integrabili ed inseribili nel contesto europeo. Pertanto, dal nord-Africa non c'è alcuna emergenza e ciò che si deve combattere è la vera mistificazione e la strumentalizzazione che ne fanno i politici. Con il rischio evidente che, poi, i problemi reali non si affrontano a danno sicuramente di tutte le persone migranti.
Tra i problemi di sempre ci sono le operazioni di soccorso nel Mediterraneo
Ben 1300 persone sono già morte quest'anno sulla rotta libica e 25 mila persone sono state riprese dai libici e riportate nei centri di torture e di estorsione che sono ormai noti a tutti. Sui soccorsi vediamo che si è creato un vuoto, perché nel Mediterraneo le persone continuano a partire in modo autonomo, indipendentemente dalla presenza di Ong o di navi di soccorso. Di fatto, dal 2018 attualmente, mancano navi di soccorso istituzionali. Di conseguenza, le navi umanitarie delle Ong hanno avuto un margine modesto di azione perché i loro interventi vengono bloccati da continui fermi amministrativi e adesso pure dallo strumento della messa in quarantena per la pandemia, aspetto che rallenta ulteriormente le loro attività. Una recente sentenza del Tar di Catania ha sospeso un provvedimento di quarantena adottato dalla sanità marittima, come pure altre sentenze hanno ribadito che alle Ong è riconosciuto l'obbligo di soccorso in mare chiarendo anche che i fermi amministrativi non sono modulabili in base ad esigenze politiche.
Che succede a Lampedusa?
L'affollamento di quest'ultimo periodo del centro di Lampedusa è appunto una conseguenza diretta della guerra che si è fatta alle navi umanitarie delle ong. Fino a che i soccorsi erano fatti dalle ong che operavano in modo sistematico con il coordinamento della guardia costiera, Lampedusa veniva saltata per distribuire gli sbarchi a Palermo, Catania, Messina e Trapani. Oggi, invece, avendo smantellato il sistema e ridotto la presenza delle navi militari e di Frontex, Lampedusa è ritornata ad avere i problemi di sovraffollamento.
Quale dovrebbe essere la posizione dell'Italia e dell'Europa?
L'Europa, purtroppo, oggi è in una sorta di spirale di auto-estinzione determinata dal conflitto esistente tra Consiglio Europeo e Commissione Europea. Si pensi per esempio alla questione del muro tra Bielorussia e Polonia ma anche agli altri sbarramenti ad Est. Su questa questione, mentre inizialmente Ursula Von Der Leyen della Commissione Europea aveva negato questa possibilità, il Consiglio Europeo composto dai capi di governo ha invece deciso di fare questo muro. Purtroppo, dopo più di trent'anni dalla caduta del muro di Berlino, vediamo crescere una nuova cortina di ferro che separerà l'Europa dai paesi extraeuropei, da cui si teme l'arrivo di migranti. L'Unione europea, quindi, contrariamente a quanto previsto nella sua Carta dei diritti, di fatto sta negando il diritto di asilo sancito dalla convenzione di Ginevra. Ricordiamoci che da Est arrivano siriani, iracheni e afghani che sono profughi di quelle guerre che l'Occidente ha prodotto o non ha saputo gestire. Inoltre, anche attraverso la rotta Mediterranea arrivano persone richiedenti asilo. Una recente sentenza ha riconosciuto che anche chi arriva dalla Libia può chiedere asilo per le torture e gli abusi subiti in quel Paese. Ben sappiamo che la condizione dei migranti in Libia è terribile e peggiora continuamente, anche se si fa passare l'immagine mistificata e falsa di una Libia che va verso la pacificazione. Niente di tutto ciò, perché chi arriva racconta gli abusi che ha subito anche dalla guardia costiera libica che, finanziata dall'Italia, opera con motovedette donate sempre dal nostro Paese. L’Italia continua ad avere una posizione ambigua.
Che cosa bisogna fare in tema di accoglienza?
Purtroppo l'organizzazione dell'accoglienza ancora sta subendo i gravi danni dell'abbattimento del sistema voluto da Salvini con il primo decreto sicurezza del 2018. A farne le spese sono soprattutto le piccole realtà di accoglienza diffusa, che hanno dovuto chiudere e lasciare il passo a grosse concentrazioni di forze economiche di grandi gruppi che gestiscono l'accoglienza a scapito dei piccoli operatori e piccoli comuni.
La società civile organizzata cosa chiede?
Per adesso non vogliamo chiedere nulla perché stiamo vivendo un momento in cui non abbiamo alcuna rappresentanza politica. Stiamo aggregando, però, reti di solidarietà con avvocati, giornalisti e operatori della comunicazione perché principalmente dobbiamo stare fisicamente vicino ai migranti nei luoghi in cui si trovano, assistendo chi arriva. Non possiamo interloquire con una parte politica che sistematicamente tradisce anche le basi di un dialogo. In Italia lo si è visto chiaramente dal fallimento della promessa politica di legalizzare una parte dei migranti regolari che oggi hanno tutte le pratiche bloccate. Ancora manca un terreno comune di dialogo con una parte politica ampia, perchè abbiamo soltanto singoli gruppi di parlamentari che si attivano per le situazioni più estreme. Tra queste, quelle dei centri di detenzione amministrativa che sono ancora luoghi chiusi, inaccessibili e di completa negazione dei diritti umani.
Serena Termini