Messaggio di fine anno 2018. Mattarella: “C’è sicurezza se tutti si sentono rispettati e rispettano le regole del vivere comune”
Nei circa 15 minuti di discorso, Mattarella ha ricordato che “la sicurezza è condizione di un’esistenza serena” ma la sicurezza parte “da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune”. “Non sono ammissibili zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l’impressione di istituzioni inadeguate, con cittadini che si sentono soli e indifesi. La vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza”
“Sentirsi ‘comunità’ significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa ‘pensarsi’ dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno. Nei circa 15 minuti di discorso, Mattarella ha ricordato che “la sicurezza è condizione di un’esistenza serena” ma la sicurezza parte “da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune”. “Non sono ammissibili zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l’impressione di istituzioni inadeguate, con cittadini che si sentono soli e indifesi. La vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza”.
Evitare le “tasse sulla bontà”.
È l’invito rivolto alla politica da Mattarella, che chiede di guardare alla “Italia che ricuce” e che “dà fiducia” così come fanno “le realtà del Terzo Settore, del No profit che rappresentano una rete preziosa di solidarietà”: “Si tratta di realtà che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona – ha spiegato il presidente – e che meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni, anche perché, sovente, suppliscono a lacune o a ritardi dello Stato negli interventi in aiuto dei più deboli, degli emarginati, di anziani soli, di famiglie in difficoltà, di senzatetto”. “Il modello di vita dell’Italia non può essere – e non sarà mai – quello degli ultras violenti degli stadi di calcio, estremisti travestiti da tifosi. Alimentano focolai di odio settario, di discriminazione, di teppismo. Fenomeni che i pubblici poteri e le società di calcio hanno il dovere di contrastare e debellare. Lo sport è un’altra cosa – ha precisato -.
Esortare a una convivenza più serena non significa chiudere gli occhi davanti alle difficoltà che il nostro Paese ha di fronte”.
“Molte sono le questioni che dobbiamo risolvere. La mancanza di lavoro che si mantiene a livelli intollerabili. L’alto debito pubblico che penalizza lo Stato e i cittadini e pone una pesante ipoteca sul futuro dei giovani. La capacità competitiva del nostro sistema produttivo che si è ridotta, pur con risultati significativi di imprese e di settori avanzati. Le carenze e il deterioramento di infrastrutture. Le ferite del nostro territorio”. Di fronte a queste sfide indicate dal capo dello Stato, “dobbiamo aver fiducia in un cammino positivo” senza “ricette miracolistiche” perché “soltanto il lavoro tenace, coerente, lungimirante produce risultati concreti. Un lavoro approfondito, che richiede competenza e che costa fatica e impegno”.
“La grande compressione dell’esame parlamentare e la mancanza di un opportuno confronto con i corpi sociali richiedono adesso un’attenta verifica dei contenuti del provvedimento”. Così Mattarella nel passaggio inerente la legge di bilancio: “Mi auguro – vivamente – che il Parlamento, il Governo, i gruppi politici trovino il modo di discutere costruttivamente su quanto avvenuto; e assicurino per il futuro condizioni adeguate di esame e di confronto”.
Quindi un richiamo all’Europa, ricordando che “quest’anno saremo chiamati a rinnovare il Parlamento europeo, la istituzione che rappresenta nell’Unione i popoli europei, a quarant’anni dalla sua prima elezione diretta. È uno dei più grandi esercizi democratici al mondo: più di 400 milioni di cittadini europei si recheranno alle urne. Mi auguro – ha ribadito Mattarella – che la campagna elettorale si svolga con serenità e sia l’occasione di un serio confronto sul futuro dell’Europa”. Infine, “un augurio, caloroso, a Papa Francesco” e un ringraziamento “per il suo magistero volto costantemente a promuovere la pace, la coesione sociale, il dialogo, l’impegno per il bene comune”.