Maria Santissima Madre Di Dio. "Proprio come era stato detto loro"

Oggi è il D-day, il pozzo da cui si attingono i giorni, l’ora X che appende sui muri di casa calendari di luce. Oggi artificieri più che esperti fanno brillare la bomba di grazia che il Natale ha sepolto dentro il nostro abitato.

Maria Santissima Madre Di Dio. "Proprio come era stato detto loro"

Ma strano a dirsi, non c’è nessuno che fugga lontano come succede di solito quando si fa brillare un residuato bellico. Anzi tutti corrono là in fretta, convocati dai pastori, che a loro volta sono stati convocati a Betlemme da angeli osannanti. Cosa cercano? «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16). Il racconto non può essere più ovvio. Chi, infatti, non ha mai visto un bambino e due genitori? È tutto qua il miracolo tanto osannato? Ma, ecco, «dopo averlo visto, i pastori riferirono ciò che del bambino era stato detto loro» (2,17). Spalmano, cioè, su ciò che vedono le parole che hanno sentito dagli angeli. Leggono con l’alfabeto del cielo la realtà della terra. E cosa succede?! Succede che ad ogni parola che quella gente rozza e sporca proferisce, quella grotta «informe e deserta» si riempie di luce, diventa una cattedrale, la terra promessa «dove scorrono latte e miele» (Es 3,8), «terra sposata» (Is 62,4), «sua delizia» (Pro 8,30). Una terra da camminarci in ginocchio, perché quel bambino in verità è «il Salvatore del mondo» (2, ,11), «la grande gioia per tutta la terra» (Ivi), «l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo» (Gv 1,36). Ancora una volta Dio ci spaesa a casa nostra, fa scacco matto alla nostra sufficienza. È strano? Assolutamente no! Basta andare ai fori imperiali di Roma oppure al Partenone di Atene, là dove per secoli hanno regnato gatti randagi, vegetazione selvatica e intemperie, e… leggere quelle rovine non con gli occhi ma con gli orecchi, ascoltando le poche parole scritte su una guida tascabile o suggerite da un cultore di storia e di arte. Quelle pietre, ad ogni suono, d’incanto crescono davanti ai nostri occhi, lievitano a templi antichi, si allargano in piazze affollate di storie immense. Carducci in una poesia «Davanti alle Terme di Caracalla» lo dice in modo meraviglioso. Maledetto quel ciociaro - grida scandalizzato - che attraversa fischiando queste reliquie. Lo colga la dea Febbre. È così! Gli occhi non vedono l’essenziale – dice bene A. De Saint’Exupèry - gli occhi si accontentano di stare in superficie, creando malintesi. Ma oggi con Cristo – assicura Paolo – è arrivata «la pienezza del tempi» (Gal 4,4). E si riesce ad andar «sotto la legge» (Ivi) a scoprire la nostra identità nascosta: «Non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio» (4,7). In noi con Gesù la paura di Dio lascia il posto alla confidenza più tenera. Nel nostro cuore vagisce un’unica immensa nostalgia di famiglia: «Abbà-Padre» (4,6) - ripetiamo ad ogni respiro a Dio, nostro Papà. «Metti il mio nome sulla fronte degli israeliti – suggerisce Dio a Mosè – e io li benedirò» (Nm 6,27). Poni la Parola di Dio sul volto di chi ti sta vicino e la Parola ti farà scoprire a bluetooth l’«immagine e somiglianza di Dio» (Gn 2,27), nascosta nell’anima di ciascuno. E ciascuno d’incanto riconoscerà l’altro come benedizione di Dio fatta carne. Vedrai, non ci si potrà che benedire a pioggia l’un l'altro: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. il suo volto ti conceda pace» (6,24-26). A Maria è già successo! Quando con Gesù in grembo è corsa da Elisabetta. Il loro incontro è sfociato immediatamente nel duetto ineffabile dove l’una ha cantato l’«Ave Maria» dell’altra e Maria ha intonato il «Magnificat» di tutti.

È lo stupore che prende tutti coloro che guardano la realtà a partire dalla Parola. «Dio… ci benedica ˗ risponde, infatti, pronto il salmista ˗ su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra» (Sal 66,2-3.8).  A Betlemme lo fanno tutti. Infatti, «tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (Lc 2,18), compresa Maria, che «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (2,19). Se le tiene strette per i giorni che verranno. Per capirle meglio e soprattutto per conservarne la luce e la pregnanza per quando sui giorni pieni di sole scenderà la notte con tutta la sua oscurità. Lo faremo anche noi per tutti i giorni che nascono da questo D-day. Ne ruberemo la sapienza per riempire di significato ogni frammento di vita che verrà, sicuri che il Dio che nasce nella normalità più scontata di Betlemme si chiama «Gesù» (2,21), colui che salva. È lui, infatti, «l’alfa e l’omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 22,13) di tutto. «Proprio come era stato chiamato dall’angelo, prima che fosse concepito nel grembo» (Lc 2,21).

Frate Silenzio

Sorella Allodola
Non servono più gli occhi a chi vede con il cuore!

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