Mangiare meno per vivere di più. Il rapporto tra nutrizione moderata e longevità

Resta da capire se e quanto l’acido litocolico possa influenzare la durata della vita e la qualità degli anni vissuti

Mangiare meno per vivere di più. Il rapporto tra nutrizione moderata e longevità

Per anni, gli scienziati si sono interrogati su come una drastica riduzione dell’apporto calorico possa allungare la vita in molti organismi. Oggi, una nuova scoperta offre una possibile alternativa meno impegnativa alle rigide privazioni alimentari. Una ricerca (pubblicata su “Nature”) ha infatti individuato una molecola, l’acido litocolico, che sembra imitare gli effetti benefici della restrizione calorica, almeno su moscerini e vermi.

L’acido litocolico, una sostanza prodotta dai batteri intestinali per la digestione dei grassi, è stato testato con successo su nematodi (Caenorhabditis elegans) e moscerini della frutta (Drosophila melanogaster), mostrando di prolungarne significativamente la vita. Nei topi anziani, pur senza incrementare la durata complessiva della vita, questa molecola ha migliorato la forza muscolare, la composizione corporea e altri parametri di salute, suggerendo un effetto ringiovanente. Tuttavia, non ci sono ancora prove che questi benefici possano estendersi agli esseri umani, e dosi elevate della sostanza potrebbero essere tossiche.

Il legame tra riduzione calorica e longevità è noto da tempo ed è stato osservato in vari organismi, dai vermi ai primati. La restrizione calorica, che può comportare una riduzione dell’apporto energetico fino al 50%, attiva una proteina – chiamata AMPK -, essenziale per molti degli effetti positivi associati a questa pratica. Ma i costi non sono trascurabili: perdita di massa muscolare, difficoltà nella regolazione della temperatura corporea e un possibile aumento del rischio di infezioni.

Il team di Sheng-Cai Lin, dell’Università di Xiamen in Cina, ha cercato di identificare composti in grado di attivare AMPK analizzando i cambiamenti metabolici indotti dalla restrizione calorica nei topi. Dopo aver studiato più di 200 sostanze, sei si sono rivelate promettenti, ma l’acido litocolico ha mostrato un’efficacia particolarmente elevata, riproducendo i livelli di attivazione di AMPK osservati durante la riduzione calorica. Somministrato a moscerini e nematodi, ha aumentato significativamente la loro longevità. Nei topi, pur senza estendere la vita, ha migliorato marcatori chiave di salute fisica e metabolica.

“È una scoperta entusiasmante”, ha commentato Nicholas Schork, esperto di longevità del National Institute on Aging negli Stati Uniti, pur non coinvolto nello studio. Nonostante il potenziale, però, i ricercatori invitano alla cautela: l’acido litocolico non è privo di rischi e non dovrebbe essere assunto senza ulteriori verifiche scientifiche. Attualmente, il team sta conducendo studi su primati non umani per comprendere meglio tempi e dosaggi sicuri ed efficaci.

Un aspetto intrigante riguarda il possibile legame tra questa molecola e i geni della longevità. Alcuni studi precedenti hanno rilevato livelli elevati di acido litocolico in persone centenarie, in particolare in Giappone, suggerendo che potrebbe giocare un ruolo anche negli esseri umani. Tuttavia, come sottolinea Lin, resta da capire se e quanto l’acido litocolico possa influenzare la durata della vita e la qualità degli anni vissuti.

Questa scoperta rappresenta un passo avanti nello studio della longevità, ma solleva anche interrogativi fondamentali. È possibile replicare in modo sicuro gli effetti della restrizione calorica? Come agisce questa molecola nel contesto complesso dei sistemi biologici umani? Per ora, i ricercatori rimarcano la necessità di ulteriori studi per bilanciare le grandi potenzialità di questa molecola con una valutazione scientifica rigorosa. La strada è promettente, ma la prudenza è d’obbligo.

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Fonte: Sir