Mali, “le sanzioni rischiano di trascinare gli abitanti dentro una crisi umanitaria ancora più grave”
L’appello di 14 ong: “Le nuove sanzioni potrebbero avere un impatto devastante: nel paese più di un terzo della popolazione dipende dall’aiuto umanitario. Le ong siano esonerate dalle sanzioni, oltre che tutelate e garantite per trasportare beni essenziali, tra cui cibo e medicine”
Un gruppo di 14 ong chiede alla comunità internazionale di proteggere il popolo del Mali dopo l’annuncio di nuove sanzioni contro il paese in risposta alla decisione del governo di transizione di rinviare le elezioni democratiche inizialmente promesse il prossimo mese. La settimana scorsa l’Unione Europea ha annunciato la sua intenzione di sostenere la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) nell’attuazione di sanzioni collettive. Le restrizioni imposte dall’Ecowas prevedono la chiusura delle frontiere e l’imposizione di un embargo commerciale, così come il ritiro degli aiuti finanziari e il congelamento dei beni del paese presso la Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale. Il governo di transizione del Mali ha risposto chiudendo le frontiere con tutti gli stati membri dell’Ecowas tranne la Guinea.
“Queste sanzioni avranno conseguenze devastanti per la popolazione e la situazione umanitaria del Mali – scrivono in una nota 14 ong, tra cui Oxfam, Terre des Hommes, WeWorld –. La popolazione maliana sta già affrontando la peggiore insicurezza alimentare degli ultimi dieci anni. Più di 7,5 milioni di persone – oltre un terzo della popolazione del paese – hanno bisogno di assistenza umanitaria. È essenziale che queste nuove restrizioni non ostacolino ulteriormente la capacità delle persone di accedere agli aiuti umanitari e ai servizi sociali di base in un paese dove il 70 per cento del cibo è importato e 1,2 milioni di maliani stanno affrontando una crisi alimentare. Il Mali è fortemente dipendente dagli aiuti esterni per finanziare i servizi sociali di base. Nella salute, per esempio, nel 2019 i donatori esterni hanno coperto il 33 per cento del totale della spesa sanitaria. Gli Stati Uniti hanno sottolineato il loro sostegno all’Ecowas, mentre la Francia, nelle prime settimane della sua presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, ha sospeso i voli verso il Mali”.
Le 14 organizzazioni chiedono un dialogo urgente per trovare una soluzione che metta fine a queste sanzioni “che colpiscono così pesantemente la popolazione civile. Nel frattempo – continuano – ci devono essere eccezioni per ragioni umanitarie alle sanzioni, e qualsiasi processo amministrativo correlato deve essere chiarito con urgenza, al fine di proteggere la risposta umanitaria in Mali. Per continuare il loro lavoro in modo efficace, gli attori umanitari devono avere un accesso senza restrizioni per poter trasportare beni essenziali, tra cui cibo e medicine, nonché garanzie di poter trasferire fondi nel paese senza violare le sanzioni. Il Mali, l’Ecowas e i membri della comunità internazionale che sostengono queste sanzioni devono monitorare il loro impatto e impegnarsi in modo inequivocabile ad applicare eccezioni per le azioni umanitarie secondo le linee guida esistenti prendendo tutte le misure necessarie per limitare l’impatto di queste misure sui civili”.
Sulla questione è intervenuto Frank Vannetelle, direttore nazionale dell’International Rescue Committee in Mali, una delle 14 ong che hanno sottoscritto l’appello: “Nonostante più di un terzo della popolazione dipenda dall’aiuto umanitario, le ong stanno già affrontando gravi limitazioni all’accesso umanitario. È imperativo che la comunità internazionale continui ad affrontare bisogni urgenti della popolazione e che qualsiasi nuova sanzione sia accompagnata da concrete eccezioni per le azioni umanitarie. Queste eccezioni devono essere messe in pratica e monitorate, o le persone più vulnerabili del Mali ne pagheranno il prezzo”.