Le nuove frontiere della radiologia interventistica nel trattamento dei tumori

Un'importante novità nel campo dell'embolizzazione è l'introduzione di particelle riassorbibili, capaci di trasportare diversi tipi di farmaci

Le nuove frontiere della radiologia interventistica nel trattamento dei tumori

La radiologia interventistica sta rivoluzionando l’approccio terapeutico in oncologia, offrendo trattamenti sempre più mirati e mini-invasivi. Questa disciplina, che ha mosso i primi passi circa quattro decenni fa concentrandosi sull’epatocarcinoma, sta ora espandendo significativamente il proprio raggio d’azione, come evidenziato durante il recente meeting MIO-Live (svoltosi il 20 e 21 gennaio u.s.) al Policlinico Gemelli di Roma.

Le tecniche di radiologia interventistica si dividono in due categorie principali. La prima, l’ “ablazione”, permette di distruggere direttamente il tessuto tumorale attraverso diverse modalità: il calore (termoablazione a radiofrequenza o a micro-onde), il freddo (crioablazione), i campi elettrici (elettroporazione) o agenti tossici (alcolizzazione). La seconda, l’ “embolizzazione”, agisce invece bloccando l’apporto di sangue al tumore e può essere combinata con la somministrazione locale di chemioterapici (chemio-embolizzazione) o particelle radioattive (radio-embolizzazione).

Un’importante novità nel campo dell’embolizzazione è l’introduzione di particelle riassorbibili, capaci di trasportare diversi tipi di farmaci. La loro caratteristica di biodegradabilità, con tempi variabili da un’ora a quattro settimane, permette di effettuare trattamenti multipli sulla stessa area, similmente ai cicli di chemioterapia tradizionale. L’efficacia di queste tecniche è stata recentemente confermata dal trial “Collision” (uno studio clinico di fase III, che confronta l’efficacia dell’ablazione termica rispetto alla chirurgia tradizionale nel trattamento delle metastasi epatiche da carcinoma colorettale di dimensioni fino a 3 cm), che ha dimostrato come la termo-ablazione possa raggiungere risultati paragonabili alla chirurgia tradizionale nel trattamento delle metastasi del colon-retto, con una minor incidenza di effetti collaterali.

La scelta del trattamento più appropriato richiede una valutazione multidisciplinare che consideri le caratteristiche specifiche di ogni paziente. La radiologia interventistica non si pone in competizione con la chirurgia tradizionale, ma offre un’opzione terapeutica complementare. Particolare attenzione viene posta anche alla modalità di accesso delle tecniche: l’approccio trans-radiale, attraverso un’arteria del polso, sta guadagnando popolarità rispetto a quello trans-femorale, offrendo maggior comfort al paziente e minori complicanze.

La Società Europea di Radiologia Interventistica (Cirse) sta coordinando importanti registri per monitorare l’efficacia dei diversi trattamenti. Tra questi, il Cirel per la chemio-embolizzazione nelle metastasi da colon-retto, il Cirt per la radio-embolizzazione epatica e il Ciemar per l’elettroporazione reversibile nelle lesioni epatiche.

In questo settore interventistico, il Policlinico Gemelli di Roma si conferma centro di riferimento, con oltre 4.500 procedure annue di radiologia interventistica. Come sottolinea Evis Sala, direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia, il successo di questi trattamenti deriva dalla combinazione di tecnologie avanzate, competenze specialistiche e un approccio multidisciplinare integrato.

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Fonte: Sir