Le imprese di Mauro Dall’Igna. In bici oltre ogni limite

Da ciclista si è trattato di “un sogno con un limite da oltrepassare”. Per tutti invece, resta un’impresa al limite dell’umano quella di partire da Bolzano per raggiungere in bicicletta Bilbao (Spagna), in sette giorni e nove ore, standosene in sella anche per venti ore consecutive

Le imprese di Mauro Dall’Igna. In bici oltre ogni limite

È quello che prevede l’ultracycling, la specialità ciclistica che consiste nel gareggiare su lunghe distanze, come la “Ultracycling Dolomitica 700”, la cronometro più dura al mondo, alla quale Mauro Dall’Igna, operaio e ciclista estremo, 43 anni di Montegalda, ha più volte partecipato raggiungendo diversi podi. Dall’Igna è stato l’unico vicentino in una rosa di cinque italiani che a fine agosto scorso ha partecipato alla “UltraCycling Transiberica”, che per la prima volta è partita dall’Italia per concludersi in Spagna. Marito e padre di famiglia, non è uno sportivo di professione, e fa l’operaio specializzato, se non fosse che per due o tre volte l’anno si toglie la tuta da lavoro per mettere quella sportiva e andare a gareggiare coi limiti umani. Gli piace lo sport estremo e non teme la fatica. Per questo ha ancora in corpo l’adrenalina di chi sa di aver compiuto un’impresa sportiva che è per pochi arditi ciclisti: «Semmai da “Follettiverdi”– ribadisce Mauro, citando l’Associazione ciclistica trevigiana di cui è socio – perché se corro, lo faccio unicamente per il piacere di fare sport. Se supero i miei limiti, non è per visibilità. E se poi devo vantarmi per il traguardo raggiunto, mi basta tornare a casa e sentire mia figlia Sara di 5 anni, chiamarmi “campionesso” per sentirmi appagato di ogni sforzo». Mauro Dall’Igna ha il cuore tenero in casa, mentre per strada non teme le sfide e si lancia in imprese al limite umano, tanto che quando gli viene chiesto di definirsi, lui risponde: «Sono un amante degli obiettivi lunghi quanto arditi, ma non certo uno che sfida l’impossibile. Pedalo fin dove il mio corpo me lo consente, magari qualcosa di più, finché la mente me lo consente! Ho sempre amato lo sport, e fin da giovane ne ho praticati molti, ma è solo dal 2018 che mi sono avvicinato al ciclismo ultracycling. Da allora, di tutte le gare fatte, alcune anche a livello internazionale, la più difficile – sottolinea Mauro – è stata proprio l’Ultraiberica che dal 24 al 31 agosto mi ha portato a gareggiare con 140 atleti internazionali, da Bolzano fino a Bilbao (Spagna), coprendo la distanza di 2680 chilometri nel più breve tempo possibile». «Solo due i veneti presenti – continua a raccontare – io e il veronese Riccardo Mosconi. Dei cinque italiani partiti solo quattro di noi sono arrivati alla fine». Al traguardo Mauro è arrivato dodicesimo. Secondo tra gli italiani. Comunque una impresa da “matti”: «È uno sport per “matti sportivi”, che implica un costante allenamento settimanale, un forte temperamento, una buona sopportazione della fatica e fame, ma soprattutto tanta passione se vuoi arrivare al traguardo finale».

L’ostacolo maggiore da superare resta la solitudine: «Sei tu con la tua bicicletta, una borsa con lo stretto necessario per vivere e il Gps. Il resto te lo devi trovare da solo, senza sponsor o manager alle spalle: dal cibo per strada, a dove dormire la notte per una manciata di ore. È un “fai da te competitivo”, che t’induce spesso a pensare: ma chi me lo fa fare?». Che poi è la medesima domanda che gli rivolgono gli amici, ogni volta che torna a casa. «È la passione per la bici e per i limiti che puoi superare, fintantoché il fisico e la mia famiglia me lo consentono» è la sua puntuale risposta. «Ricordiamoci però che dietro ad ogni impresa, c’è sempre qualcuno che non si vede: dal mio personal trainer Tobia Faggion, a mia moglie Marta e mia figlia Sara. Il solo pensiero di rivederle mi dà quella carica di energia che mi sostiene nei momenti di crisi fisica, che in una gara estrema, come la Transiberica, sono tanti.

Partendo dalla fame che ti morde dopo aver percorso quindici o venti ore di bicicletta. Allora ti fermi di tanto in tanto per ingurgitare più calorie possibili nel più breve tempo. Capita che a colazione ti mangi una scatoletta di mascarpone. Dopo alcune ore fai una scorpacciata di miele o cioccolato, mentre per pranzo cerchi di prendere le cose più caloriche dagli scaffali dei supermercati. Per i ristoranti, seduti comodi e davanti a un tavolo, non c’è proprio tempo. Bisogna pedalare, magari con il pranzo tra le mani e l’occhio sempre sul Gps, prestando attenzione agli avversari che in realtà vedi solo raramente, se  non mai. Ecco spiegato perché in otto giorni ho perso cinque chili». «Nelle poche ore che puoi riposarti per regolamento – continua il ciclista – ti fermi a pensare e sai che di lì a qualche ora t’aspettano montagne come lo Stelvio, il Mont Ventoux o il Mont Aigoual, in Francia, il Turò de l’Home in Spagna. Sai che dovrai passare per foreste, anche di notte, dove potresti scansare animali selvatici: dai cervi ai cinghiali o gli istrici. Ci saranno lunghi tratti di strade sterrate, rischiando di forare». Quasi una tortura? Viene da chiedersi... «Beh, è una gara così estrema che non puoi improvvisare – conclude Mauro – Resta un’avventura pensata, ragionata e preparata a lungo, con una serie di variabili che vanno pianificate perché sei solo con te stesso fino al traguardo. Poi, una volta arrivati alla meta, com’è stato per Bilbao, qui t’aspetti un minimo di festa o accoglienza. Invece, un violento acquazzone ha costretto gli organizzatori a rinviare di un’ora la cerimonia, creando una differita che ha fatto perdere un po’ di smalto al momento. Il traguardo comunque offre sempre forti soddisfazioni.  Ma le vere emozioni che ti restano dentro nel tempo, sono i profumi, i colori, i paesaggi, le abitudini della gente, che puoi vedere andando in bicicletta. Per ora mi godo questo momento. Poi, compatibilmente con il mio lavoro e la famiglia, vedrò quale altro limite posso superare».

Ciclismo estremo e spettacolare
UltraCycling

L’UltraCycling: la nuova frontiera del ciclismo

Un ciclismo fatto di ultradistanze, dove si corre per se stessi, per l’esperienza, per il paesaggio. Le gare di UltraCycling, hanno una durata minima di 24 ore e diverse variabili, come la gestione della notte, della fatica, degli approvvigionamenti, oltre alla distanza da percorrere, che fanno la differenza rispetto alle gare “tradizionali”. Sono aperte ad atleti ambosessi maggiorenni, in team (due, quattro o anche otto atleti)che si danno il cambio al pedale o in singolo (sia self-supported, cioè in autosostentamento che supported con veicolo al seguito) e con diverse categorie di bici come recumbent (bici reclinata) o handbike, oltre alle classiche da corsa o le mountain bike. Di norma le gare prevedono il “divieto di scia” (inteso come scia di veicoli a motore o di altri atleti iscritti e non alla gara) durante il percorso. Tra le gare più spettacolari e dure, vi sono la Raam (Race across America), il TorTour de Suisse, la Race around Austria e le italiane Race across Italy, e D+ Ultracycling Dolomitica.

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