Le crisi internazionali colpiscono l’agricoltura. Continuano a farsi sentire gli effetti delle tensioni e delle guerre

Crescono i prezzi dei mezzi di produzione, aumentano le difficoltà per le esportazioni

Le crisi internazionali colpiscono l’agricoltura. Continuano a farsi sentire gli effetti delle tensioni e delle guerre

La crisi in Mar Rosso continua a creare più di un problema al vasto e variegato sistema agroalimentare nazionale. Così, quanto accade nel mondo condiziona anche le imprese agricole italiane e arriva a toccare pure i consumatori. Problemi che si sommano a quelli che il 2023 ha generato (pur se le esportazioni di prodotti alimentari nostrani ha fatto segnare nuovi record) e che sono arrivati a segnare i risultati anche dell’industria dei mezzi di produzione agricoli e agroalimentari.
Stando alle rilevazioni dei coltivatori diretti, non solo l’allungamento delle rotte dei trasporti marittimi verso oriente mette a rischio le consegne di oltre 200 milioni di chili di ortofrutta, dalle mele ai kiwi, ma crea problemi anche per l’arrivo in Italia di fertilizzanti necessari per i campi. Tutto senza dire dei costi di trasporto.
Coldiretti ha stimato che “le esportazioni nazionali di frutta e verdura Made in Italy dirette in medio oriente, India e sud est asiatico scontano ora un aumento dei costi di trasporto stimabile in quasi 10 centesimi per ogni chilogrammo che incide sulla competitività delle imprese nazionali Tra gli alimentari interessati alle esportazioni in Asia oltre all’ortofrutta fresca e trasformata, ci sono la pasta e prodotti da forno, dolci e vino per un valore complessivo stimato in 5,5 miliardi nel 2023”. Circa i mezzi di produzione, la quota di fertilizzanti che arriva dall’Asia e che adesso è seriamente a rischio, è pari al 15% del totale. E le conseguenze si fanno già sentire. Stando sempre a Coldiretti, circa i fertilizzanti ad essere interessati sono soprattutto i concimi idrosolubili (quelli cioè che si sciolgono in acqua) che vengono utilizzati nella fertirrigazione e per i quali si avvertono già le prime tensioni sui prezzi.
Mercati, costi e prezzi, quindi, che in poco tempo possono essere scombussolati da quanto accade magari a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Cambiamenti che, tra l’altro, arrivano a lambire ormai la spesa quotidiana. E che, nello scorso anno a causa di altre tensioni, hanno già toccato pure le grandi industrie di produzione dei mezzi che servono per l’agricoltura.
E’ il caso delle industrie che producono macchine e agricole e trattrici in particolare: un settore in cui le imprese italiane sono tra le prime al mondo. FederUnacoma – l’associazione che raccoglie le industrie dei mezzi meccanici in agricoltura – ha fatto i conti per il 2023. In una nota viene spiegato: “La congiuntura economica sfavorevole, unita al ritardo degli incentivi pubblici per l’acquisto di macchine agricole di ultima generazione, rallenta nel 2023 la crescita del mercato nazionale delle trattrici dopo gli elevati volumi di vendita del biennio 2021/2022”. Detto in numeri, significa un taglio del 12,9% delle immatricolazioni di trattrici (che cresce se si guarda solo alle macchine di grandi dimensioni). E in flessione sono un po’ tutte le vendite anche delle altre macchine agricole (eccetto le mietitrebbiatrici). I costruttori non hanno dubbi: “Nel 2023 il trend del mercato è stato condizionato soprattutto da variabili congiunturali, quali l’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse, e da un acuirsi delle tensioni geopolitiche (vedi il nuovo conflitto militare in Medio Oriente), oltreché, come detto, dall’incertezza dovuta al ritardo dei fondi pubblici per l’acquisto di macchine innovative”.
Cosa accadrà da qui in avanti? A rispondere un po’ per tutti sono proprio i costruttori di macchine che spiegano: Nei prossimi mesi, un eventuale peggioramento della congiuntura economica e del quadro geopolitico, associato ad una nuova fiammata dei prezzi potrebbero frenare ulteriormente le vendite”. Di fronte a tutto questo non esistono soluzioni preconfezionate e sicuramente efficaci, ma solo – è l’opinione di molti – l’incremento delle agevolazioni, il controllo per quanto possibile dei costi di produzione e l’allargamento delle maglie del credito. In attesa che le tensioni internazionali si plachino.

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Fonte: Sir