Lavoro, “le donne si licenziano il doppio degli uomini. Riattivare l’occupazione femminile”

La Consigliera di parità dell’Emilia-Romagna Alvisi lancia l’allarme: “Molte donne hanno dovuto lasciare il lavoro senza essere adeguatamente tutelate”. La maggior parte degli uomini si licenzia per cambiare azienda, le donne perché diventa loro impossibile coniugare il lavoro con la cura dei figli

Lavoro, “le donne si licenziano il doppio degli uomini. Riattivare l’occupazione femminile”

È ormai noto che in Italia, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, in Italia hanno perso il lavoro molto più le donne degli uomini: nello scorso mese di dicembre, ad esempio (fonte Istat), su 101 mila persone che hanno perso il lavoro 99 mila sono donne. “Una situazione che evidenzia le carenze e fragilità del nostro assetto sociale ed economico”, ha commentato Sonia Alvisi, Consigliera regionale di parità, intervenendo in Commissione per la parità e per i diritti delle persone sulla situazione lavorativa delle donne in Emilia-Romagna. “Da quando il Paese è in emergenza – ha continuato – molte donne, anche per accudire i figli, hanno dovuto lasciare il lavoro, senza essere adeguatamente tutelate. E anche chi continua a lavorare spesso è in difficoltà: molte aziende, con il Covid, hanno modificato gli orari di lavoro, prevedendo turni che iniziano anche alle 6 del mattino e finiscono alle 22”.

Alvisi ha chiesto l’urgente attivazione di politiche a tutela delle donne, soprattutto in un’ottica di ripartenza: “Servono azioni per riattivare l’occupazione femminile. Già prima dell’arrivo del Covid in Italia lavorava meno della metà della popolazione femminile, situazione che peggiora ogni giorno. Non è più in gioco solo il tema dei diritti di una parte del genere umano, ma si tratta di responsabilità da condividere insieme per un futuro migliore”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Stefano Marconi, direttore dell’Ispettorato interregionale del lavoro del Nord-Est che, sempre in commissione, ha fatto il punto sui risultati relativi alle convalide degli Ispettorati territoriali dell’Emilia-Romagna riguardanti lavoratrici madri e lavoratori padri nel corso dell’anno 2019. Il quadro che emerge conferma come continui a esistere un forte gap di genere: le donne si licenziano il doppio degli uomini, il 56 per cento di chi ha figli (con più di tre anni di servizio), mentre fra le qualifiche professionali maggiormente interessate da questo fenomeno spiccano l’operaio fra gli uomini e l’impiegata fra le donne; percentuali risibili quelle che riguardano i quadri o i dirigenti. “Con queste premesse non c’è, dunque, da stupirsi se fra i settori più colpiti da questa tipologia di dimissioni ci siano il terziario e l’industria – ha specificato Marconi –. Venendo alle motivazioni delle dimissioni, la disparità di genere diventa ancora più lampante: la maggior parte degli uomini si licenzia per cambiare azienda, mentre le donne lo fanno perché diventa loro impossibile coniugare il lavoro con la cura dei figli o, sempre nella stessa ottica, per la mancata concessione del part-time da parte del datore di lavoro”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)