Lavori di pubblica utilità, al via la prima convenzione tra due ministeri
Firmato ieri l’accordo tra i dicasteri Giustizia e Cultura che apre le porte di 52 siti nazionali a 102 imputati messi alla prova. Cartabia: “Una misura di successo che verrà potenziata”
Dalla Reggia di Caserta alla Pinacoteca di Bologna, dal Parco archeologico dei Campi Flegrei al Palazzo ducale di Mantova, dalla Galleria nazionale delle Marche agli archivi di Stato, passando per i musei reali di Torino, per il museo nazionale di Cagliari e per la biblioteca di Padova: abbraccia l’Italia da nord a sud la prima convenzione nazionale sottoscritta tra due ministeri, Giustizia e Cultura, che consente a imputati messi alla prova di svolgere lavori di pubblica utilità nei maggiori siti culturali e archeologici italiani. A firmare il documento, ieri, la ministra della Giustizia Marta Cartabia e il ministro della Cultura, Dario Franceschini.
“Con questa convenzione, 52 siti di interesse culturale aprono le porte in tutta Italia a 102 persone – ha commentato Marta Cartabia –. E’ particolarmente simbolico che si firmi con il Ministero della Cultura il primo accordo che coinvolge un altro dicastero per la messa alla prova. Una forma di visione della giustizia come riparazione del danno inflitto alla collettività che trovo feconda e significativa”.
L’accordo segue la lunga serie di convenzioni promosse dal Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità con enti pubblici e privati con finalità sociali, come Croce Rossa, Legambiente, Fai, Ente Protezione Animali, Caritas e Federparchi e si inserisce nello stesso percorso virtuoso che aveva visto, nel marzo scorso, aprire le porte dei parchi archeologici di Pompei ed Ercolano ai lavori di pubblica utilità.
La Guardasigilli ha specificato come dal 2014 l’istituto sia già stato sperimentato con successo, e i numeri sono in aumento: al 15 ottobre sono 23.705 le persone messe alla prova, mentre 24.642 le pratiche attualmente in lavorazione per far accedere altri soggetti alla misura. Numeri destinati a crescere perché “si intende potenziare questo strumento - ha annunciato la ministra - poiché porta una serie di vantaggi: alleggerisce il carico dei tribunali, dà sollievo alle strutture detentive ed evita il passaggio negli istituti detentivi stimolando la cultura della pena come riparazione nei confronti della persona offesa e della collettività”.
“Ringrazio la ministra Cartabia da cui è partita l’idea della sottoscrizione di questo Protocollo e che abbiamo accolto con molta soddisfazione – l’intervento del ministro Dario Franceschini –. E’ davvero importante come lo strumento della messa alla prova trovi applicazione nei luoghi della bellezza come archivi, biblioteche, musei. E’ un modo efficace, nuovo e intelligente che darà risultati positivi”.
“Questa firma – il commento di Gemma Tuccillo, capo Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, - è molto importante anche perché testimonia ancor di più lo sforzo teso a offrire a tutto il territorio nazionale uguali opportunità di inserimento per gli ammessi alla prova: una azione che mira a eliminare, quanto più possibile, le disparità di risorse per poter accedere all’istituto. In riferimento al contenuto della convenzione, è da noi già sperimentato in altri contesti quanto beneficio, anche a livello personale, indipendentemente dal valore di sanzione riparatoria oltre che dal valore processuale, tragga la persona che è inserita in questi ambienti: siti che non solo stimolano il senso di appartenenza, avvicinandoci alla storia e alle nostre radici, ma anche la cittadinanza attiva e un senso di protezione, di responsabilità in relazione alla conservazione delle cose belle”.
“Leggo questa convenzione – conclude Gemma Tuccillo - anche come un modo che permette alla cultura del bello di circolare ulteriormente all’interno dei contesti delle persone che svolgono la messa alla prova. La vedo come un ulteriore volano di sensibilizzazione a tutta la popolazione sul grande valore dei beni culturali”.
Teresa Valiani