La scalata italo-pakistana tutta femminile sul K2, a 70 anni dall'impresa di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni

L'iniziativa del Club Alpino Italiano per celebrare l'impresa del 31 luglio 1954 sulla seconda vetta più alta del mondo dopo l'Everest. A prendere parte a questa operazione sono otto alpiniste, quattro pakistane e italiane: Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Cristina Piolini e Anna Torretta. Presente anche il Veneto con prodotti locali igienico-sanitari invitati da Coldiretti

La scalata italo-pakistana tutta femminile sul K2, a 70 anni dall'impresa di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni

31 luglio 1954, è in questa data che Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, due alpinisti di 29 e 40 anni, si abbracciano sulla cima del K2, abbreviazione Karakorum 2, la seconda vetta più alta della Terra che si trova in Pakistan. Furono i primi a compiere quell’impresa, su una delle montagne più belle ma al contempo pericolose al mondo, accompagnati da una spedizione comprendente in totale dodici membri.

Un’impresa talmente storica da avere, in occasione dei 70 anni, un podcast interamente dedicato K2-Come andare sulla luna prodotto da Chora e disponibile su Spotify .

k2

Nell’ultimo mese, per celebrare questa ricorrenza il Club Alpino Italiano ha organizzato una spedizione femminile chiamata “K2-70”, verso la cima alta 8.611 metri. A prendere parte a questa operazione sono otto alpiniste, quattro italiane (Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Cristina Piolini e Anna Torretta) e quattro pakistane (Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim), che il 29 giugno dopo aver passato due giorni a organizzare i materiali e a riposarsi in vista della scalata, hanno cominciato la salita verso la vetta.

A riguardo, il capo spedizione Agostino Da Polenza ha affermato: «Il campo base ha preso la sua forma definitiva. Da 48 ore tutti si sono messi al lavoro, per sistemare le proprie tende e le proprie cose. Le piazzole si scavano ancora nel ghiaccio vivo, ma anche i circa 200 colli da 30 kg di viveri e materiali vanno aperti e inquadrati in una logica organizzativa. È stata montata la grande tenda Dome di 6 metri di diametro che accoglie tutte le attrezzature tecniche, un campo fotovoltaico distribuirà l’elettricità a tutte le tende delle alpiniste e a tutte le altre tende. Abbiamo deciso di non utilizzare generatori e combustibili fossili, attività che richiede impegno organizzativo e attenzione».

Cristina Piolini con il cuoco della spedizione

Pochi giorni dopo l’inizio della salita, però, hanno iniziato a verificarsi i primi problemi. L’alpinista pakistana Samina Baig, scalatrice di punta, è stata evacuata dal campo base per problemi respiratori; mentre il 12 luglio il fotografo della spedizione Riccardo Selvatico ha trovato, poco distanti dal campo base, i resti mummificati di un alpinista.

All’interno del team che ha accompagnato per più di un mese questa spedizione è presente anche il Veneto tramite Coldiretti che ha fornito alle alpiniste: oli essenziali, igienizzanti e bagnodoccia a base di lavanda tramite Valentina Galesso dell’agenzia agricola Va Oltre; Sabrina Bacchin de La terra di Nonna Dina ha fornito saponi e creme per il corpo a base di piante officinali e vinacce; mentre Katy Mastorci dell’azienda Reghét ha contribuito con saponette vestite di lana.

Giovedì 25 luglio le quattro atlete italiane hanno terminato la fase di acclimatamento, che a partire dal 1° luglio ha visto quattro rotazioni differenti, e sono pronte a raggiungere la vetta prevista nella prossima finestra di bel tempo, presente sul K2, ovvero dal 27 luglio fino a lunedì 29. Le due alpiniste pakistane, Samana Rahim e Nadeema Sahar, invece sono rimaste al campo base per motivi di sicurezza.

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di Gianmaria Boldrin

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