La portineria si trasferisce nel quartiere per sostenere chi è in difficoltà
È il progetto del Csv di Venezia per contrastare la solitudine, che coinvolge i territori della città metropolitana, di Mestre e Chioggia. In questi nuovi spazi i volontari assisteranno persone anziane, con disabilità o con problemi socioeconomici per piccole necessità e attività quotidiane
Nel territorio della città metropolitana di Venezia c’è una nuova concezione delle portinerie, che da un singolo palazzo si trasferiscono nei quartieri, diventando spazi innovativi, sia fisici che virtuali, dedicati all’ascolto e al supporto dei cittadini, in cui far crescere legami sociali, ma anche rispondere ai bisogni di chi vive situazioni di difficoltà.
Avviene grazie al progetto “Portinerie di quartiere. Avamposto di comunità” che il Csv di Venezia sta sperimentando in rete con alcune organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale attive sul territorio, per promuovere azioni di contrasto alla “solitudine involontaria”, dovuta al fenomeno dell’impoverimento delle reti primarie familiari e amicali.
La prima di queste portinerie è stata inaugurata ad ottobre a Mestre, in un negozio sfitto messo a disposizione in comodato d’uso gratuito dal proprietario e la cui ristrutturazione ha visto il contributo di circa otto volontari. A breve il progetto partirà anche nella città storica di Venezia, nella sede dell’associazione Red carpet for all, Dorsoduro 950, nelle quale si organizzano attualmente attività per ragazzi con disabilità (che parteciperanno poi alla portineria di quartiere).
A Chioggia, invece, la portineria sarà ospite dell’associazione Anna Dupuis, in rione Duomo.
In questi spazi, i volontari presteranno assistenza a persone anziane, con disabilità o con difficoltà socioeconomiche per attività quotidiane, piccole manutenzioni casalinghe, consegna di spesa e farmaci a domicilio, ritiro e distribuzione di eccedenze alimentari e beni di prima necessità, nelle pratiche burocratiche ma anche semplicemente facendo compagnia.
L’iniziativa punta dunque, attraverso questi spazi, a ricostruire una comunità a partire dai suoi quartieri, dal concetto di “vicinato” e “condivisione”.
Il progetto vede anche il contributo di Leroy Merlin, tra le più grandi aziende di bricolage e fai da te, presente sia in Italia che in altri 15 paesi. Grazie ad una decina di dipendenti volontari provenienti dai punti vendita di Marcon e Marghera, è stato possibile dotare le portinerie di “empori fai da te”, in cui si mettono a disposizione materiali e attrezzi per fare piccoli lavori casalinghi.
“Attraverso le portinerie di quartiere – dice il presidente del Csv Mario Morandi - vogliamo garantire il nostro contributo, insieme a quello del mondo del volontariato e del Terzo Settore, per contrastare e sconfiggere uno dei mali del nostro tempo: la solitudine. Spesso bastano azioni semplici, - aggiunge – gesti di comune attenzione, momenti di coinvolgimento per sentirsi meno soli e più utili. Il distanziamento sociale, imposto dalla pandemia che stiamo vivendo, deve farci scoprire nuove forme di relazione e di disponibilità verso il prossimo”.
Alessia Ciccotti