La paura del coronavirus ha portato a episodi di allarmismo ingiustificato
La migliore risposta a questa “ansia” l’ha forse data il presidente Mattarella con la visita alla scuola elementare multietnica.
La questione “Coronavirus” è seria e certamente non si può banalizzare con leggerezza. Siamo di fronte a uno di quei fenomeni sempre più possibili in un mondo globale come il nostro, dove gli scambi di merci e di persone si susseguono e si intrecciano formando un reticolato complesso che racchiude la terra. La nostra terra. Una minaccia – quella delle pandemie in generale –da affrontare tuttavia con mente fredda ed evitando, per quanto possibile paure ingigantite dai meccanismi della comunicazione contemporanea.
Mente fredda significa cercare di prendere le misure reali delle minacce, confidare nella ricerca scientifica, non alimentare irrealistiche voci di contagio con conseguenze (im)prevedibili. Una, ad esempio – restando ai casi di cronaca dei giorni scorsi – la possibile discriminazione nei confronti della comunità cinese: il virus viene dalla Cina, ecco che scatta la diffidenza (e in alcuni casi – riferiscono i media – anche violenze).
Il premier Conte ha voluto sottolinearlo nei giorni scorsi parlando in particolare delle possibili ripercussioni nel mondo della scuola. “In questi giorni – ha detto – nelle scuole alcuni ragazzi cinesi sono oggetto di discriminazione. Eppure la corretta informazione ci porta a dire che sono reazioni sciocche, non ci sono rischi legati alla componente etnica”. Il premier ha avuto l’occasione di esprimersi intervenendo alla presentazione della campagna nazionale contro il bullismo, promossa dal Moige. E ha anche aggiunto: “Bisogna stare molto attenti perché dalla distrazione iniziale si creano forme di discriminazione molto insidiose”.
La discriminazione, naturalmente, non ha nulla a che vedere con le precauzioni che pure vanno adottate. Così ad esempio, un conto è il rilevamento promosso dal Ministero dell’Istruzione per conoscere dove e quanti sono gli studenti e i docenti di ritorno dalla Cina: una richiesta partita con un apposito modulo per le scuole inviato dalle direzioni scolastiche regionali il 4 febbraio scorso. Ai presidi è stato chiesto di indicare “il numero di studenti, docente e personale scolastico impegnati in questo momento in Cina per attività di studio o formazione, di cui si precede il rientro nelle prossime settimane; il numero di soggetti che siano rientrati negli ultimi 15 giorni dalla Cina”. Monitoraggio a scopo preventivo, ha subito spiegato il Ministero, nulla a che vedere, ad esempio, con l’appello di alcuni Governatori del Nord che hanno scritto una lettera al ministero della Salute per chiedere che l’isolamento previsto per chi rientra dalla Cina venga applicato anche ai bambini delle scuole. Con l’intenzione, si intende, non di discriminare, ma di “dare una risposta all’ansia” di tanti genitori.
La migliore risposta a questa “ansia” l’ha forse data invece il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a sorpresa è entrato in una scuola della capitale, l’Istituto comprensivo statale “Daniele Manin”, nel centrale quartiere Esquilino, uno dei più multietnici della capitale e a forte presenza di immigrazione, specialmente cinese. Ha incontrato i bambini e ha stretto loro la mano. Qualche giorno prima Mattarella aveva inviato al presidente cinese Xi Jinping un messaggio di solidarietà e di vicinanza per l’emergenza sanitaria del Coronavirus. Le mani strette, i sorrisi e la visita nelle aule sono un messaggio ancora più forte e questa volta per tutti.