La laurea della determinazione. 79 anni dopo, il ricordo dello studente ebreo che si laureò e venne deportato ad Auschwitz
Il 29 giugno 1942, con votazione 85/100 ed entro i tempi previsti, Giorgio Arany si laureava in ingegneria industriale elettrotecnica.
Di fronte al portone di Palazzo Bo, sede da quasi cinque secoli dell’università di Padova, ci sono sei “Stolpersteine”, pietre d’inciampo. A collocarle, il 21 gennaio 2018, è stato l’artista tedesco Gunter Demnig, ideatore del progetto che in tutta Europa mira a ricordare i cittadini deportati e morti nei campi di sterminio nazisti.
Chi entra nella storica sede dell’ateneo patavino si imbatte nelle pietre che ricordano due docenti, Augusto Levi (fisica) e Alberto Goldbacher (tecnologie speciali) e quattro studenti, Giorgio Arany (ingegneria), Giuseppe Kroò (ingegneria), Paolo Tolentino (lettere) e Nora Finzi (lettere). Vennero tutti deportati ad Auschwitz, e da lì non fecero mai ritorno.
Oggi, grazie a Silvia Michelotto e Luca Marinello, due giovani neolaureati che stanno svolgendo il servizio civile universale nell’ateneo patavino, è stato possibile ricostruire la storia di uno di questi quattro studenti: Giorgio Arany.
In occasione dell’ultima Giornata della Memoria, Silvia e Luca hanno aperto la pagina Instagram dell’archivio dell’università di Padova (@archive_unipd), da cui è partito poi un lavoro di ricerca che ha portato Silvia e Luca a ripercorrere il duro e faticoso percorso di studi che Arany concluse – nonostante le penalizzazioni e le limitazioni imposte dal regime fascista – conseguendo il 29 giugno 1942, con votazione 85/100 ed entro i tempi previsti, la laurea in ingegneria industriale elettrotecnica.
Esattamente 79 anni dopo, lo scorso 29 giugno, Silvia e Luca hanno raccontato, con post su Instagram e sulla pagina Fb dell’università di Padova, la storia di Giorgio Arany.
Figlio di Desiderio e di Caterina Goldberger, Giorgio nacque nella città ungherese di Györ il 1. dicembre 1919; trasferitosi in seguito con la famiglia a Trieste, si immatricolò a Padova nel 1937 al biennio propedeutico della facoltà di Scienze per Ingegneria.
Nella primavera del 1938 – quando stava frequentando il 1. anno –, Giorgio si vede recapitare una cartolina firmata dal rettore Anti, in cui gli si comunicava che, in quanto ebreo, veniva espulso dall’università e pertanto non avrebbe più potuto proseguire gli studi.
A decidere l’espulsione degli studenti ebrei dagli atenei italiani era stato, con la circolare n. 3882 del 2 aprile 1938, il Ministero degli Esteri (MAE). Dall’università di Padova furono espulsi 51 docenti (su 528 professori in servizio tra ordinari, incaricati, assistenti, emeriti e liberi docenti), 139 studenti e una decina di tecnici.
Fin da subito Arany si oppose all’espulsione. Lui quegli studi li voleva portare a termine. Era un suo diritto. E il fatto di essere “di razza ebrea” – come ebbe a catalogarlo il rettore Anti nella sua risposta –, era tutto tranne che un motivo valido per annientare il suo diritto allo studio e, prima ancora, i suoi diritti come persona.
“Ho presentato vario tempo all’On. Ministero dell’Interno domanda per l’ottenimento della cittadinanza italiana – spiega in una lettera scritta di proprio pugno e inviata al rettore Anti -, motivando questa domanda col fatto di vivere sin dall’infanzia in Italia, dove ho attivamente partecipato col grado di Caposquadra alle organizzazioni Giovanili, facendo parte ora dei Fasci Giovanili di Combattimento e del G.U.F. Ho fatto presente anche che l’intera mia famiglia è italiana: mio fratello ha ottenuto la cittadinanza ed è ora allievo della R. Accademia Aereonautica di Caserta e mia madre ha sposato un Ufficiale Italiano del R.E. combattente, invalido di guerra e iscritto al P.N.F. A fatto avvenuto ho inviato anche all’On. Ministero dell’Interno il mio certificato di battesimo, avvenuto il 12 luglio 1938 nella chiesa di S. Antonio Taumaturgo di Trieste, e sono quindi di religione cattolica”. Il rettore Anti non ammise deroghe, e il 12 settembre 1938 rifiutò la richiesta di Arany.
Nel frattempo era tuttavia cambiata la legislazione e il giovane poté continuare gli studi. Fino alla laurea. Fu posto, però, sotto controllo e il suo nome comparve nell’elenco degli studenti ebrei stranieri che il rettore inviò al questore il 9 marzo 1939.
Nelle loro ricerche, Silvia e Luca hanno ritrovato nell’archivio dell’università di Padova un secondo fascicolo dedicato ad Arany, all’interno del quale è stato rivenuto anche il libretto di studi del giovane. “Proprio il libretto – affermano oggi i due giovani volontari – potrebbe rivelare nella sua ultima pagina un dettaglio particolarmente suggestivo della personalità di Giorgio: contiene infatti un grafico che potrebbe essere stato disegnato dallo stesso intestatario, riportante la sua media degli esami (di biennio e triennio) con votazione e scala in trentesimi e centesimi e completo delle medie aritmetica e ponderata. Giorgio si batté duramente per ottenere la laurea, su cui lui e la famiglia dovevano avere copiosamente investito dal punto di vista umano ed economico, e con determinazione e coraggio lottò contro un ambiente che tentò in tutti modi di isolarlo e di espellerlo”.
Dallo stesso fascicolo, ritrovato da Silvia e Luca, è stato possibile scoprire che Arany, dopo la laurea, trovò lavoro in un’importante azienda di Belluno. Ma questo non bastò a sottrarlo alla persecuzione razziale.
Arany venne arrestato dai tedeschi a Trieste (dove si era recato a trovare la mamma) il 6 marzo 1944; detenuto nel campo di San Sabba e poi nel carcere di Trieste, Giorgio fu deportato l’11 luglio 1944 ad Auschwitz, dove morì in data ignota.
Il 29 giugno 2021, a 79 anni dal giorno della sua laurea, sulla pietra d’inciampo di Giorgio Arany è stata posta una corona d’alloro. Per ricordare la determinazione e il coraggio di un giovane, che ha fatto di tutto per completare i suoi studi e per conseguire quel diploma che, secondo le leggi di allora, accanto al suo nome, porta la dicitura “di razza ebraica”.