La Nazionale amputati a Mure e Laverda a un mese dal mondiale
La Nazionale di calcio amputati domenica 23 settembre sarà a Laverda e Mure (Vicenza) per inaugurare un nuovo campetto da calcio. Nell'occasione gli azzurri non solo giocheranno un'amichevole con una squadra locale giovanile ma condivideranno con i parrocchiani un momento di testimonianza, raccontando come sono riusciti a trasformare la disabilità in uno stimolo per superare i propri limiti, sia in campo che nella vita.
A inaugurare quel campetto di calcio in cemento nella piccola parrocchia di Laverda (nel vicariato di Lusiana) ci sarà nientemeno che la nazionale. Ma non una nazionale qualsiasi: la Nazionale italiana di calcio amputati, che domenica 23 settembre trascorre un’intera giornata con i parrocchiani delle comunità gemelle di Laverda e Mure. I calciatori con le stampelle racconteranno la difficoltà e allo stesso tempo la bellezza di confrontarsi quotidianamente con la disabilità, fino a trasformarla in uno stimolo per superare i propri limiti non soltanto in campo, ma anche nella vita.
«Quando ho saputo che la nazionale avrebbe trascorso un’intera settimana ad Asiago in vista dei Mondiali di fine ottobre, ho pensato di coinvolgerla nell’inaugurazione del nostro nuovo campetto da calcio in cemento», spiega il parroco, don Federico Fabris, padre spirituale della squadra che ha conosciuto nel 2015 durante il suo ministero a Camporovere. Domenica mattina, quindi, è in programma il taglio del nastro del nuovo campo, con gli azzurri a fare soltanto qualche tiro dimostrativo perché l’asfalto, a differenza dell’erba, non permette alle stampelle di avere una buona presa. La formazione partecipa poi alla messa celebrata nel campetto e riceve una benedizione speciale in vista dell’importante appuntamento oltreoceano. Alle 16 nel campo di Molvena il fischio d’inizio dell’amichevole tra la nazionale e una squadra giovanile del posto.
«Veder giocare i ragazzi della nazionale amputati è sempre una grande emozione – sottolinea don Federico – perché sono un esempio di tenacia: alcuni di loro sono nati senza una gamba, altri l’hanno persa in un incidente, ma tutti si sono messi in gioco, sfruttando risorse che forse all’inizio non sapevano neppure di avere. E adesso ci insegnano ad apprezzare quello che abbiamo, anziché abbatterci per ciò che ci manca».
È proprio questo il messaggio che i calciatori, di età compresa tra i 14 e 52 anni, cercheranno di trasmettere domenica sera durante l’incontro organizzato nella parrocchia di Mure, ricordando ai tanti tifosi rammaricati della mancata qualifica degli azzurri ai Mondiali in Russia che in realtà c’è un’Italia, silenziosa e tenace, che lotterà per conquistare la Coppa del mondo. Ed è una nazionale che ha tanto da insegnare non solo dal punto di vista sportivo ma anche sotto il profilo umano. «Spesso si rischia di vedere nello sport un avversario della pastorale – spiega don Federico – invece stando a contatto con loro ho imparato molto sul mio ministero, abituandomi ad avere quelle piccole attenzioni nei confronti del prossimo capaci di fare la differenza. Anche un gesto banale, come aiutare un portiere senza un braccio a infilarsi l’unico guanto, può diventare infatti un atto di carità cristiana».