L’Italia del 1975 e l’Italia del 2025. Campare in Italia costava pure 50 anni fa. La differenza la fa il diverso tenore di vita

Rispetto a 50 anni fa i redditi sono cresciuti, ma sono aumentate le cose che vogliamo

L’Italia del 1975 e l’Italia del 2025. Campare in Italia costava pure 50 anni fa. La differenza la fa il diverso tenore di vita

Com’è cambiata la vita degli italiani negli ultimi 50 anni? Economicamente parlando, in meglio. E non ci sarebbe nemmeno bisogno di provarlo: basta guardarsi attorno. Si pensi solo che allora eravamo (ancora) un Paese di emigranti; oggi siamo sicuramente un approdo per chi è in cerca di miglior fortuna.

Guardando i prezzi di allora – in una città di medie dimensioni del Nord, che può fare da parametro sia per i piccoli borghi che per le metropoli – si scopre anzitutto che i redditi erano molto più bassi. Lo stipendio medio era di un milione e mezzo di lire appunto del 1975, che corrispondono a nemmeno mille euro di oggi: e con quei soldi – spesso guadagnati da una sola persona – le famiglie riuscivano a campare.

A rate, a fatica, si compravano una (e una sola) automobile. Una piccola utilitaria, ad esempio, come l’atroce Simca 1000, il cui prezzo allora partiva da meno di un milione e mezzo di lire: stiamo parlando di 9mila euro attuali, cifra con la quale oggi si acquisterebbe poco più di mezza utilitaria… C’è però da dire che le utilitarie di oggi sembrano astronavi, per dotazioni e prestazioni, rispetto alle “piccole” di allora, che nemmeno si sognavano la quinta marcia.

La benzina, invece, era cara allora come ora. In proporzione, molto più allora: costava 300 lire al litro, non c’era concorrenza tra i vari distributori e l’inflazione provocava continui aumenti di prezzi. In euro attuali, il litro di benzina con il piombo stava ad 1,90. Infatti si usava l’auto solo per lo stretto necessario.

Telefonare, allora. L’abbonamento singolo costava 4.300 lire al mese, 27 euro. Dava diritto “a 67 scatti mensili per tutte le telefonate urbane e interurbane”, con tariffe che si riducevano se la chiamata era fatta dopo le 19.30 e nel fine settimana. E se c’era il duplex, abbonamento scontato…

Quindi vestirsi, non da Valentino s’intende. Un abito maschile “di gabardine o di lana di pregevole fattura” stava sulle 25mila lire nei grandi magazzini, diciamo 160 euro. Un jeans “di cotone o velluto” sulle 3mila lire, insomma 20 euro. Prezzi ora possibili solo per il made in China con fibre sintetiche. Pure per gli alimenti siamo allineati: un litro di latte fresco (si andava in latteria a prenderlo) veniva 260 lire, 1,64 euro di oggi.

Ma la situazione si capovolge se si doveva affrontare l’acquisto più importante, quello di un appartamento. Col mutuo, a rate ovviamente: ma per un 120 metri quadrati in un quartiere di buon livello di quella città, “bisognoso di qualche piccola miglioria”, sarebbe bastata una cifra attualmente convertibile in nemmeno 100mila euro. Quel che costano, oggidì e sempre in quel quartiere, un paio di garage…

In conclusione e a parte il mattone, campare in Italia costava pure allora. La differenza la fa il diverso tenore di vita: una settimana di vacanze in riviera, viaggio di nozze a Roma, in trattoria qualche volta in un anno (al ristorante mai), una Fiat 850 come unico mezzo motorizzato, zero spreco alimentare, un armadio che aveva un decimo dei vestiti che usiamo oggi. Cose che, raccontate ai ragazzini del 2025, fanno sembrare quei tempi “preistorici”.

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Fonte: Sir