Itinerari. Monte Longara. Dove il panorama spazia dalle Dolomiti al mare

L’Altopiano dei Sette Comuni permette di scegliere tra un’incredibile varietà di escursioni con tematiche che spaziano dalla storia della Grande Guerra alle tradizioni cimbre, passando per le peculiarità naturalistiche e panorami a 360 gradi sull’ambiente circostante; la passeggiata sul monte Longara (anche detto Ongara) offre tutte queste possibilità.

Itinerari. Monte Longara. Dove il panorama spazia dalle Dolomiti al mare

Ci troviamo sui rilievi a nord del comune di Gallio, incastonati tra i più famosi monte Zebio e Melette, in un territorio che d’inverno è meta di sciatori, sia di fondo che di discesa, e ciaspolate, mentre d’estate diventa luogo privilegiato per le mucche al pascolo e per gli amanti delle escursioni. Siamo, come detto, su un territorio ricco di storia, legata non solo alla Prima Guerra Mondiale, ma anche ai ritmi del lavoro dell’uomo, che nel corso delle stagioni qui è venuto a praticare l’arte del malgaro, e a papa Giovanni Paolo II; non mancano poi ambienti sempre vari, come il bosco e il pascolo, e panorami che nelle giornate più limpide si spingono fino alle Dolomiti, agli Appennini e al mare. Il sentiero non presenta particolari insidie o difficoltà e può dunque essere affrontato da tutti, ma difficilmente dai passeggini; nella stagione estiva si ricorda di rispettare e non importunare gli animali che qui vi pascolano. Sempre nella stagione più calda, è possibile trovare ristoro presso le malghe presenti lungo il percorso.

L’itinerario
L’itinerario prende avvio dalla stazione di valle dell’impianto di risalita delle Melette (1432 metri), dove sono presenti degli ampi parcheggi per lasciare l’auto; si imbocca da qui una strada forestale che, con una pendenza non eccessiva, inizia la risalita verso le torri di trasmissione di località Croce di Longara, che si raggiunge in una trentina di minuti. Già lungo questo primo tratto di percorso, il nostro cammino è accompagnato dai boschi di abete che circondano il sentiero, che in cimbro, la lingua degli antichi abitanti dell’Altopiano, sono chiamati puche; si tratta della varietà arborea predominante nei Sette Comuni, in particolar modo dopo la Prima Guerra Mondiale, quando si dovettero sostituire le migliaia di piante abbattute durante il conflitto. È doveroso però notare che ci sono molti meno alberi rispetto ad una decina di anni fa, a causa della tempesta Vaia del 2018 che si è abbattuta anche su questa valle e del bostrico, un piccolo coleottero che da quell’evento sta uccidendo migliaia di abeti. Giunti presso Croce di Longara, si prende il sentiero sulla destra che si sviluppa in alcuni comodi tornanti che attraversano meravigliosi prati che d’estate sono popolati dalle mucche al pascolo e presentano alcune formazioni rocciose calcaree tipiche degli ambienti carsici, come appunto l’Altopiano dei Sette Comuni. Dopo una ventina di minuti si raggiunge Malga Longara Davanti (1614 metri), da cui si gode di un bellissimo panorama sulla conca di Asiago e da cui, in un paio di minuti, si raggiunge il Libralbero, una piccola biblioteca di legno, dove sono presenti una panchina ed alcuni libri di autori locali; da qui il panorama spazia dalle Dolomiti fino al mare, e nelle giornate più limpide, fino agli Appennini. Si scende ora fino a Malga Longara di Dietro, su un versante del monte Baldo, che superiamo per raggiungere l’altare dedicato a papa Giovanni Paolo II. Il monumento fa memoria di un avvenimento risalente al 16 luglio 1988: da qui il pontefice benedisse le genti dell’Altopiano, pregando per i caduti di tutte le guerre e per la pace. Si riprende il sentiero seguendo le indicazioni che conducono in una decina di minuti fino all’Osservatorio del Monte Cimon, presso il Passo della Sedia: è un punto di osservazione, risalente alla Prima Guerra Mondiale, che permetteva di controllare la Val di Nos e il monte Zebio. Si ritorna ora sui propri passi fino al monumento di papa Giovanni Paolo II e si segue un sentiero che conduce al Rifugio Campomulo (1530 metri); da qui, se si vuole allungare il proprio giro, si può raggiungere in una ventina di minuti il Rifugio Campomuletto (1602 m), nei cui pressi inizia il famoso Sentiero del Silenzio, un breve anello di circa un chilometro con installazioni che raccontano diversi aspetti della guerra. Dal Rifugio Campomulo, si torna al punto di partenza camminando sui prati lungo la strada asfaltata, incontrando lungo il cammino la Chiesetta degli Alpini, a perenne memoria del ritorno dalla Campagna di Russia.

Luca Grotto
Guida ambientale escursionistica presso la cooperativa Biosphaera. Classe 1997, laureato in Storia, vive a Zanè, nell’Alto Vicentino.

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