Iran. Ahmadreza Djalali, “da 3 mila giorni in carcere con un cappio al collo per un reato inesistente”

L’appello di Amnesty International per lo scienziato iraniano, con passaporto svedese, che si trova in carcere in condizioni di salute disperate. Arrestato nel 2016, è stato condannato a morte l’anno successivo per un’accusa fittizia di spionaggio in favore di Israele

Iran. Ahmadreza Djalali, “da 3 mila giorni in carcere con un cappio al collo per un reato inesistente”

Esattamente da 3000 giorni lo scienziato iraniano con passaporto svedese Ahmadreza Djalali si trova, in condizioni di salute disperate, in carcere in Iran: arrestato nel 2016, è stato condannato a morte l’anno successivo per un’accusa fittizia di spionaggio in favore di Israele. Ne dà notizia Amnesty International, il cui portavoce, Riccardo Noury, afferma: “Da 3000 giorni siamo accanto alla moglie e ai figli, che aspettano Ahmadreza a Stoccolma da oltre sette anni. La sua prolungata detenzione e le periodiche dichiarazioni sull’imminenza della sua esecuzione fanno parte di una strategia collaudata da parte delle autorità iraniane: arrestare, trattenere in attesa di giudizio o condannare a pena detentiva o, come in questo caso, a morte cittadini con doppio passaporto e considerarli pedine di scambio, veri e propri ostaggi, per ottenere contropartite dagli stati occidentali”.

“Per anni il governo di Teheran ha chiesto il ritorno in Iran di un suo ex funzionario, Hamid Nouri, condannato in via definitiva all’ergastolo in Svezia per crimini contro l’umanità. Quando le autorità svedesi hanno ceduto, si è scoperto che il negoziato aveva previsto il ritorno a Stoccolma di due prigionieri svedesi ma non anche di Djalali. Aver accettato questo cinico ricatto, indebolendo così la giustizia internazionale senza neanche aver riportato a casa un innocente che da sei anni ha un cappio al collo, è stato un fatto deplorevole”, ha aggiunto Noury.

“Ahmadreza Djalali ha fatto ricerca per anni a Novara, presso l’Università del Piemonte Orientale. I suoi figli parlano italiano. Eppure, nonostante l’impegno di Amnesty International Italia e della società civile, del mondo accademico e delle istituzioni novaresi, in suo favore non c’è mai stata una forte campagna per chiedere l’annullamento della condanna e la scarcerazione. Questo è dolorosamente inspiegabile”, conclude Noury.

Nel tremillesimo giorno dal suo arresto, Amnesty International Italia continua a chiedere che Ahmadreza Djalali torni a casa, dalla sua famiglia.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)