“Io che a Genova non c’ero”: un diario del G8 vent'anni dopo tra storie, dubbi e domande
Online il podcast realizzato dalla giornalista Mariangela Paone. Quattro capitoli per un un racconto molto personale, ma non nostalgico, volto ad unire i punti tra quello che eravamo e quello che siamo diventati
Un diario sul G8 di Genova scritto vent'anni dopo da chi a Genova, all'ultimo minuto, scelse di non andare. Un diario che parte dalla ricostruzione di un frammento di ricordo di quelle giornate, da un nome associato a una immagine sbiadita che diventa il motore per cercare di rispondere a domande rimaste appese per tanto tempo. Si chiama “Io che a Genova non c'ero” il podcast realizzato dalla giornalista Mariangela Paone, con il montaggio e la postproduzione di Miguel Ángel Pérez - Robinaudio, online da ieri. Un lavoro, che in forma di diario, raccoglie le storie dei protagonisti di quei giorni: di chi subì violenze a Bolzaneto, di chi era troppo piccolo per esserci e di chi non era nemmeno nato come i ragazzi che oggi studiano alla Diaz.
Quattro capitoli per un un racconto molto personale, ma non nostalgico, volto ad unire i punti tra quello che eravamo e quello che siamo diventati. Un racconto tra Italia e Spagna, dove l’autrice vive da 12 anni e da dove molti partirono alla volta di Genova. “Che cosa furono quelle giornate di luglio del 2001 che segnarono il movimento dei movimenti, la vita di migliaia di persone e della mia generazione? Che successe dopo? Che memoria è rimasta? E avrò il diritto di parlarne vent'anni dopo, io che a Genova non c'ero? E di farlo in prima persona, la prima persona che sempre ho evitato nel mio lavoro di reporter?”. Sono le domande che muovono il diario che si riempie di nomi propri per raccontare Genova vent'anni dopo al di là dei volti noti delle cronache di quelle giornate.
“Ho iniziato a farmi queste domande quasi un anno e mezzo fa, con in testa l'avvicinarsi del ventennale del G8 di Genova - racconta l’autrice -. Avevamo vent'anni e ne abbiamo oggi quaranta. In mezzo c'è stato tutto quello che in qualche modo era già chiaro in quelle giornate di luglio: l'emigrazione giovanile di massa, la precarizzazione del lavoro, la materializzazione del fallimento del neoliberismo nella gestione della Grande Recessione iniziata nel 2008, l'evidenza degli effetti del cambiamento climatico, l'impoverimento della classe media... Tornare vent'anni dopo con la mente a quel luglio del 2001 è stato anche fare un bilancio generazionale. Avevamo vent'anni e ne abbiamo quaranta. Che cosa finì realmente con Genova? Sono dovuti passare vent'anni per rivedere, con i giovani del movimento per il clima, una mobilitazione transnazionale e trasversale come era quella che riempì le strade di Genova. Qual è il filo conduttore tra allora e ora?”.