«Innamoriamo di Gesù». I missionari in Etiopia ci scrivono
La parola ai missionari don Stefano Ferraretto, don Nicola De Guio, Elisabetta Corà. "Ci siamo molto interrogati su quale sia la via migliore per stare tra questa gente senza fare assistenzialismo, ma innamorandola del Signore e ancorandola a Lui".
I giorni con il vescovo Claudio e don Raffaele sono trascorsi assai veloci e intensi. L’impatto del vescovo con la terra etiope è stato a Kofale, dove la comunità cristiana lo ha accolto e il prefetto apostolico di Robe, padre Angelo Antolini, gli ha rivolto un caloroso saluto. Il vescovo ha avuto modo di gustare la squisitezza dell'ospitalità etiope e di far memoria del suo amico e confratello di Mantova padre Daniele Corridori che aveva dedicato qualche anno del suo giovane ministero nella missione di Gighessa, poco lontano da Kofale, ma a causa di una malattia era presto mancato. La realtà di Gighessa, un tempo cuore pulsante della pastorale per quella zona, si presenta oggi purtroppo abbandonata e distrutta nelle strutture, ma i cristiani sono rimasti e questo ha fatto molto riflettere noi con don Claudio e don Raffaele. Ci siamo molto interrogati su quale sia la via migliore per stare tra questa gente senza fare assistenzialismo, ma innamorandola del Signore e ancorandola a Lui.
In questi giorni abbiamo anche visitato Kokossa, Dodola e Adaba, le comunità su cui ci concentreremo maggiormente nei prossimi mesi, abbiamo celebrato la messa e abbiamo visitato alcune famiglie, ascoltando anche il racconto di don Giuseppe Ghirelli fidei donum della Diocesi di Anagni-Alatri che ha svolto qui il suo servizio negli ultimi sei anni e a breve farà rientro in Italia. In tutto questo possiamo dire che abbiamo saggiato insieme la complessità di questa terra, per noi poi è stata l'occasione di condividere quello che abbiamo potuto conoscere in questi primi undici mesi di presenza: di fatto siamo arrivati in un mondo nuovo, dove c'è un modo tutto speciale di vivere il tempo e lo spazio.
Stiamo così imparando a uscire dalla nostra terra, dall'Europa, e a relativizzare ciò che da noi sembra un assoluto. Stiamo imparando che si può vivere in modo molto più semplice senza bisogno di affannarsi per accumulare chissà quale ricchezza e allo stesso modo valorizziamo ogni giorno la storia di un popolo che non ha subito colonizzazioni straniere ma ma che ha ugualmente combattuto le sue battaglie interne, di cui ancora oggi ci sono gli strascichi.
Stiamo apprendendo come sono importanti i legami con la famiglia e le tradizioni che ti radicano a una terra e ti dicono chi sei. Stiamo imparando a essere la Chiesa numero 1.111: la Chiesa cattolica è una tra le tante e presso il Governo è registrata con questo numero. Così per noi si apre un periodo di discernimento sul senso e lo stile da avere nell’area pastorale che ci è stata assegnata da padre Angelo: pensando alla vita di Gesù, ci pensiamo come i 30 anni trascorsi in Galilea, pressoché assenti dai Vangeli, ma essenziali per l’annuncio del Regno.
don Stefano Ferraretto, don Nicola De Guio, Elisabetta Corà
Cambiamenti in vista per i tre missionari
Nei prossimi mesi la sede della missione padovana a Robe lascerà Kofale e si sposterà ad Adaba (30 mila abitanti). Da lì don Nicola, don Stefano ed Elisabetta seguiranno anche le comunità di Dodola (60 mila) e Kokossa. Si tratta di comunità molto piccole e recenti, una cinquantina di cattolici ciascuna. Nella prefettura di Robe sono presenti numerose scuole e ospedali cattolici.
Il dialogo necessario tra le Chiese cristiane
Le relazioni che intercorrono tra le differenti Chiese cristiane rappresentano uno dei profili fondamentali per comprendere l'Etiopia di oggi, dove la religione è utilizzata strumentalmente negli scontri che trovano origine in logiche politiche e di potere. Accanto all'islam crescente, la Chiesa ortodossa è presente fin dal quarto secolo e ancora oggi il 50 per cento della popolazione etiope ne fa parte. Nel corso dei secoli si è dimostrata connivente con i governi che si sono succeduti e questo agli occhi della rimanente popolazione rappresenta una macchia significativa nella sua storia.
Da molti decenni anche le Chiese luterane sono giunte nel Paese e oggi dimostrano una significativa vitalità proprio nelle aree meridionali dell'Etiopia dove anche la Chiesa cattolica è più radicata (nella foto, l'incontro tra il vescovo Claudio e l'arcieparca di Addis Abeba).
Ancora tensioni e scontri in vista delle elezioni di maggio
Le tensioni etnico-religiose continuano in Etiopia. Fatto rilevante, la scorse settimana il popolo Sidamo (6 milioni), nella regione del Sud, ha votato il referendum per l'autonomia, ma l'attesa è tutta per le elezioni federali in programma nel prossimo mese di maggio. In molte località del Paese si stanno promuovendo incontri inter-religiosi e inter-etnici sul tema della pace e la promozione della convivenza nella diversità. «Siamo in un momento di passaggio iniziato nel dicembre del 1994 con la costituzione della Repubblica federale d'Etiopia – sottolineano don Stefano Ferraretto, don Nicola De Guio ed Elisabetta Corà – In tutti questi anni le etnie si sono mescolante con matrimoni misti. Le tensioni e a volte anche gli scontri non mancano e questo un po' ci preoccupa, ma ci sono altrettante iniziative di pace e incontro che fanno ben sperare».