Il paradosso della pandemia: denunce ai senza dimora che non rispettano il #tuttiacasa

L'applicazione formale delle ordinanze porta al paradosso di punire chi una casa non ce l'ha. In tutto una ventina le denunce conosciute. Oggi la lettera ai ministri dell'Interno e del Lavoro da parte della presidente della Federazione degli organismi che si occupano dei senza tetto: "Atto disumano"

Il paradosso della pandemia: denunce ai senza dimora che non rispettano il #tuttiacasa

La prima denuncia a un senza dimora, per aver violato il decreto del Presidente del Consiglio che impone di rimanere in casa per l'emergenza coronavirus, è del 12 marzo, a Milano. Da allora ne sono fioccate altre: sei a Treviso, cinque a Roma, una a Milano (e quindi sono due nel capoluogo lombardo, nonostante le rassicurazioni della Prefettura dopo la prima), Genova, Verona, Siena e Modena. E si tratta di casi che sono emersi grazie alle associazioni che si occupano dei senza tetto, ma probabilmente ce ne sono molti di più. Denunce che portano in sé una evidente contraddizione: chi non ha casa non può rimanere in casa. Ed è anche per questo che Cristina Avonto, presidente della Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (Fiopsd), ha deciso di scrivere oggi al Ministro degli Interni e a quello del Lavoro e politiche sociali, sottolineando che per chi vive in strada è "impossibile, e non per colpa loro, rispettare le indicazioni dei Dpcm e delle ordinanze regionali", chiarendo (nel caso ci fossero dubbi) che "non possono restare a casa perché non hanno una casa".

La presidente della Fiopsd fa anche presente che, per i 55 mila senza dimora presenti in Italia, in questo periodo di emergenza Coronavirus i "problemi sono accentuati dalla solitudine, dalle chiusura o limitazione di servizi essenziali (pasti caldi, mense al coperto, docce, centri di ascolto), dalla carenza di informazioni e di strumenti per prevenire la diffusione della pandemia".

"Aggiungere a tutto ciò l’umiliazione della multa o della denuncia è un atto inutile e disumano - sottolinea Cristina Avonto -; inutile perché non potrà portare a nulla se non un costo burocratico per il paese, disumano perché contro i principi di umanità e di rispetto verso la sofferenza e le condizioni di vita".

"Non chiediamo una direttiva ad hoc - aggiunge la Fiopsd - perché probabilmente di difficile realizzazione e perché potrebbe dare luogo ad abusi da parte di persone che senza dimora non sono; chiediamo però alle istituzioni e autorità competenti (Ministro degli Interni, Prefetti, Sindaci) di pronunciarsi con una indicazione di metodo destinata alle forze incaricate dei controlli. Le persone intercettate per strada e che dichiarano di essere senza dimora vanno accompagnate presso i servizi attivi del territorio, oppure devono essere attivate le unità di strada presenti nel Comune". In altri termini, i senza dimora hanno il diritto di essere aiutati, non vanno multati.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)