Il miracolo dell’incontro di tutti i giorni. I racconti di "Gli undici" di Stas’ Gawronski

La proposta di lettura del mese.

Il miracolo dell’incontro di tutti i giorni. I racconti di "Gli undici" di Stas’ Gawronski

Quando pensiamo ai miracoli a volte andiamo con il pensiero ai “racconti” di eventi che sconvolgono le leggi dello spazio-tempo nelle grandi opere d’arte: talvolta i prodigi però si celano nello scorrere di una giornata, in una persona che ti aiuta in un momento di panico in aeroporto e che poi non incontreremo più, ma che, chissà per quale segreta alchimia neuronale -e prodigio dell’anima- rimarrà per sempre nel nostro immaginario. Questa rivelazione della bellezza salvifica del momento è il sottile filo rosso che tiene insieme i racconti raccolti nel recente Gli undici (Fuorilinea, 93 pagine, 14 euro) di Stas’ Gawronski, autore televisivo e docente alla Lumsa.

Sono infatti undici i protagonisti di momenti della vita in cui fa capolino, per dirla con Montale, “l’anello che non tiene”: una sorta di epifania, di laica -ma non solo- rivelazione, che manda bagliori di altro. Una rivelazione nascosta, solo per fare alcuni esempi, nell’apparente banalità della storia di una pittrice che ricorda improvvisamente l’episodio di altruismo da parte di una sconosciuta, o di un professore che arrivato al suo ultimo giorno di scuola perde il senso della realtà e lo ritrova in un frate cieco che invece di fargli grandi discorsi stringe la sua mano in silenzio.

C’è qualcosa di sacro, soprattutto in tempi in cui vengono predicati altri valori, nel comportamento di una moglie provata dalla grave malattia del compagno di una vita, che dimentica ogni cosa per prestare aiuto ad una zingara che “ad andare tutto il giorno in giro col bimbo a tracolla anche lei si sfinisce” e che sviene in un autobus ormai al capolinea. Nelle domande senza risposta di un giudice inflessibile che ha fatto della sua severità un’armatura che lo ha protetto e insieme una prigione che lo ha isolato dal mondo.

Il sacro, quando fa capolino nelle storie, come accade in “Una sorella”, è circondato dallo scetticismo degli stessi familiari: il fratello Filippo muore in seguito ad un incidente stradale dopo aver attraversato il confine tra lo spocchioso, sbandierato ateismo a senso unico del padre e il cammino verso una fede quasi mistica, ed è questo ricordo a permettere alla sorella di continuare a vivere e sperare.

La forza dei racconti di Gli undici, vincitore tra l’altro della sesta edizione del Premio Milano Internazionale 2022, sta in questa apparente neutralità della scrittura che non tende al lieto fine o allo sbandieramento della fede unicamente vista come osservanza dottrinale, ma al riconoscimento delle ferite e delle contraddizioni del cammino.

La nostra strada, se la vediamo da un punto di vista materialistico, appare priva di speranze, mentre, ci dice Gawronski, il nostro cammino quotidiano offre, a saperle vedere, le possibilità di una salvezza celata nel sorriso di uno sconosciuto, in un ricordo senza apparente importanza, in una chiesa in cui ci si è fermati un giorno in preghiera. In una mano che si tende verso la nostra, in uno sconosciuto che si preoccupa se ci sentiamo male in autobus, in un certo sorriso, come avrebbe scritto Françoise Sagan. Il miracolo è dove non te lo aspetti, e Gli undici ci aiutano a saperlo riconoscere nel qui e nell’ora.

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Fonte: Sir