Il governo al banco di prova dell'economia: buone idee e alcune bandierine
Waterloo del precariato o decretino? Si sprecano i commenti sul primo decreto del governo Conte in materia di economia e lavoro. Tanti annunci, alcune idee e molti spunti di riflessione.
Tanto tuonò che alla fine piovve, poco, ma piovve. Si potrebbe riassumere così l'impatto sull'opinione pubblica del decreto dignità, il primo provvedimento di natura squisitamente economica del governo Conte.
«Decreto dignità approvato in Consiglio dei Ministri! È la Waterloo del precariato — dichiara su Facebook il vicepremier e ministro del lavoro e dello sviluppo, Luigi di Maio — è finita l’epoca del precariato, Cominciamo a restituire i diritti ai cittadini. Le persone tornano a essere persone!».
«Lasciamo stare la dignità — gli fa eco via Twitter l'ex primo ministro Paolo Gentiloni — Dopo un mese di annunci rocamboleschi il mini decreto di ieri non favorisce gli investimenti in Italia e il lavoro di qualità. Introduce soltanto ostacoli per lavoro e investimenti».
Cosa prevede il decreto?
Lavoro. Le misure del decreto colpiscono soprattutto i contratti a termine, per cui è previsto un limite massimo di 24 mesi dai 36 precedenti e un massimo di 4 proroghe. Aumentano anche i costi contributivi di uno 0,5% ad ogni rinnovo, che si sommano a quelli già previsti dall'allora ministro Fornero che si attestavano al 1,4%. Aumentano anche gli indennizzi per quanti subiscano un licenziamento senza giusta causa: per chi è soggetto ad un contratto a tutele crescenti, l'indennizzo passa da 24 a 36 mensilità.
Delocalizzazioni. Chi delocalizza dopo aver ricevuto dei sussidi governativi, deve restituire la sovvenzione maggiorata di un interesse del 5%. I benefici verranno revocati, in tutto o in parte, anche a chi riduca la forza lavoro. La misura ha valore anche qualora l'impresa trasferisse la produzione in un paese dell'Unione Europea.
I fondi recuperati dall'eventuale revoca dei benefici fiscali o sanzione andranno a confluire nelle casse dello stato, in capo al Ministero che li aveva originariamente erogati e sarann
Fisco. Sospeso il redditometro per i controlli a partire dall'anno d'imposta 2016, rinvio a febbraio anche per lo spesometro. Rimane in vigore lo split payment sul pagamento dell'Iva da cui vengono esclusi i professionisti.
Gioco d'azzardo. Vietata la pubblicità dei giochi a premi anche attraverso le sponsorizzazioni di eventi e manifestazioni. Si salva però la Lotteria Italia e con lei tutte le lotterie nazionali a estrazione differita.
Le reazioni
«Il decreto legge dignità approvato ieri è il primo vero atto collegiale del nuovo Esecutivo e, anche per questo, è un segnale molto negativo per il mondo delle imprese — chiosa Confindustria in una nota — Come abbiamo sempre sostenuto sono infatti le imprese che creano il lavoro. Le regole possono favorire o scoraggiare i processi di sviluppo e hanno la funzione di accompagnare i cambiamenti in atto, anche nel mercato del lavoro. Si dovrebbe perciò intervenire sulle regole quando è necessario per tener conto di questi cambiamenti e, soprattutto, degli effetti prodotti da quelle precedenti. Il contrario di ciò che è avvenuto col decreto dignità. Mentre infatti i dati ISTAT raccontano un mercato del lavoro in crescita, il Governo innesta la retromarcia rispetto ad alcune innovazioni che hanno contribuito a quella crescita. Peraltro, le nuove regole saranno poco utili rispetto all'obiettivo dichiarato perché l’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati è, in Italia, in linea con la media europea. Il risultato sarà di avere meno lavoro, non meno precarietà».
A Confindustria fa eco la Federazione dei pubblici esercizi, Fipe «Il termine dignità dovrebbe riguardare non solo i lavoratori dipendenti, ma anche gli imprenditori, che meritano lo stesso rispetto e considerazione, favorendoli nello svolgimento di attività spesso caratterizzate da difficoltà che la crisi ha aggravato. Il provvedimento sul lavoro, purtroppo, non va in questa direzione perché introduce elementi di contrasto alle formule contrattuali di flessibilità di cui le imprese hanno bisogno. Il lavoro a tempo determinato non può essere confuso con la cattiva occupazione, perché molte attività sono caratterizzate da fisiologici picchi di incremento, che non possono essere diversamente gestiti.».
Più possibilista Anna Maria Furlan della Cisl, che a caldo ha dichiarato «vi sono alcune questioni rilevanti: meno precarietà significa dare più certezza ai nostri giovani e non è più possibile che le imprese prendano fondi pubblici e poi decidano di delocalizzare. Quindi, su questo spirito siamo assolutamente convinti che vi siano questioni importanti, nodali assunte come priorità e lo condividiamo, sui singoli provvedimenti ci riserviamo una lettura attenta».
Sulla stessa linea della segretaria della Cisl anche il segretario della Uil Barbagallo che, pur sospendendo il giudizio in attesa di una lettura più approfondita del testo, afferma «il decreto dignità va nella direzione giusta, ma sono necessari alcuni aggiustamenti. In particolare, la regolamentazione in materia di delocalizzazione è in sintonia con le proposte avanzate dalla Uil. Così come ci trovano concordi le misure per il contrasto alla ludopatia. Per quel che riguarda, poi, la nuova disciplina dei contratti a termine ci sono modifiche apprezzabili, ma alcuni passaggi, come ad esempio la mancanza di una causale connessa alla proroga, non ci convincono e andrebbero modificati».
Redattore sociale (www.redattoresociale.it)
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