Il futuro delle aree interne e montane, “serve un’Agenda per lo sviluppo sostenibile”
Position paper di Asvis analizza le fragilità dei luoghi e come queste possono rivelarsi un’opportunità. Adeguate politiche pubbliche e stanziamento dei fondi necessari per attuarle, la via per la sostenibilità
“Un futuro inclusivo, connesso e sostenibile per le aree interne e montane può essere garantito solamente dalla promozione di adeguate politiche pubbliche e dallo stanziamento dei fondi necessari per attuarle”. La strada che va in questa direzione è tracciata dalle proposte del Position paper “Le aree interne e la montagna per lo sviluppo sostenibile ”, redatto dal sottogruppo “Aree interne e Montagna” del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili), diffuso oggi. Analizza le difficoltà delle e degli abitanti delle aree interne e montane, illustrando al contempo le possibilità legate alle caratteristiche di questi luoghi; “possibilità che, grazie ad adeguate politiche, possono rivelarsi delle opportunità per costruire un futuro più sostenibile”.
Secondo gli esperti è necessario “stipulare un nuovo patto tra territori di montagna e territori di pianura”, ovvero un’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle aree interne e della montagna elaborata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) che “riesca a equilibrare le disparità e le disuguaglianze tra zone basse e zone alte mantenendo un legame sano di interdipendenza”. “Questo accordo può essere costruito a partire dai fondi che verranno stanziati dai progetti europei Next generation Eu e New green deal, - si legge - i quali verranno messi a terra dal governo nazionale. Per questo è importante che la comunità si senta coinvolta nel processo di trasformazione e dia un apporto sostanziale alla realizzazione del Patto”.
Il documento sottolinea “le profonde disuguaglianze di tipo economico, sociale, territoriale e geomorfologico che vivono gli abitanti delle aree interne e montane”. “Lo spopolamento, - si legge - il difficile accesso alla sanità, all’istruzione (sia di primo che di secondo livello) e la mancanza di opportunità lavorative, soprattutto per le giovani generazioni, sono i principali fattori che determinano il dislivello di tenore di vita delle comunità interne e montane rispetto a quelle urbane e situate a valle”.
Sul fronte delle risorse la Strategia nazionale per le aree interne 2014-2020 (Snai), ricorda Asvis, ha svolto in questi ultimi anni un importante lavoro di sperimentazione, “tuttavia solo il 5,1% dei 279 milioni di euro previsti è stato speso”. Inoltre, “per avviare il rilancio delle aree interne, la Strategia avrebbe dovuto dotarsi di un carattere maggiormente strutturale”. In questo senso il Piano nazionale di ripresa e resilienza può “dare una svolta a un altro strumento, la Strategia nazionale delle Green community, il cui obiettivo è affrontare le disuguaglianze presenti in maniera trasversale e con una forte azione di coordinamento”. Gli osservatori ricordano anche che sono annunciate una legge-quadro sulla montagna e una specifica Strategia: “Per questo – sottolineano - è necessario coordinare queste iniziative nell’Agenda elaborata dal Cipess e proposta dal Position paper”.