Il cibo non per tutti, anche in Italia. Le statistiche riportano una situazione ancora difficile per gran parte della popolazione

Redditi in diminuzione e prezzi in aumento. I due termini della questione appaiono essere sempre questi.

Il cibo non per tutti, anche in Italia. Le statistiche riportano una situazione ancora difficile per gran parte della popolazione

Dopo la pandemia gli italiani continuano ad essere in forti difficoltà economiche. Lo dicono pressoché tutte le analisi statistiche a disposizione. E lo evidenzia, in particolare, l’ultimo Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) di Istat che fissa la situazione al 2022. Calo generalizzato (o quasi) di tutti gli indicatori. Anche di quelli alimentari. Un’istantanea che segue quelle fornite da altre fonti.

Istat spiega: “La maggior parte degli indicatori considerati mostra una situazione peggiore per l’Italia. Si tratta in particolare di numerosi indicatori del dominio Istruzione e formazione”. Poi ci sono gli alimenti. E le file che si ingrossano fuori dai centri di erogazione di aiuti, ma anche, per chi comunque riesce ad avere redditi sufficienti, nei supermercati a basso prezzo. Tutto mentre, per contro, nei media cresce il dibattito – spesso sterile -, attorno alle grandi peculiarità della cucina italiana, dei prodotti tipici e delle preziosità agroalimentari. Paradossi del mondo moderno, dunque.

Redditi in diminuzione e prezzi in aumento. I due termini della questione appaiono essere sempre questi. Termini intimamente collegati quando si pensa che ad aumentare sono state, prima di tutto, le materie prime e l’energia per la produzione industriale ed alimentare. La crescita dei costi di produzione ha comportato un aumento dei prezzi di vendita, che si è confrontato con redditi compressi a causa delle difficoltà di produzione. E, come si è detto, il fronte alimentare è stato tra i primi ad essere colpito.

Stando ad una analisi Coldiretti (basata proprio sugli ultimi dati Istat Bes), gli effetti dell’aumento dei prezzi si trasferiscono sulla spesa degli italiani che “tagliano gli acquisti di frutta e verdura che appena il 16,8% ha consumato giornalmente almeno quattro volte al giorno, con una forte diminuzione rispetto al periodo 2015-2018 quando la percentuale era al 20%”. I coltivatori diretti prendono ad esempio il calo dei consumi indicato come “rappresentativo dei comportamenti a tavola con il taglio del 4,2% le quantità di prodotti alimentari complessivamente acquistate dagli italiani nel 2022 che sono stati costretti però a spendere comunque il 4,7% in più a causa dei rincari”. Oltre a tutto questo, cresce il consumo di cibi a basso costo. Gli acquisti presso i discount  alimentari sono aumentati del +9,9% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio.

La situazione delineata dalle ultime statistiche a disposizione, può d’altra parte essere approfondita da altre rilevazioni. Ancora i coltivatori, qualche settimana fa, avevano fatto rilevare (commentando il rapporto europeo di Save The Children “Garantire il Futuro dei Bambini”), come vi siano oltre “600mila bambini di età inferiore ai 15 anni che hanno avuto addirittura bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare a causa di situazioni di povertà”. Confcooperative dal canto suo, ha identificato la Pasqua appena passata come una “Pasqua delle differenze” o, ancora peggio, “una Pasqua di passione” spiegando: “Stride, sempre di più, la forbice delle diseguaglianze che si allarga per circa 10 milioni di italiani”. Le cooperative hanno quindi sottolineato da un lato il “tutto esaurito di chi compra la colomba extralusso da 50 euro a Milano” e, dall’altro, la situazione di “chi in tavola non porterà alcun menù speciale, in alcuni casi, neanche l’uovo”.

Ma c’è soluzione a tutto questo? I produttori agricoli insistono (con ragione) sulla necessità di una revisione degli accordi di produzione e di filiera. Più in generale, occorre una revisione dei principi di convivenza che deve partire anche dalle condizioni minime di alimentazione.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir