Il biglietto unico "Battistero - Museo Diocesano" fa volare le presenze al museo

È tempo di bilanci – positivi – per il Museo diocesano che, a un anno dall’introduzione del “biglietto unico Battistero della Cattedrale di Padova Museo diocesano”, registra un sostanziale incremento di pubblico e di interesse.

Il biglietto unico "Battistero - Museo Diocesano" fa volare le presenze al museo

Più che quintuplicati, infatti, i visitatori del Museo diocesano, passati da una media annua di 3.500 prima del biglietto unico e in assenza di mostre specifiche, agli oltre 20 mila annui di oggi.

Una formula vincente per il Museo e accattivante per il pubblico, italiano e straniero che arriva in piazza Duomo soprattutto attratto dal gioiello trecentesco del Battistero, inserito nel patrimonio Unesco “I cicli affrescati del XIV secolo di Padova”, per poi scoprire, anche le bellezze e il patrimonio di tradizione, arte e cultura, conservato nelle sale del Museo diocesano all’interno del Palazzo vescovile.

«La formula del biglietto unico – sottolineano i responsabili di Kalatà, l’impresa culturale che da due anni gestisce l’accoglienza del complesso Museo diocesano – Battistero della Cattedrale – ha consentito di raggiungere importanti risultati, accendendo ulteriormente la luce sul Museo diocesano e le sue collezioni, in uno scenario nazionale in cui si registra sofferenza per le collezioni diocesane, di cui spesso non si conosce l’importanza e il valore».

Ma ad essere interessanti, oltre ai numeri lusinghieri, è anche il gradimento del pubblico. Al termine della visita, infatti, molte persone esprimono il deciso gradimento della visita al Museo diocesano, lo stupore per la qualità artistica del patrimonio conservato e del percorso di visita che si dipana attorno al maestoso Salone dei vescovi.

«Il Museo attualmente presenta al pubblico circa 200 opere di varia tipologia, provenienti in gran parte dal territorio diocesano, alcune acquisite a seguito di specifiche campagne di studio e ricerca che hanno portato al recupero e al restauro di opere eloquenti delle vicende artistiche del territorio diocesano – sottolinea il dott. Andrea Nante, direttore del Museo diocesano di Padova – Il percorso proposto al visitatore, tenendo conto della diversità ed eccezionalità dei linguaggi, segue criteri cronologici e tematici. Inoltre le opere più significative e talvolta quelle che saremmo portati a definire “capolavori”, quali il ciclo di Nicoletto Semitecolo con la celebre Trinità (1367), la Madonna in trono con il Bambino di Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna, il Compianto su Cristo morto di Jacopo da Montagnana, sono accompagnate da approfondimenti ora accessibili tramite QRcode che saranno integrati, in un futuro ormai prossimo, da supporti per una fruizione il più possibile inclusiva».

Nato nella forma attuale in occasione dell’anno giubilare 2000 (dal 1973 esisteva una prima embrionale formulazione) il Museo diocesano di Padova è allestito nei prestigiosi ambienti del Palazzo Vescovile e si estende su una superficie di circa duemila metri quadrati. Raccoglie preziose opere di pittura, scultura e oreficeria, codici e incunaboli, paramenti sacri provenienti da tutto il territorio diocesano.

Rientrano nel percorso museale:

la Cappella di Santa Maria degli Angeli, affrescata da Prospero da Piazzola (con un programma iconografico incentrato sul Credo degli Apostoli) e Jacopo da Montagnana (a cui si deve il trittico dell’Annunciazione affiancata dagli arcangeli Michele e Raffaele nell’abside);

il Salone dei Vescovi, una sala di 484 metri quadrati con oltre 900 metri quadrati di pareti interamente dipinte con i ritratti dei primi 130 vescovi della Chiesa di Padova (i primi cento affrescati da Bartolomeo Montagna su commissione del vescovo Pietro Barozzi, i successivi, fino a Carlo Agostini [1932-1949] realizzati su tela nei secoli seguenti insieme alle raffigurazione delle virtù teologali e cardinali, e a figure allegoriche monocrome). Sull’attuale soffitto risalente al 1759, campeggia lo stemma di papa Clemente XIII (Carlo Rezzonico, che fu vescovo di Padova dal 1743 al 1758);

- la Sala San Gregorio Barbarigo, dove un tempo il vescovo, nel suo ruolo di cancelliere dell’Università, conferiva le lauree agli studenti universitari e che ora raccoglie sulle pareti stemmi, busti e iscrizioni provenienti dai diversi ambienti del palazzo, ed è tuttora abbellito dalla decorazione quattrocentesca – opera di Jacopo da Montagnana e dei suoi collaboratori – del soffitto a cassettoni, dipinto a rosoni e arricchito da una serie di medaglioni con ritratti di imperatori romani, che corrono lungo le pareti perimetrali e sulle travi, e dell’affresco sulla parete di fondo, raffigurante la Resurrezione di Cristo, probabilmente parte di una decorazione più ampia ora perduta.

Fonte: Ufficio Stampa Diocesi di Padova

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