Il Papa sabato a Palermo. Mons. Lorefice: “Vuole una Chiesa italiana audace nel Vangelo e accanto ai poveri”
L’unica via è quella dell'incontro. Dobbiamo custodire un cuore umano. L'uomo è immagine di Dio e come tale porta in sé l'unico richiamo a essere rispettato e accolto, a maggior ragione se questo volto è sfigurato dalla sofferenza e dall'oppressione che, molte volte, siamo stati noi occidentali a creare, a fomentare”. Lo afferma mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, che nei giorni scorsi è stato ricevuto in udienza privata dal Pontefice
Uno dei temi della visita pastorale di Papa Francesco a Palermo, sabato 15 settembre, “sarà quello dei migranti”. Lo dice l’arcivescovo del capoluogo siciliano, mons. Corrado Lorefice, che nei giorni scorsi è stato ricevuto in udienza privata, in Vaticano, dal Pontefice. Una visita che si svolgerà nel 25° anniversario del martirio di don Pino Puglisi. In città i preparativi stanno per concludersi. Sul prato del Foro Italico è stato già allestito il palco sul quale il Papa presiederà la messa. È lo stesso luogo in cui la celebrò otto anni fa Benedetto XVI. Allora, il Papa emerito definì la mafia “strada di morte, incompatibile con il Vangelo”, adesso Francesco volgerà lo sguardo anche a un’altra emergenza che riguarda l’attualità e la Sicilia: le migrazioni. “L’unica via è quella dell’incontro – afferma mons. Lorefice -. Dobbiamo custodire un cuore umano. L’uomo è immagine di Dio e come tale porta in sé l’unico richiamo a essere rispettato e accolto, a maggior ragione se questo volto è sfigurato dalla sofferenza e dall’oppressione che, molte volte, siamo stati noi occidentali a creare, a fomentare”.
Come sarà accolto Papa Francesco da Palermo?
La città lo accoglierà con grande entusiasmo, ma non solo con una prospettiva emotiva. È l’entusiasmo di chi sa che Papa Francesco viene a confermare un percorso delle Chiese siciliane e, in particolare, di quelle di Piazza Armerina e di Palermo, che stanno mettendo in gioco l’identità stessa di annunciare con gioia il Vangelo, capace di incidere nella costruzione della città degli uomini.
Nella sua lettera alla città, lei scrive che “il Papa viene a sostenere la Chiesa di Palermo”. A quali priorità rivolgerà l’attenzione Francesco?
Papa Francesco parla con le parole, ma soprattutto con i segni. Viene a visitare Palermo e fa due scelte precise, condivise: fare il pranzo, dopo la celebrazione eucaristica, nella Missione di Speranza e Carità, che accoglie mille persone tra poveri e profughi, e poi andare a Brancaccio, quartiere periferico che il Papa fa diventare centrale.
È il luogo in cui don Puglisi ha vissuto il suo ministero fino all’effusione del sangue. Per questo motivo, arriverà anche in piazzale Anita Garibaldi dove don Puglisi è stato ucciso, nel giorno in cui compiva 56 anni.
Don Pino Puglisi, don Tonino Bello, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani: un filo rosso lega tutte queste figure di sacerdoti che il Papa ha scelto di ricordare…
Sì, partendo dalle Alpi e visitando Barbiana, poi passando attraverso Molfetta, credo che Papa Francesco abbia disegnato il volto di una Chiesa italiana che è audace nel Vangelo, una Chiesa che è quella dei poveri.
È il segno che la vuole capace di annunciare il Vangelo senza timore di effondere il sangue.
Che cosa ci si aspetta che compia il Papa a Palermo e a Piazza Armerina?
Il Papa ci vuole coinvolgere nella sua visione così aperta, così conciliare di una Chiesa che sa stare dentro il mondo con l’audacia della gioia del Vangelo. Ci viene a incoraggiare perché anche la Chiesa siciliana sia capace di osare nella gioia un annunzio missionario del Vangelo, perché l’amore di Dio raggiunga tutti. Ci ricorda anche che siamo tutti fratelli, ci indica la via della solidarietà, della giustizia e della condivisione.
A una settimana dalla visita del Papa a Palermo, lei è stato ricevuto in udienza privata in Vaticano. Con quale spirito si prepara Francesco a questa visita?
Il Papa è veramente una roccia. L’ho trovato con un grande desiderio di vivere questo viaggio pastorale, di venire in Sicilia. Soprattutto, vuole testimoniare per primo che la barca di Pietro ha una sola chiamata: prendere il largo.
Né marosi né difficoltà possono metter a tacere il verbo della vita.
Filippo Passantino