I giovani di Gallio spalano la neve per anziani e persone fragili
Tutto l'Altopiano è sepolto da oltre un metro di neve. Il gruppo parrocchiale di 19-20enni si è messo a disposizione attraverso avvisi alle messe e annunci sui social. Nel fine settimana hanno liberato oltre dieci abitazioni e tutti i cassonetti della spazzatura, prima inutilizzabili. Ecco il loro racconto.
Di fronte alla straordinaria nevicata che ha sepolto tutto l’Altopiano di Asiago sotto più di un metro di neve, anche nei centri abitati, i giovani di Gallio non sono rimasti con le mani in mani.
Anzi, l’idea è venuta proprio ai componenti del gruppo parrocchiale che conta una ventina di 19-20enni: uscire a spalare la coltre bianca per liberare viottoli, garage e automobili delle persone anziane o più fragili.
Così il primo weekend dell’anno ha assunto i toni del servizio al prossimo: «In Altopiano – sottolinea il parroco don Federico Zago – l’orizzonte pastorale di quest’anno “La carità nel tempo della fragilità” si realizza anche così».
Tra sabato 2 domenica 3 gennaio, sono state più di dieci le abitazioni liberate dai giovani, oltre a tutti i cassonetti del comune, resi impraticabili dalla neve, con l’immondizia che iniziava ad accumularsi nei dintorni. «Dopo che i giovani hanno avuto questa bella idea, abbiamo annunciato la disponibilità alle messe e poi anche sui social network – continua don Federico – Le richieste di intervento hanno iniziato ad arrivare in canonica, le persone hanno telefonato numerose e noi ci siamo mossi subito».
L’iniziativa non è passata inosservata, lo stupore in paese non è mancato. Eppure far del bene dovrebbe essere normale, riflette il parroco. Ma la sorpresa nel vedere questi giovani pronti a “lavorare gratis” è anche figlio dei tempi che viviamo, come conferma Riccardo Finco, uno dei ragazzi, biatleta e fresco di maturità in Alto Adige dove ora studia scienze infermieristiche. «Stiamo facendo una cosa davvero bella, mi tornano in mente i vecchi tempi – ci racconta – quando era normale tra compaesani uscire e darsi una mano, in tempi come questo. Ora invece un po’ tutti tendono a guardare al proprio giardino». Uscire a spalare aiuta anche a espellere un po’ di tossine accumulate nei lunghi mesi chiusi in casa, nel caso di Riccardo con il papà, visto che la mamma, infermiera all’ospedale di Asiago, è stata positiva per ben cinquanta giorni a Covid-19.
Spalando si smaltiscono anche i lunghi mesi di lockdown
«Finalmente abbiamo la possibilità fare del bene e in più di uscire e di ritrovarci – commenta infatti Benedetta Mosele, anche lei 19 anni, studentessa di scienze dell’educazione a Ferrara – Certo, il confinamento in Altopiano offre comunque molti prati e boschi in cui stare, ma abbiamo sofferto molto dal punto di vista delle relazioni».
Il fatto di uscire e mettersi a spalare per gli altri non è per nulla scontato, come conferma Tommaso Schivo, 19enne studente di ingegneria energetica a Padova. Tommaso è il “forzuto” del gruppo, quello che si arrampica anche sui tetti per rimuovere cumuli pericolosi per i passanti. «Che dire – racconta alla Difesa – mettersi a disposizione oggi non è la normalità, lo è per il nostro gruppo, ma non per tutti. Da parte di qualcuno sembrano arrivare occhiate come per dire “ma chi ve lo fa fare?”. Eppure uscire e mettersi a servizio ha davvero un gran significato». Imbracciando la pala, Tommaso smaltisce anche il nervoso accumulato durante la clausura – «io proprio non riesco a stare fermo» – e che nei mesi scorsi qualche volta ha sfogato verso i genitori, chiamati a comprendere, assorbire e rasserenare.
E a settembre tutti i Kenya
Da qualcuna delle persone aiutate è anche arrivata qualche offerta. Quanto raccolto viene accumulato nella cassetta per l’autofinanziamento della prossima esperienza di volontariato, pandemia permettendo, in Kenya il prossimo mese di settembre. Sarà un tassello formativo fondamentale, che andrà a colmare la lacuna del viaggio in Brasile saltato causa Covid a settembre 2020 e che completerà un percorso che dalla terza media a oggi ha visto questi ragazzi ad Assisi, alle cucine della Caritas di Roma e anche tra gli ospiti dell’Opsa, a Sarmeola di Rubano. «Quest’anno invece abbiamo proposto loro il cammino della scuola di Formazione all’impegno sociale e politico (Fisp) – aggiunge la loro educatrice Sofia Frigo, 31 anni, sposata e allenatrice di sci nordico – Non tutti seguono il percorso, ma grazie anche a iniziative come questa teniamo unito il gruppo».
Eppure, sulla situazione che si è creata in Altopiano complice anche la neve non mancano le perplessità. «Anche se siamo in zona rossa e c’è molta neve in strada, quassù c’è tantissimo traffico – aggiunge Sofia – Non saprei dire se si tratta di proprietari di seconde case o di persone che si sono mosse nonostante i divieti imposti dal Dpcm, però vedo che tutti vogliono muovere le auto, che spesso non sono nemmeno attrezzate con catene o ruote da neve: il rischio di creare problemi ai mezzi di soccorso o di pulizia delle strade è concreto».
Il troppo traffico e il punto sul Covid in Altopiano
Il paesaggio è da favola, da anni non si vedeva qualcosa del genere in Altopiano. La tentazione di uscire ha convinto molti a farlo. Il che ha mandato su tutte le furie anche il primo cittadino di Gallio, e presidente della Spettabile Reggenza dei sette Comuni, Emanuele Munari, il quale nel suo consueto punto settimanale sulla situazione Covid, sabato 2 gennaio – oltre a elogiare i giovani del suo paese per la solidarietà che stanno dimostranto –, ha denunciato senza mezzi termini: «Per percorrere sei chilometri, il sottoscritto ha impiegato mezz’ora a causa del traffico intenso. Ci troviamo in zona rossa e nel mezzo di una perturbazione annunciata già sei giorni fa: Dove vogliamo andare in questo contesto? Oggi rischiamo di generare solo disagi alla pubblica sicurezza e al prossimo».
Sul fronte contagi, i numeri in Altopiano stanno tornando sotto controllo. I positivi ora sono 300 a fronte dei 406 toccati una settimana fa. E martedì i responsabili medici dell’Ulss 7 Pedemonatna saliranno ad Asiago per completare il primo dosaggio del vaccino Pfizer-Biontech per il personale sanitario. A preoccupare è la situazione della Rsa “Villa Rosa”, gestita dall’Oic, dove i casi sono numerosi e si sconta, come in tutte le strutture simili, la carenza di personale infermieristico.