I Leoni e il modello Ferrante. Dalla Festa del Cinema a Disney+, “I Leoni di Sicilia” miniserie diretta da Paolo Genovese
Dal romanzo bestseller di Stefania Auci. Protagonisti Michele Riondino e Miriam Leone
“Format Ferrante”. La tetralogia della misteriosa Elena Ferrante, “L’amica geniale”, non rappresenta solo uno straordinario successo editoriale, ma la sua trasposizione sullo schermo in quattro stagioni (l’ultima è attesa nel 2024) è diventata una formula vincente premiata in Italia e nel panorama angloamericano. Curata da Saverio Costanzo – nel tempo si sono aggiunti anche Alice Rohrwacher e Daniele Luchetti – e prodotta da Fandango, The Apartment, Wildside, Rai e Hbo, la serie è diventata un caso fortunato, un modello di riferimento per progetti che puntano a una risonanza estera. A ben vedere, un precedente importante resta sempre il lavoro compiuto da Palomar sui romanzi di Andrea Camilleri, il ciclo “Il Commissario Montalbano”, per oltre vent’anni con 37 titoli. Sembra ora muoversi nella direzione del “format Ferrante” la scommessa produttiva dedicata ai bestseller storici di Stefania Auci sulla dinastia dei Florio, “I Leoni di Sicilia” (Ed. Nord, 2019) e “L’inverno dei Leoni” (2021). Il primo è diventato infatti una miniserie diretta da Paolo Genovese e targata Leone Cinematografica, Lotus e Disney+, su piattaforma dal 25.10.
Palermo. Palermo, inizio ‘800. I fratelli Paolo e Ignazio Florio, da Bagnara Calabra giungono in Sicilia per cercare fortuna aprendo una bottega di spezie. Con loro c’è anche la moglie di Paolo, Giuseppina, e il loro figlio Vincenzo. L’inserimento nell’ambiente sociale e commerciale di Palermo è difficile, segnato da pregiudizi e da aperte ostilità…
Pros&Cons. Presentata in anteprima alla 18a Festa del Cinema di Roma, la miniserie “I Leoni di Sicilia” (8 episodi) è scritta da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. Il regista Paolo Genovese punta molto sulla cornice del tempo, sull’attenta ricostruzione di ambienti, dettagli e costumi, regalando una messa in scena minuziosa e affascinante della Sicilia di inizio ‘800. L’autore governa la macchina narrativa con mano ferma ed esperta, attento alle componenti descrittive ma anche a mantenere costante il ritmo del racconto; in questo, la sceneggiatura di Rampoldi e Sardo lo aiuta di certo. A imprimere indubbio fascino alla serie sono poi i personaggi, affidati ad attori capaci di abitarli con misura: su tutti un plauso a Michele Riondino, che sagoma in maniera sfaccettata il rampante Vincenzo Florio, e Miriam Leone, che tiene il passo, tratteggiando Giulia Portalupi in modo affascinante. Nell’insieme, gli attori coinvolti funzionano tutti molto bene, in evidenza gli ottimi Vinicio Marchioni e Paolo Briguglia.
E se l’impianto della serie gira solido e agile, a lasciare un po’ perplessi è la scelta della componente musicale, che invece di conferire intensità e ritmo produce uno strano disorientamento: la colonna sonora di Maurizio Filardo e l’uso di brani contemporanei, calati nella cornice storica del XIX secolo, spezzano purtroppo il fiato al racconto. Nel complesso, la miniserie “I Leoni di Sicilia”, a giudicare dai primi episodi, decolla bene, dando magnetismo a una storia italiana riportata all’attenzione dalla penna acuta della Auci. Consigliabile, problematica, per dibattiti.