Hub Alì e ambiente: Padova ora è divisa dopo il voto in Consiglio comunale

Il Consiglio comunale ha votato, con polemiche, la variante che permette l’espansione dell’azienda di supermercati nell’area di Camin. «Basta cemento» è lo slogan dei contrari; tra i “sì” c’è la fiducia in un’impresa attenta al verde

Hub Alì e ambiente: Padova ora è divisa dopo il voto in Consiglio comunale

«Oggi è un giorno che vale la pena guardarsi alle spalle, e anche uno specchio può andare bene... Così vediamo dove siamo, dove stiamo andando; così impariamo a imparare e a sbagliare sbagliando». Così inizia il testo di “Chi ruba nei supermercati?” canzone scritta da Francesco De Gregori nel 1992, in cui chiede una scelta netta, di campo, in un passaggio storico di forti squilibri sociali. E sì che di supermercati, di scelte, di sbagli, di dove stiamo andando e di prese di posizione è coinvolta Padova, tutta, amministrazione, consiglieri, cittadini, associazioni, imprenditori. Alle 3.35, nella notte tra lunedì 27 e martedì 28 maggio, il Consiglio comunale ha approvato la variante per l’ampliamento dell’hub logistico di Alì in via Svezia, ai margini della zona industriale, a Granze di Camin. Un progetto, per citare solo un dato, che prevede l’urbanizzazione di 154.580 metri quadrati di terreni agricoli, quasi il doppio rispetto a Prato della Valle. La variante è stata approvata con 15 voti a favore, 12 contrari; sei, invece, i consiglieri assenti. Se non possiamo parlare di spaccatura all’interno della maggioranza, poco ci manca: Marta Nalina e Chiara Gallani, di Coalizione civica ed ex assessore della prima giunta Giordani, si sono dissociate, al pari di Valentina Battistella e di Luigi Tarzia, consiglieri della stessa lista Giordani. Parere negativo anche per Anna Barzon, dei dem, ma a dimostrazione che il tema-dicotomico cementificazione-opportunità di crescita economica sorvola le ideologie “di partito”, durante il voto erano vuoti anche alcuni seggi dell’opposizione: oltre a Francesco Peghin, erano assenti anche due esponenti della sua lista, Davide Meneghini e Roberto Cruciato, assieme a Roberto Moneta di Forza Italia. «Coalizione civica ha votato contrariamente al progetto di espansione di Alì, in coerenza con il lavoro portato avanti fino a oggi – sostiene Andrea Ragona, assessore all’Urbanistica e all’Ambiente, espressione proprio di Coalizione – Un voto che, va evidenziato, è frutto di un percorso che ha permesso di ottenere anche significativi miglioramenti che sono andati ben oltre i tradizionali meccanismi di compensazione, portando un grande valore aggiunto al risultato finale. Lo ha fatto nello spirito di massima collaborazione e confronto con le altre forze politiche di questa maggioranza che la contraddistingue, con l’obiettivo di perseguire l’importante lavoro nella direzione della sostenibilità e della tutela del suolo e dell’ambiente». C’è un “ma” che Ragona, però, tiene a sottolineare: «Il progetto di espansione di Alì nasce in seno alla scellerata legge del Suap (lo Sportello unico per le attività produttive, ndg) ma lo fa soprattutto inserendosi all’interno di una previsione del Piano di assetto territorio. Sono passati dieci anni dall’approvazione del nostro Pat, ed è uno strumento pensato e adottato oltre 15 anni fa. Credo lo sforzo dell’amministrazione debba essere ora quello di rivedere questo strumento in maniera che possa rinnovarsi con le nuove sensibilità ed esigenze ambientali emerse negli ultimi anni. Questo sarà il mio impegno».

Come si è arrivati a questo punto? Non bisogna andare troppo indietro nel tempo: a settembre 2021, la catena di supermercati Alì presenta al Comune di Padova la richiesta di ampliare fino a duecentomila metri quadrati (dagli attuali cinquantamila) il proprio centro logistico di via Svezia. La richiesta più precisamente giunge al già citato Suap, strumento non obbligatorio che permetterebbe di procedere in deroga al Piano degli interventi, trattandosi appunto di un ampliamento di un sito produttivo e non di una nuova costruzione. Il 7 giugno 2022, la Conferenza dei servizi istituita per valutarne la legittimità e conformità, approva il progetto (in un documento di 22 pagine consultabile su Padovanet) con parere favorevole di tutti gli enti. Ultimo scoglio, il già citato passaggio in Consiglio comunale di fine maggio. «A parer mio è come se qualcuno avesse deciso di fare qualcosa senza avvisare gli altri, parlo del sindaco o dell’assessore competente – è la riflessione di Sergio Lironi, architetto e presidente onorario di Legambiente Padova – Quello che è emerge è una contraddizione micidiale se pensiamo allo sforzo fatto soprattutto con la prima amministrazione Giordani, cioè dare delle regole sul piano della pianificazione e di respingere al massimo la possibilità di consumare il suolo. Il meccanismo Suap, inoltre, è sballato perché stravolge i piani regolatori già esistenti e addirittura uno che viene approvato dopo, come in questo caso. Ma più di tutto qui si sta privilegiando la Grande distribuzione organizzata: dov’è la città dei 15 minuti, degli esercizi di vicinato se dai spazio alla Gdo? Nei piani di Alì c’è il mondo e-commerce che è la distruzione del tessuto di commercio di prossimità». Lironi ricorda, inoltre, che per vietare l’edificazione di un centro commerciale vicino al Catajo, a Battaglia Terme, scesero in campo anche Confesercenti e Ascom in difesa delle piccole realtà: «In questa occasione si sono “schierati” dalla parte di Alì, è evidente il coinvolgimento di tutti gli attori dell’economia padovana. È una questione di interessi, basti pensare che se Peghin e suoi si fossero pronunciati contro, la variante non sarebbe passata».

Ritorna la dicotomia in apertura e che intreccia la coscienza individuale con l’eco-responsabilità delle proprie azioni. All’origine di tutto va tenuto conto di un dato: il 49,6 per cento dell’area comunale della città del Santo risulta cementificata. Lo sostiene l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, senza dimenticare che il Veneto è la seconda regione italiana dove il verde ha ceduto il passo al grigio. Da qui riduzione della biodiversità, ma anche l’aumento del rischio idraulico, con dissesti idrogeologici evidenti anche in queste settimane, e isole di calore. Lo scorso 5 novembre, circa cinquecento persone, tra cittadini e appartenenti a oltre 40 associazioni e comitati, avevano manifestato ponendo questa domanda: se tra i principali fattori del cambiamento climatico c’è l’eccessivo consumo di suolo, come potrà Padova, essendo stata scelta tra le cento municipalità europee a far da guida verso le zero emissioni, a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2030? Durante la discussione in Consiglio comunale, quando ha preso la parola il consigliere Nereo Tiso, che a Granze di Camin vive, i comitati cittadini presenti hanno lasciato l’aula in segno di protesta verso chi, a parer loro, pur essendo del territorio ha voltato le spalle. Ma Tiso si fa carico di quell’equilibrio tra preservare il verde e accogliere nuovi modelli di sviluppo: «In questi anni ho partecipato a diverse riunioni organizzate dai cittadini, peccato che i cittadini di Camin e Granze erano proprio pochi, al contrario delle associazioni ambientaliste – afferma deciso Nereo Tiso – Granze per queste figure non esiste: hanno dovuto cercare via Svezia su Google Maps per capire di che terreno stiamo parlando. I cittadini di Granze che conosco, e sono molti, sono consapevoli di abitare in zona industriale e che quel mondo agricolo non esiste più. Capisco che è difficile far passare questo messaggio, ma ci vuole sempre un punto d’incontro e non l’assolutismo: la mia riflessione è complessiva, non posso non farmi delle domande nella complessità. Le valutazioni dei “no” sono anche corrette ma riduttive. Sul tema inquinamento invito a guardare cosa ha fatto l’amministrazione in questi anni: il tram, per esempio, eviterà che almeno sette milioni di auto l’anno entrino in città. In tema di compensazione io mi farò portavoce affinché si facciano azioni proprio a Granze. E guardiamo la responsabilità sociale d’impresa di Alì, impegnata nello sport, nello sviluppo sostenibile, a ridurre l’utilizzo di camion, all’attenzione sociale». Del resto, è la visione che l’azienda, nata nel 1971 quando Francesco Canella aprì il suo primo negozio di alimentari all’Arcella, ha da decenni assunto, da quanto nel 2001 ha avviato il primo progetto rivolto alla tutela dell’ambiente. A favore di trasparenza, sul sito c’è una sezione dedicata proprio alla questione: «L’ampliamento del magazzino di via Svezia a Padova è considerato il progetto di logistica green più innovativo d’Italia nell’ambito della Gdo. Le soluzioni adottate sono all’avanguardia in termini di tutela ambientale» si legge. «L’ambizione di Alì resta quella di realizzare un progetto innovativo dal punto di vista della sostenibilità e dare un contributo fattivo allo sviluppo green della zona industriale di Padova – sostiene il presidente Gianni Canella – Alì continuerà a lavorare per la crescita dei territori dove opera con la consueta attenzione per le persone e per il contesto ambientale e sociale dove vivono».

L’espansione, secondo Alì, porterà a 250 nuovi assunti

Attualmente degli 11.513.000 metri quadrati che costituiscono il territorio di Camin e di Granze, il 78 per cento delle superfici sono occupate dalla zona industriale e dalle aree urbanizzate, mentre solo il 22 per cento sono caratterizzate da terreni naturali e agricoli. A tutela delle esigenze ambientali, l’azienda Alì, in fase progettuale, ha dichiarato di mettere a disposizione le risorse necessarie «in modo tale che siano i rappresentanti della comunità locale a scegliere priorità e tipologia delle misure compensative migliori». All’insegna di ambiente, welfare e innovazione, tra i benefici del nuovo investimento, i promotori sottolineano anche un progetto specifico di tutela delle api selvatiche e non da ultimo il tema occupazione: «L’ampliamento del polo logistico porterà l’assunzione di circa 250 tra collaboratori e collaboratrici (alcuni di loro sono già stati assunti)».

La bocciatura del Tar a Zevio: il precedente tutto veneto
palloncino-arancione-carrello

Esiste un precedente a cui i cittadini e associazioni contrari vorrebbero appigliarsi per un ricorso: esattamente un anno fa, il Tar Veneto ha bocciato l’edificazione di un polo logistico a Campagnola di Zevio, nel Veronese. Il ricorso era stato presentato dal Comune di San Giovanni Lupatoto perché l’area in questione pur ricadendo nel territorio di Zevio, era collocata a ridosso del confine lupatotino. L’amministrazione, oltre a segnalare incongruenze sulle procedure, temeva gli effetti sul suo territorio del grande insediamento logistico con contraccolpi e criticità a livello di ambiente, di infrastrutture e viabilità (si parlava di un incremento di 1.200 veicoli al giorno, metà dei quali pesanti). Anche l’Arpav, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, aveva lanciato un allarme proprio sugli impatti da traffico.

Un terzo dell’area dell’hub sarà destinata al verde

Nella sezione dedicata interamente al progetto di ampliamento del polo logistico (www. alisupermercati.it/ page/ampliamentomagazzino-via-svezia), Alì spiega in maniera puntuale gli aspetti positivi del progetto: «Il potenziamento del polo di via Svezia – si legge – consentirà di eliminare la sede di Noventana e di evitare tutte le “navette” quotidiane fra i tre magazzini con una notevole riduzione del traffico e dell’inquinamento». Centrale il tema ambientale: «L’area di intervento ha una superficie totale di 154.580 mq di cui circa 50 mila mq saranno destinati a verde. Solitamente per progetti simili l’area riservata al verde è mediamente del 10 per cento, in questo caso sarà del 33 per cento. Attualmente l’area è caratterizzata dalla presenza di 140 piante alle quali verranno aggiunte da Alì altre 2.444 piante, così per un totale di 2.584 piante che, secondo uno studio dell’Università di Firenze, assorbiranno oltre 2,3 milioni di chili di Co2 in trent’anni. Sul tetto ci saranno pannelli fotovoltaici, l’illuminazione sarà a led, e parte delle pareti esterne saranno ricoperte da ceramica fotoattiva, che migliora la qualità dell’aria nei pressi dell’edificio».

La compensazione. La caserma Romagnoli come compromesso?

«Introduciamo anche un principio importante: tanto suolo si consuma, tanto deve essere ripristinato». Le parole pronunciate, durante il Consiglio comunale, da Antonio Bressa, assessore alle Attività produttive, aprono a scenari futuri e ipotetici. Al centro il tema della compensazione, che ha permesso di “strappare” il voto favorevole di alcuni consiglieri combattuti: «Se in via Svezia avremo 9,2 ettari pavimentati, dall’altra parte avremo 9 ettari da depavimentare. È un’operazione “uno a uno” in termini di consumo di suolo». Con un emendamento della maggioranza, infatti, è aumentato il contributo richiesto al gruppo Alì. Se la società dovesse accettare la proposta, ai 7 milioni già stabiliti dalla giunta, si aggiungeranno altri 500 mila euro che andranno a rimpinguare la cifra destinata alle compensazioni per Granze e Camin, che da 1,5 passerebbe a 2 milioni di euro. Ma l’assessore Bressa fa riferimento anche alla proposta, presentata dall’amministrazione patavina, di compensare la costruzione dell’hub con un parco nell’ex caserma Romagnoli a Chiesanuova. Legambiente fa le pulci: «In questa proposta non c’è nessun pareggio, e lo dimostrano gli stessi documenti prodotti dal Comune secondo i quali si ricava un saldo negativo di oltre 2 ettari e mezzo di verde perso». Il consumo di suolo del polo Alì corrisponderebbe a 10,3 ettari, dall’ex caserma si potrebbero “recuperare” 7,7: «Per raggiungere il presunto pareggio vengono sottratti dall’impatto del nuovo hub i parcheggi permeabili e i vialetti con il pretesto che sono fatti con asfalto drenante. L’Ispra però definisce come consumo di suolo anche la compattazione del terreno in aree non asfaltate adibite a parcheggio poiché esse perdono larga parte delle loro risorse ecosistemiche».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)