Giustizia, via ai lavori di pubblica utilità nel Parco archeologico di Pompei
Firmata una convenzione per la messa alla prova di 20 imputati nel prestigioso sito. Lucia Castellano: “Siamo particolarmente orgogliosi di questo accordo perché Pompei rappresenta l’archeologia nel mondo”
Lavori di pubblica utilità tra i tesori di uno dei parchi archeologici più importanti al mondo, con Pompei a fare da apripista a livello nazionale in un mix perfetto di bellezza e inclusione sociale. Accade a Napoli dove una convenzione tra il tribunale di Torre Annunziata, l’Ufficio interdistrettuale per l’esecuzione penale esterna (Uiepe) della Campania e l’ente Parco Archeologico apre le porte dei siti di rilievo nazionale alla giustizia di comunità.
Il documento appena sottoscritto permetterà agli imputati messi alla prova di svolgere l’attività gratuita che sospende il procedimento penale e offre la possibilità, in caso di esito positivo del percorso, di vedere estinto il reato che, comunque, è sempre di lieve entità.
La strategia è quella della “bellezza che sana lo strappo sociale” sottolineano i dirigenti che hanno lavorato al progetto: un obiettivo ambizioso, destinato a replicarsi a dismisura in un Paese come l’Italia, ricco di siti archeologici e culturali.
“Con la convenzione – spiega una nota del Tribunale – viene conferita la possibilità, per venti imputati che chiederanno di essere ammessi alla messa alla prova, di svolgere un’attività gratuita con vari tipi di mansioni presso il Parco archeologico di Pompei” e riguarderà anche i siti di Oplontis e Boscoreale, Stabiae e il museo archeologico della Reggia di Quisisana e Castellammare.
“Si tratta – prosegue la nota – della prima convenzione stipulata sin qui in Italia da un Parco archeologico e consentirà l’acquisizione di prestazioni lavorative funzionali ad un utile pubblico, alternative alle tradizionali sanzioni penali, in un contesto di peculiare valenza culturale”.
La convenzione è stata sottoscritta dal presidente del Tribunale di Torre Annunziata, Ernesto Aghina, dal direttore generale dell’ente Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, e da Patrizia Calabrese, dirigente Uiepe.
Come per ogni caso di messa alla prova, le mansioni saranno ‘cucite addosso’ a ciascun imputato, a seconda delle proprie capacità ed esperienze professionali. Si va dalla cura del verde alla piccola manutenzione, dal lavoro per gli uffici alla distribuzione di materiale informativo, all’interno di un programma personalizzato che prevede sempre l’affiancamento da parte di un operatore.
“Prosegue alacremente da parte del dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità la ricerca di enti e siti che possano accogliere con la messa alla prova gli imputati che ne hanno diritto e ne fanno richiesta – commenta Lucia Castellano, direttore generale per l’Esecuzione penale esterna -. Organizzazioni molto importanti della rete sociale e culturale del nostro Paese hanno aderito in questi anni alle convenzioni proposte dai nostri uffici insieme ai tribunali, gettando le basi per quella copertura capillare che resta il nostro obiettivo primario, affinché ogni territorio della penisola possa offrire ai propri cittadini le stesse possibilità in termini di giustizia riparativa. La convenzione con il Parco Archeologico di Pompei ci rende particolarmente orgogliosi di questo lavoro perché Pompei rappresenta l’archeologia nel mondo e siamo sicuri che questa apertura sarà lo spunto per molte altre convenzioni all’insegna della bellezza e dell’integrazione sociale”.