Gestione dell’emergenza. Il giurista Mirabelli: “Tra Stato e Regioni c’è un problema di competenze”
L'emergenza Coronavirus e la gestione della cosiddetta Fase 2 hanno messo in luce una sorta di "gara" tra le Regioni per la ripartenza, e tra Regioni e Stato. Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, spiega al Sir il cortocircuito di competenze e ricorda il dettato costituzionale: "La competenza statale diventa esclusiva quando si è in materia di profilassi internazionale, come avviene nel caso di una pandemia".
Non è bastato andare in ordine sparso nella fase più acuta dell’emergenza. A nulla o quasi sono serviti gli appelli a unire le forze in tutto il Paese, come la straordinaria e solidale risposta degli italiani in queste settimane avrebbe meritato. La prospettiva più o meno ravvicinata della ripartenza ha scatenato nuovamente il fai-da-te delle Regioni, come se fossero in gara tra loro e con il Governo. “Sembra quasi di assistere a una competizione tra Stato e Regioni”, dice al Sir Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale. “Assistiamo a provvedimenti del Governo doppiati o talvolta anticipati da quelli regionali, con contenuti non sempre allineati”.
“C’è un problema di competenze”
sottolinea l’eminente giurista. E spiega: “In un periodo normale possono esserci dei conflitti e quando si tratta di veri e propri conflitti di attribuzione è davanti alla Corte costituzionale che devono essere risolti. Ma nella situazione attuale non è immaginabile, anche per una questione di tempi. Ci troviamo in un’emergenza di assoluta gravità sull’intero territorio nazionale e anche all’esterno di esso.
In un contesto del genere è richiesta, come ci suggerirebbe anche il buon senso, unità e uniformità di decisione”.
Cosa ci dice in proposito la Costituzione?
Il disegno della Costituzione prevede che in alcune materie, come quella della tutela della salute, ci sia una competenza ‘concorrente’ tra Stato e Regioni. Il riferimento è all’articolo 117 nel testo modificato dalla riforma del 2001. Le Regioni hanno ampi margini in questa materia tanto che, com’è noto, circa il 90% della spesa regionale è relativa alla settore della sanità. Esse però devono comunque muoversi nell’ambito dei principi fondamentali fissati dalla legislazione dello Stato.
E’ bene ricordare, poi, che la competenza statale diventa esclusiva quando si è in materia di profilassi internazionale, come avviene nel caso di una pandemia.
Inoltre sempre la Costituzione, all’articolo 120, attribuisce allo Stato un potere sostitutivo degli organi delle Regioni, quando si tratta di tutelare, per esempio, l’unità giuridica ed economica e i livelli essenziali delle prestazioni o anche in caso di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica.
Tutto questo, però, non è stato sufficiente a evitare che anche in un momento così drammatico le Regioni prendessero iniziative al di fuori di un’azione unitaria. Che cosa manca?
Quando i tempi lo consentiranno, sarebbe opportuna una legge di revisione costituzionale per introdurre in maniera chiara ed esplicita il principio di supremazia dello Stato, indicandone condizioni, forme e modalità di esercizio. Vede, il sistema delle autonomie si fonda su due principi, quello di sussidiarietà e quello di leale collaborazione. Il principio di sussidiarietà non vale soltanto a tutela delle autonomie, ma opera in rapporto alla dimensione dei problemi:
in un’emergenza della portata di quella attuale, che non è solo sanitaria ma anche sociale ed economica, è del tutto evidente come il luogo di allocazione dell’esercizio del potere non possa che essere lo Stato.
Il principio di leale collaborazione richiede che il sistema sia coerente e non conflittuale, come invece sta accadendo.
Anche il Governo, però, non ha brillato per chiarezza.
C’è da dire che la novità e l’eccezionalità della situazione possono rendere comprensibile qualche…sbavatura, diciamo così. Abbiamo avuto due decreti-legge, il primo dei quali discutibile, e un succedersi di decreti del presidente del Consiglio dei ministri che hanno inciso anche su materie che avrebbero richiesto una fonte legislativa, com’è il caso della limitazione di diritti costituzionali. Il secondo decreto-legge ha rimesso in un certo senso a sistema la situazione, ma a emergenza finita sarà necessario dare ordine all’insieme del disegno organizzativo.
Devono essere indicate meglio le linee di azione nell’eventualità di emergenze nazionali
che sono molto diverse da quelle catastrofi territoriali con cui c’eravamo in precedenza confrontati.