G7, “la quota di aiuti all’Africa ai minimi degli ultimi 50 anni”

“Nonostante l’enorme necessità di investimenti per affrontare le crisi economiche, sanitarie e climatiche, G7 e Ue guardano all’interno dei loro confini”. E’ l’accusa di The One Campaign, che rileva come il crescente pagamento del servizio del debito sta rapidamente superando gli aiuti e gli investimenti in tutti i Paesi in via di sviluppo. I livelli del debito dei Paesi in via di sviluppo sono più che raddoppiati dal 2009

G7, “la quota di aiuti all’Africa ai minimi degli ultimi 50 anni”

In vista del meeting del G7 in Italia, un’analisi di The ONE Campaign (organizzazione mondiale co-fondata da Bono Vox degli U2 e che lotta per eliminare la povertà estrema nel mondo) rileva che la quota di aiuti destinati all’Africa da parte del G7 e delle Istituzioni Ue è al punto più basso dal 1973. Nonostante l’enorme necessità, gli aiuti esteri, o aiuti pubblici allo sviluppo (APS), non stanno aumentando per affrontare le crisi globali interconnesse. Anzi, la parte degli aiuti allo sviluppo di questi Paesi si sta riducendo sempre più.

Peggio ancora, l’analisi rileva che il crescente pagamento del servizio del debito sta rapidamente superando gli aiuti e gli investimenti in tutti i Paesi in via di sviluppo. I livelli del debito dei Paesi in via di sviluppo sono più che raddoppiati dal 2009 e il costo del servizio del debito è aumentato vertiginosamente.

Altri dati chiave: la quota di aiuti all’Africa da parte delle istituzioni del G7 e dell’Ue ha raggiunto il minimo storico del 25,8% nel 2022 (i dati più recenti e completi disponibili); per il 2024, Ue, Francia, Germania e Stati Uniti hanno annunciato tagli agli aiuti per un totale di quasi 9 miliardi di dollari. Complessivamente, i donatori di aiuti spendono quasi un dollaro su cinque in patria; i flussi finanziari netti verso i Paesi africani sono diminuiti del 18% nel periodo 2020-2022, passando da 56 a 40 miliardi di dollari; si prevede che i Paesi africani spenderanno 81 miliardi di dollari per il servizio del debito tra il 2023 e il 2025, e un quinto di questi pagamenti sarà destinato alla Cina.

Più di un paese emergente e in via di sviluppo su cinque ha pagato per il servizio del debito nel 2022 più di quanto abbia ricevuto in finanziamenti esterni. Questa percentuale potrebbe salire a più di uno su tre entro il 2025.
“Il G7 e l’Ue affermano di voler dare priorità a partnership più forti con l’Africa, ma la ricerca di ONE mostra che le loro parole non corrispondono alle loro azioni - ha dichiarato Ndidi Okonkwo Nwuneli, presidente e CEO di The ONE Campaign -. La necessità di aumentare gli investimenti per promuovere la crescita economica e condizioni di vita migliori in Africa non è mai stata così importante, ma molti Paesi partner stanno guardando verso l’interno invece che verso il futuro. La leadership del G7 e dell’Ue deve agire con decisione per sbloccare maggiori finanziamenti a basso interesse e accelerare la riduzione del debito. Anche se le aspettative sono basse, la posta in gioco è alta per l’economia globale e per le vite e la sopravvivenza di chiunque in tutto il mondo che saranno influenzati dalle decisioni prese questa settimana”.

Durante gli incontri di questa settimana, ONE sta spingendo i leader della finanza globale a muoversi rapidamente su riforme che potrebbero sbloccare centinaia di miliardi di dollari in prestiti a basso costo, impegnarsi ad aumentare i contributi all’IDA del 25% e accelerare la riduzione del debito.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)