Fondo di solidarietà ecclesiale. 25 anni di vera condivisione
I 1.643 soci del Fondo di solidarietà ecclesiale si sono riuniti in assemblea lo scorso 21 maggio per eleggere il nuovo CdA e dare inizio al ricordo del 25° dalla fondazione. Il fondatore, don Giancarlo Smanio, lascia per raggiunti limiti d'età.
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». È l'insegnamento di Gesù che il Fondo di solidarietà ecclesiale (Fse) mette in pratica dal 1994, rispondendo alle necessità finanziarie delle parrocchie meno dotate. I 1.643 soci (388 parrocchie, 461 sacerdoti, 731 laici e 63 enti ecclesiastici) di questa cooperativa si sono riuniti in assemblea lo scorso 21 maggio per eleggere il nuovo CdA e dare inizio al ricordo del 25° dalla fondazione.
Nell’occasione è stato anche salutato e ringraziato il segretario generale, don Giancarlo Smanio, che il 31 ottobre cesserà dall’incarico per raggiunti limiti d'età: «È arrivato il momento di lasciare che questa creatura cammini da sola. Potrò continuare a partecipare alla sua crescita non più con la responsabilità del “padre” ma con la gioia del “nonno”», commenta il sacerdote che ha ideato il Fse.
Il proposito iniziale di questa iniziativa nata dal basso era di raccogliere il risparmio tra tutti i componenti della comunità ecclesiale per prestarlo alle parrocchie in difficoltà. Poiché la legge lo vietava, con alcuni istituti di credito si stipularono convenzioni per cui, a fronte della rinuncia del socio-correntista a una parte degli interessi sul proprio deposito, la banca avrebbe diminuito gli interessi passivi alle parrocchie indebitate. Un meccanismo che ha rischiato di saltare via via che il rendimento dei conti correnti è andato crollando. «La svolta – ricorda don Smanio – è arrivata nel 2007 con la creazione del Fondo di comunione, che sfrutta la possibilità, data alle cooperative dalla legge, di raccogliere risparmio tra i soci e concedere, sempre ai soci ed entro determinati parametri, prestiti “graziosi”, cioè senza interessi attivi e passivi».
Molti soci del Fse hanno chiesto di trasferire i propri risparmi su questo strumento, che non ha spese e, a richiesta, rimborsa subito il deposito. Il valore più alto rimane però la possibilità di aiutare le parrocchie e gli enti indebitati con le banche, concedendo fidi a rientro personalizzato che vanno a diminuire gli interessi passivi dal 25 al 50 per cento, talvolta anche al 100. La rinuncia agli interessi sui depositi rimasti nei conti correnti bancari serve invece a finanziare la gestione ordinaria del Fse.
Prestiti per 15 milioni
Il nuovo Consiglio d'amministrazione eletto dall’assemblea del Fondo di solidarietà ecclesiale, che sarà convocato appena possibile per l’elezione di presidente e vice, è composto da don Massimo Draghi, Nicola Zatti, Pierluigi Gambarotto, Michele Boaretto, don Gilberto Ferrara e don Paolo Carletto.
A loro si chiede di provare a raggiungere, per il 2018, l’obiettivo di raccogliere, attraverso il Fondo di comunione, risparmio per 8 milioni di euro e di aumentare il capitale sociale a 2,8 milioni. Attualmente il Fondo conta 340 soci e potrebbe raccogliere fino a 7 milioni, ma al 28 aprile 2018 la somma ammontava a 5,4 milioni. Il Fondo ha concesso 295 prestiti a 216 tra parrocchie ed enti, per un importo di 15,1 milioni, di cui 11,3 già restituiti.
Ammontano a 18,5 milioni i depositi dei 1.643 soci del Fse nelle banche convenzionate, da cui 53 parrocchie ed enti hanno finanziamenti per 6,5 milioni.