Effetto pandemia, "in calo la popolazione straniera"
Le anticipazioni del rapporto Idos: nel 2020 l’Italia perde quasi 200 mila abitanti e i residenti stranieri sono 26.422 in meno. Diminuiscono anche gli occupati e chi cerca lavoro. Effetto delle misure di contenimento, ma pesano anche le iscrizione all'anagrafe, le cancellazioni di chi lasciato l’Italia o quelle d’ufficio e le acquisizioni di cittadinanza italiana (133)
In calo la popolazione straniera: nel 2020 l’Italia, in declino demografico da almeno sei anni, perde quasi 200 mila abitanti e i residenti stranieri diminuiscono di 26.422 unità (-0,5%), attestandosi sui 5.013.215. Secondo le anticipazione del 31° Dossier statistico immigrazione a cura di Idos, che sarà presentato il prossimo il 28 ottobre, “sembrano superati i tempi in cui la popolazione straniera residente compensava i saldi naturali negativi degli italiani”. In 20 anni è "la prima volta" che si registra una situazione così, avvertono gli osservatori: in calo i residenti che dunque non sono più in grado di compensare il saldo demografico, ma anche la forza lavoro.
Diverse voci del bilancio demografico del 2020 che concorrono a determinare la situazione: "iscrizioni all’anagrafe di stranieri arrivati direttamente dall’estero, cancellazioni di stranieri che hanno lasciato l’Italia per l’estero, cancellazioni effettuate d’ufficio per irreperibilità o perdita dei requisiti, acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di stranieri, nascite e decessi registrati nell’anno”.
L’effetto pandemia
A causa delle chiusure dovute alle misure di contenimento della pandemia, il saldo migratorio estero, cioè la differenza tra stranieri iscritti dall’estero e stranieri cancellati per l’estero, pur positiva (+147.622), risulta più bassa di circa 58 mila unità rispetto al 2019. Le iscrizioni dall’estero (177.304) di residenti stranieri calano di un terzo (-33,0%), rispetto al 2019 e di poco meno (-30,6%) rispetto alla media degli ultimi 5 anni, sottolineano gli osservatori, e risultano quasi dimezzati gli stranieri cancellati per l’estero (29.682): il 48,4% in meno del 2019.
L’Italia registra, anche a causa della pandemia, spiegano, un incremento della mortalità che porta a un saldo naturale della popolazione totale negativo per 342.042 unità: la componente italiana perde, tra nati e morti, 392.108 persone, mentre quella straniera, grazie alle nascite, aumenta di 50.066. Gli stranieri, per la loro più giovane età, hanno patito meno gli effetti letali della pandemia ma, nonostante ciò, la loro mortalità è cresciuta in un anno del 25,5% (1.892 decessi in più del 2019) e registra l’incremento maggiore nel Nord-Ovest (+36,0%), più colpito dalla diffusione del virus.
A far diminuire i residenti stranieri sono le 118.949 cancellazioni d’ufficio per “altri motivi” (irreperibilità o scadenza del permesso di soggiorno) e di 133 mila stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, spiega il rapporto. "Nel caso dei cittadini non comunitari, al blocco delle frontiere si è aggiunto il rallentamento nella gestione delle pratiche amministrative: - si legge - solo con il rilascio del permesso di soggiorno, infatti, è possibile l’iscrizione anagrafica, che oltretutto avviene dopo una presenza in Italia di una certa durata".
"Da tutti questi elementi scaturisce la diminuzione registrata nel 2020. - registra il dossier di Idos - In 20 anni, solo nel 2015 e nel 2016 si erano registrati lievi cali (rispettivamente -4.203 e
-12.409), ma decisamente più bassi e rilevati a posteriori dall’Istat (revisione post censuaria). Invece, il calo del 2020 è il più alto mai avuto e, al netto delle acquisizioni di cittadinanza italiana e delle cancellazioni d’ufficio, è riconducibile alla pandemia (salvo aggiornamenti che l’Istat comunicherà a fine 2021 con i dati definitivi)".
Il mercato del lavoro
Secondo gli osservatori la pandemia ha prodotto un eccezionale calo dell’occupazione complessiva (in tutto 456mila lavoratori in meno, -2,0%) e, parallelamente, una forte riduzione della disoccupazione (-271mila, -10,5%). "Due fenomeni in apparenza contrastanti, - spiegano - ma da leggere insieme all’aumento dell’inattività (ossia di chi non ha e non cerca lavoro): pandemia, restrizioni per il contrasto della diffusione del virus e chiusura di molte attività durante i lockdown, hanno fortemente scoraggiato la ricerca del lavoro anche tra gli stranieri".
Il numero degli occupati stranieri, in continua crescita dal 2004, nel 2020 si riduce del 6,4% (-1,4% per gli italiani), la disoccupazione del 12,4% (-10,1% per gli autoctoni), mentre l’inattività cresce del 16,2% (+3,1% per gli italiani). Gli occupati stranieri scendono così a 2.346.000, con una perdita di 159.000 unità (erano 2.505.000 nel 2019). Ciò nonostante, a causa della consistente perdita di occupazione anche tra gli italiani, non cala l’incidenza degli stranieri sul totale (10,2%).
Se nel 2004 il tasso di inattività degli stranieri era più basso di 12 punti percentuali rispetto agli italiani, dopo 14 anni il gap si è ridotto a soli 2 punti. E così, per la prima volta nella storia dell’immigrazione in Italia, il tasso di occupazione degli stranieri si attesta su un livello inferiore a quello dei cittadini italiani (57,3% rispetto a 58,2%), essendo diminuito tra i primi in misura molto più intensa (-3,7 contro -0,6 punti percentuali).