Docenti-panda. Le statistiche parlano dei docenti italiani come tra i più anziani d’Europa
A settembre si ripartirà con diverse problematiche ancora da chiarire, a cominciare dalle distanze di sicurezza fino all’uso delle mascherine.
Non siamo (più) un Paese per vecchi. L’emergenza Covid dice anche questo, considerati i dati della diffusione del virus e dell’alto rischio per le persone “anziane”, con le polemiche e i dati tragici della mortalità nelle famiglie e nelle case di riposo. L’Italia è un Paese che da anni alza l’età media: non si fanno figli e si vive più a lungo, dunque la popolazione “anziana” cresce di numero e fino a poco tempo fa sembrava anche essere quella che stava meglio, con la possibilità conquistata negli anni passati delle pensioni, una capacità di spesa discreta (in generale, senza dimenticare peraltro le situazioni tante volte denunciate di solitudine e criticità) e spesso il ruolo sociale di sostentamento nei confronti delle generazioni più giovani, come testimoniano le tante inchieste sulla solidarietà interfamiliare e via di questo passo.
Adesso il contagio mette invece i “vecchi” nell’angolo. E le virgolette che accompagnano le definizioni di anziani e vecchi sono volute: perché oggi si parla di sessantenni o poco più, che proprio vecchi, o anziani, non si sentono. Anzi. Fiorello ha proposto di tutelare i sessantenni come i panda non appena si è ipotizzato che nella Fase 2 dell’emergenza Covid potessero essere costretti ad una “libertà vigilata”, a movimenti meno liberi, naturalmente a loro tutela.
Questa vicenda impatta anche col mondo della scuola, che ha a che fare con una popolazione docente in buona misura “diversamente giovane”. Le statistiche parlano dei docenti italiani come tra i più anziani d’Europa e l’Ocse segnala come il 58% dei docenti, tra elementari e superiori, abbia più di 50 anni. E allora come la mettiamo con le indicazioni dell’Inail che, sempre in vista della Fase 2, in un documento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, consiglia la “sorveglianza sanitaria eccezionale” per i lavoratori con un’età superiore ai 55 anni? Bisognerebbe di fatto verificare se abbiano una copertura immunitaria adeguata prevedendo addirittura, qualora non ci fosse, la possibilità di un giudizio di “inidoneità temporanea” al lavoro, da verificare a scadenze fissate. Quanti insegnanti sarebbero a rischio in una prospettiva di questo genere? E se pensiamo ai dirigenti scolastici la situazione certo non migliora. Per il Ministero si prospetta una grana non da poco.
Comunque a settembre si ripartirà con diverse problematiche ancora da chiarire, a cominciare dalle distanze di sicurezza da mantenere fino all’uso delle mascherine e all’implementazione della scuola online. Il decreto appena convertito in legge ha messo a disposizione 85 milioni proprio per il sostegno alla didattica a distanza, con l’obiettivo di formare i docenti sulle metodologie e-learning e anche per offrire la possibilità di fornire in comodato d’uso gli strumenti digitali necessari a quegli studenti che non li hanno e si trovano in difficoltà economiche. Serviranno anche a migliorare la connettività di rete.
Non solo. Arrivano anche i soldi per sanificare gli ambienti: ben 43,5 milioni da destinare alla pulizia straordinaria delle aule scolastiche al momento del riavvio delle lezioni. Verranno spesi anche per l’acquisto di prodotti per l’igiene del personale e degli studenti.
Certo, serviranno tanti altri passaggi, provvedimenti, denari… ma intanto la scuola prova a guardare avanti.