Dio, Darwin e l’uomo: un dialogo tra fede, scienza e filosofia

Una cosa è certa: «Dio è amico di tutti, anche di Darwin, nel senso che la sua teoria sull’evoluzione non è in contrasto con la prospettiva cristiana della creazione». Sono parole di Pietro Calore, giovane filosofo padovano, a proposto del titolo del suo secondo libro, Perché Dio esiste ed è amico di Darwin (pp. 206, Tau editrice), uscito a novembre di quest’anno.

Dio, Darwin e l’uomo: un dialogo tra fede, scienza e filosofia

Nel 2023 aveva pubblicato il suo primo lavoro, Fantascienza cattolica e metafisica. Racconti oltre i confini del cielo e della terra (pag. 184, Tau editrice). Pagine, appassionate e appassionanti, quelle contenute nel suo ultimo sforzo editoriale: «É un libro denso – ha osservato il giovane – che richiederebbe nel lettore un retroterra filosofico, teologico e scientifico. Può essere comunque affrontato da tutti e stimolare approfondimenti su aspetti che possono inizialmente essere non del tutto chiari».

Questo e altri aspetti, sono emersi nel pomeriggio dell’11 dicembre, presso il Centro universitario di via Zabarella a Padova, per la presentazione dello scritto di Pietro Calore. Diversi i giovani interessati presenti nel Centro e in diretta streaming. Con Calore c’erano Manuela Riondato, che ha curato la prefazione, e come moderatore Manuele Pica, direttore di Club Net Italia. Nell’occasione lo scrittore padovano ha chiarito che «le mie riflessioni filosofiche di questi anni ho avuto la possibilità di svilupparle durante alcune lezioni presso la Scuola di formazione teologica della diocesi di Orvieto-Todi. Il libro raccoglie buona parte di questi interventi. Sono partito dal ragionare sull’esistenza di Dio nella sua integralità (anche spinto dall’essere nato e cresciuto nel contesto della religione cristiana cattolica). Un altro aspetto che ha sollecitato le mie riflessioni riportate nello scritto, prende spunto dal fatto che nella società si constata la difficoltà ad integrare la componente spirituale con quella razionale. É fondamentale che ci sia una riconciliazione tra queste due parti. Il libro risponde a queste esigenze».

A proposito del sottotitolo “Otto lezioni di fantateologia”, l’autore ha spiegato che il termine “fantateologia”, fa riferimento al fatto che nel testo si trattano argomenti filosofici e questioni presenti nell’attuale dibattito teologico, che rimangono ai confini tra le due discipline.

Nello specifico, due gli aspetti centrali affrontati nel libro Perché Dio esiste ed è amico di Darwin: nei primi capitoli (divisi in lezioni), il giovane ha argomentato l’esistenza di Dio, «il problema dei problemi. Ho affrontato la questione dal punto di vista razionale, sinceramente filosofico, quindi né fideistico né dogmatico». Nella prima parte del libro sono presi in considerazione filosofi come Locke, Hume, Nietzsche e altri, oltre che documenti del magistero ecclesiale come la Costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II.

Un secondo ambito trattato è il tema della fede cattolica e della creazione in «sereno dialogo con la fisica moderna e la teoria darwiniana dell’evoluzione. Nella contemporaneità diverse persone mettono in dubbio il credere nell’esistenza di un Creatore del cosmo, che si concili con la teoria darwiniana dell’evoluzione. Ritengo che la moderna visione scientifica del mondo debba essere accettata così com’è dalla teologia, dalla fede cattolica, con la certezza che l’Autore del mondo è lo stesso che ci ha rivelato le verità espresse nei Vangeli e nelle Sacre Scritture. Ho quindi cercato di esprimere come due visioni della realtà (quella scientifica e quella teologica), possano incrociarsi e arricchirsi vicendevolmente». Lo scrittore ha quindi evidenziato come, dopo il mea culpa della Chiesa pronunciato da Giovanni Paolo II sulla questione galileiana, «non c’è nessun motivo da parte dei cattolici, per non ritenere valida la prospettiva che il corpo umano, quindi la materia di cui siamo fatti, derivi da qualcosa di preesistente, che abbia seguito un processo evolutivo darwiniano. Ciò che ci rende uomini è l’anima infusa da Dio. Siamo chiamati ad accogliere ciò che la scienza ci dice». A proposito dell’esattezza di questa materia Pietro ha affermato come «gli studiosi stessi generalmente riconoscono che la scienza non è una verità assoluta. Come dice Karl Popper, filosofo epistemologo austriaco, “la scienza è costruita su delle palafitte. Riusciamo pian piano a fabbricarle sapendo poi che qualche palo dovrà essere sostituito, a volte cambiarle posto o il paradigma stesso”».

Un altro aspetto emerso nell’incontro al Centro universitario è stato a proposito del linguaggio usato nell’ambito scientifico. L’autore ha spiegato che «per la scienza la materia è quantità, numero, relazione, ma non ha valore per sé stessa. La fede, la religione e il trascendente danno un senso a quella materia che altrimenti non ce l’ha. Eliminando la prospettiva di Dio, negandolo, commettiamo un errore filosofico e logico: l’esito ultimo è eliminare il valore della materia e dell’uomo. La vita diventa insensata, con tutti i drammi che ne possono conseguire, come quelli vissuti in gran parte nel 20° secolo». Diversi sono i filosofi e scienziati presi in considerazione nella seconda parte del libro: Russell, Hawking, Dawkins e altri, non tralasciando alcuni scritti del magistero. 

Manuela Riondato, teologa e laureata in astronomia, intervenendo al Centro universitario, ha messo in luce come Pietro Calore nel suo libro, abbia posto in discussione un linguaggio teologico usato nel passato e quanto oggi «possa avere ancora senso in un mondo completamente diverso. Se dobbiamo trovare una strada per dire “Dio esiste”, deve tenere conto del contesto attuale, di cosa sappiamo della realtà, di quello che viviamo e sperimentiamo. Se non facciamo questa operazione sbagliamo il bersaglio».

Nella foto: Pietro Calore (in giacca scura e occhiali) con Manuela Riondato e Manuele Pica.

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