Difendersi dalle bugie digitali. Oggi siamo più esposti alle fake news e non abbiamo precauzioni consolidate
Nel web le acque si confondono e difendersi dalle menzogne diventa più difficile.
L’isolamento forzato ha avuto l’effetto di incrementare l’utilizzo dei social media. Allo slogan #DistantiMaUniti abbiamo moltiplicato la nostra capacità di entrare in relazione attraverso le diverse piattaforme. Abbiamo anche imparato a usarne di nuove per poterci vedere. Viviamo di relazioni!
Con la maggiore frequentazione dell’ambiente digitale è aumentata la circolazione delle notizie e sono cresciute le fake news – le bugie digitali – costruite in modo artificioso e diffuse su web.
Notizie false costruite di proposito e diffuse per disorientare o screditare ci sono sempre state. Oggi siamo più esposti e non abbiamo precauzioni consolidate. Una differenza è nei filtri. Prima ne avevamo alcuni affidabili. Nella relazione personale o nelle chiacchierate fra amici in piazza o al bar, l’attendibilità derivava (e deriva tuttora) dalla reputazione della fonte. Le frasi come “me l’ha detto lui o lei”, “l’ho visto io”, le espressioni del viso, la credibilità e la saggezza del divulgatore fanno (e facevano) la differenza. Nel mondo della comunicazione, invece, l’attendibilità di una notizia era data dalla fiducia in alcune istituzioni: “l’ha detto il telegiornale”, ma anche “l’ho sentito alla radio” o “l’ho sentito in televisione” conferivano una certa autorevolezza alla notizia. Era lo stesso sistema dell’editoria e delle istituzioni a garantire un’autorevolezza della fonte. Poi, a seconda della credibilità che noi attribuivamo (e attribuiamo) a ciascuna fonte, cambiava il livello di fiducia alla notizia.
Nel web le acque si confondono e difendersi dalle menzogne diventa più difficile. Innanzitutto perché non c’è un rapporto diretto ma mediato, in secondo luogo perché la provenienza di un’informazione non è sempre chiara. La comunicazione punta a essere attraente perché coinvolge il nostro cuore, non la nostra testa. Per diffondersi punta sull’emozione. Noi la condividiamo in modo istintivo perché “ci piace”, perché “ci spaventa”, perché “ci fa arrabbiare”, perché “ci dà sicurezza”.
Purtroppo non ci chiediamo da dove proviene quell’informazione, se è corretta, se è stata verificata, se è coerente con altre informazioni che abbiamo. La prima barriera alla diffusione delle menzogne negli ambienti digitali siamo noi, perché ognuno di noi ha la responsabilità di verificare quello che dice per evitare di creare confusione o peggio per evitare di danneggiare qualcuno.