Dalla profezia di Giussani alla rivoluzione di Carrón: Comunione e liberazione sotto la lente di Marco Ascione

Dal carisma di “don Giuss” (1922-2005) a Davide Prosperi, padre di quattro figli, docente di Biochimica alla Bicocca. La parabola della fraternità di Comunione e liberazione è indagata da Marco Ascione, caporedattore del politico al Corriere della Sera, ospite della libreria Italypost in viale Codalunga a Padova.

Dalla profezia di Giussani alla rivoluzione di Carrón: Comunione e liberazione sotto la lente di Marco Ascione

«Ciò che mi ha spinto è la curiosità del cronista. Mi è parso che in qualche modo CL sia passata dalla morte di Giussani all’arrivo di Prosperi senza fare un bilancio del periodo (16 anni) guidato da Julian Carron. Un periodo che ha terremotato il movimento, cambiando il modo di approcciarsi alla politica in maniera importante. E devo dire che l’oggi non ci consente di vedere con nettezza dove andrà questa CL in qualche modo calmierata» sostiene l’autore di La Profezia di CL. Comunione e liberazione tra fede e potere. Da Formigoni alla rivoluzione Carron e oltre (Solferino, 240 pagine, euro 16.50)

Ma CL è davvero una “chiesa nella Chiesa”?

«È sicuramente un rischio che in genere i movimenti corrono. Anzi, credo che papa Francesco sia intervenuto su quasi tutti i movimenti (in particolare nei confronti di CL) con l’idea di evitare proprio la “chiesa nella Chiesa” affinché siano allineati tutti alle regole e alla necessità di trasparenza. Anche per ciò è stato deciso di mettere un limite alla durata del mandato di chi guida. D’altra parte, è anche vero che la ricchezza di un movimento scaturisce dall’autonomia. Quindi serve un bilanciamento che si rivela difficile. Appiattire troppo i movimenti rischia di ucciderli. Proprio CL così vivace dagli anni Sessanta ora rischia non solo di rientrare nei cardini per evitare gli eccessi del passato, ma anche di annacquare troppo il senso della propria azione».

Nel 1982 fu Karol Wojtyla a siglare il riconoscimento pontificio di CL e Papa Ratzinger celebrò i funerali di don Giussani. Fu lo zenit della fraternità?

«La stagione più splendente combacia con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Gran parte del “popolo ciellino” li identifica come propri. Poi c’è ovviamente l’obbedienza per chi vive nella Chiesa. Papa Francesco viene da un’altra terra, dalla teologia del pueblo: non è abituato all’idea dei movimenti ed è vissuto come più distante. Sebbene abbia dichiarato di aver letto con molta attenzione e apprezzato tanto gli scritti di Giussani. Ecco, si nota un paradosso. Don Julián Carrón ne raccoglie l’eredità dapprima in coerenza poi sterzando. È un teologo nel solco di papa Francesco (la Chiesa in uscita e l’apertura al diverso), tuttavia è proprio lui a pagare il rapporto difficile fra Vaticano e movimenti. La Santa Sede non è solo il papa, ma anche i cardinali e la “macchina” vaticana. Carrón si dimette per decisione del Vaticano e, forse, attiene anche all’alchimia del rapporto fra persone…».

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Il futuro di CL quale sarà? Come si “governa” la fraternità con un laico alla guida?

«Grande interrogativo: non è facile rispondere. L’attuale guida di CL, Davide Prosperi era il vice di Carrón con una personalità abbastanza in ombra per formazione personale: non è un teologo. Ha sicuramente una conduzione attenta a non esporsi e, usando un termine improprio, a ritrovare feeling con il Vaticano. In realtà, Prosperi è preoccupato di inserirsi nel nuovo corso di Papa Francesco e nel solco tracciato anche dal cardinale Kevin Joseph Farrell del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita. Sul fronte politico, sembrerebbe più attento di Carrón al centrodestra, ma i tempi sono cambiati e non si possono fare paragoni con il passato. Insomma, Prosperi si trova a dover gestire un nuovo tipo di problema: la governance della guida di CL».

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