Dal coma alla riabilitazione: disposto il trasferimento per Chiara. Ma è ancora in attesa
Si accendono nuove speranze, per la riabilitazione di Chiara Insidioso, ridotta in fin di vita dal suo compagno oltre otto anni fa e ospitata in una struttura per persone in stato vegetativo. La mamma ha ottenuto finalmente il trasferimento in struttura riabilitativa. “Chiara è cosciente e deve poter comunicare. Il decreto c'è, ma aspettiamo ancora che sia eseguito”
Una storia lunga oltre otto anni e di cui ancora non si vede la fine: Chiara Insidioso ha bisogno di una struttura adeguata alle sue condizioni, che le permetta di ricominciare a comunicare. La mamma lo dice con forza da anni, ora l'ha detto anche il giudice: eppure, a due mesi dal decreto che dispone il trasferimento in una struttura riabilitativa, Chiara è ancora a Casa Iride, un'ottima struttura per chi è in stato vegetativo o di minima coscienza, ma inadatta a chi, come Chiara, è tornata cosciente e può e vuole comunicare con il mondo.
Ci siamo occupati varie volte, su queste pagine, della storia di Chiara Insidioso: aveva solo 19 anni quando, il 3 febbraio 2014, a Roma, il presunto fidanzato la ridusse in fin di vita. Fu ricoverata al San Camillo e lì, il 5 gennaio 2015, uscì dal coma e pochi giorno dopo fu trasferita alla fondazione Stana Lucia Ircss, dove “riceveva una riabilitazione adeguata e faceva progressi ogni giorno – ci racconta la mamma – Peccato che da queste strutture, dopo otto o nove mesi, si debba essere dimessi, per lasciar posto ad altri pazienti”. Così, Chiara dovette lasciare il Santa Lucia, per trasferirsi a Casa Iride, una struttura alla periferia est della capitale, pensata per persone in stato vegetativo o di minima coscienza, dove non può ricevere la riabilitazione e le terapie che l'aiuterebbero a migliorare ancora, dopo i grandi passi avanti compiuti in questi anni. “Chiara è lucida, cosciente e comunica, come si vede bene in un recente video che ho girato con lei (vedi in fondo alla pagina, ndr) – ci spiega oggi la mamma, Danielle Conjarts – eppure vive ancora isolata dal mondo, in una struttura in cui non può avere rapporti con nessuno, se non con me, quando vado a trovarla”.
Con la pandemia, la situazione è ancora peggiorata, così come l'isolamento di Chiara: “Per molto tempo abbiamo potuto vederci solo attraverso un vetro, oppure in videochiamata”, ci racconta la mamma, che nel frattempo ha raccontato la storia di Chiara e la propria battaglia nel libro “Fiore d'acciaio. “Chiara deve uscire al più presto, ha già aspettato troppo. Ha diritto a una seconda possibilità, soprattutto viste la forza e la voglia di vivere che ha dimostrato, più forti della violenza subita”.
Per questo, sua mamma combatte instancabilmente, dal 2015, per ottenere il trasferimento di sua figlia in una struttura adeguata. Ma la strada è complicata, lunga e tortuosa e non basta, a quanto pare, un decreto del giudice, per raggiungere finalmente il traguardo. “Alla fine del 2020 ho chiesto, tramite il mio legale, una perizia per Chiara: ci sono voluti ben 18 mesi per ottenerla. Il 18 maggio scorso c'è stata finalmente l'udienza dalla giudice tutelare di Chiara che, sulla base di quanto rilevato dal perito, ha riconosciuto chiaramente che Casa Iride non è la struttura adeguata per Chiara e ha disposto il trasferimento urgente, suggerendo due possibili strutture, una a Imola, l'altra a Treviso. Ad oggi, ancora non sappiamo niente e Chiara continua a vivere a Casa Iride. Ho chiamato le cliniche di Imola e Treviso, per sapere se Chiara fosse almeno nella lista d0attesa,a ma mi hanno detto di no. Io non so che pensare, so solo che così non va bene. Chiara deve essere trasferita al più presto: questo complicherà molto la mia vita, ma sarà per il bene di Chiara e questo è l'importante. Vorrei portarla nel mio Paese, in Olanda, dove c'è una clinica per ragazzi da 18 a 36 anni, ma non mi viene permesso neanche questo e non capisco perché: sarebbe un gran risparmio per l'Italia. Quel che è certo è che, due mezzi dopo il decreto che dispone il trasferimento urgente, Chiara è ancora 'parcheggiata' a Casa Iride. Chiedo che finalmente si trovi la struttura adatta a lei e che sia data una nuova possibilità a mia figlia, che lotta tenacemente per rientrare in contatto con il mondo”.
Chiara Ludovisi