Dai primi giorni all’adolescenza, le situazioni critiche per la salute dei minori italiani
L’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia di Save the Children. Le esperienze durante la gravidanza e fino ai due anni di vita influenzano lo stato di salute, l’apprendimento, così come il benessere sociale ed emotivo con effetti che durano all’età adulta. Tra gli adolescenti preoccupano disturbi alimentari, atti di autolesionismo, uso di droghe e uso di alcol in quantità eccessive. Scende l’età di esordio delle patologie
Le esperienze durante la gravidanza e fino ai due anni di vita influenzano lo stato di salute, l’apprendimento, così come il benessere sociale ed emotivo con effetti che durano per l’intera infanzia e fino all’adolescenza e all’età adulta. Per esempio, è stato dimostrato che alcuni interventi precoci sono in grado di migliorare la salute cardiovascolare dell’adulto e che le competenze interpersonali – promosse attraverso una relazione sicura e affettuosa con i genitori – generano empatia e autocontrollo che inibiscono comportamenti antisociali e la violenza. Ad affermarlo è la XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, dal titolo “Come stai?”, diffuso oggi in vista della Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children.
Secondo il rapporto, la maggior parte delle situazioni critiche in questa fase cruciale sembra essere legata alle difficoltà socio-economiche dei genitori, con evidenti disuguaglianze territoriali e non solo. Tra il 2020 e il 2021, l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie con 3 o più figli minorenni è ancora aumentata, dal 19,8 al 20,4%, raggiungendo un valore triplo rispetto alle famiglie con un solo figlio minorenne, e la povertà relativa colpisce 2 famiglie con figli minori su 5 in Campania a fronte di 1 su 6 al nord. Pesa anche il fattore legato alla cittadinanza: il 16,3% delle donne partorienti senza cittadinanza italiana effettua meno di cinque visite mediche durante la gravidanza, contro il 3,8% delle donne italiane, spesso il primo controllo ginecologico avviene solo dopo la dodicesima settimana di gestazione (12,5% contro 3,8% per le italiane) e si effettua una sola ecografia ostetrica (3,8% contro 1%).
L’accesso alle cure e il sostegno alla genitorialità sono allora determinanti per ridurre i fattori di rischio e rafforzare quelli di protezione e di stimolo che avranno un impatto positivo dalla nascita del bambino fino all’età adulta. In attesa dell’attuazione degli investimenti del Pnrr per i servizi per la prima infanzia, solo il 13,7% dei bambini dei bambini sotto i 3 anni accede agli asili nido pubblici e convenzionati, con una forbice che va dal 2,8% della Calabria al 28,4% dell’Emilia Romagna, e la spesa pro-capite dei Comuni si limita in media a 909 euro, e se raggiunge addirittura 2.617 euro nella Provincia Autonoma di Trento o 1.996 in Emilia Romagna, al sud non supera i 600 euro e va dai 570 della Sardegna al picco negativo dei 110 euro della Calabria.
Salute e benessere tra i 3 e i 10 anni
È tra i 3 e i 10 anni che entra in gioco in modo prepotente l’effetto dell’ambiente che circonda i bambini. Se è sano o malato può fare una grande differenza. “Per contrastare l’inquinamento nelle città ci vorrebbe il verde anche in città, ma se la media nei capoluoghi di provincia è di 31 metri quadrati per abitante, in Puglia e Molise i metri quadrati si riducono a circa 10, e non si superano i 20 neanche in Campania, Sicilia, Liguria e Valle d’Aosta – afferma Save the Children nel suo rapporto -. Anche la deprivazione abitativa condiziona benessere e salute, come accade a più della metà (55,7%) dei minori in povertà relativa, costretti a vivere in case sovraffollate. Il riscaldamento, già nel 2021 prima del caro bollette, era quasi un sogno per il 16,5% delle famiglie con figli a carico in povertà relativa. Per le famiglie più povere (1° quintile) quasi metà del bilancio familiare mensile è destinato all’abitazione - 47% circa al Centro Nord e 41% nel Mezzogiorno, mentre quelle più ricche (5° quintile) spendono in termini assoluti il triplo per questa voce che incide però solo per il 1/3 del loro bilancio familiare”.
In questa fascia d’età si manifestano anche Bisogni Educativi Speciali, legati a motivi fisici, biologici, fisiologici o anche psicologici e sociali, che secondo i dati ufficiali riguardano il 6,5% degli alunni della scuola primaria. “Nel caso dei bambini con disabilità o limitazioni funzionali, il modello italiano di inclusione scolastica è tra i più avanzati al mondo, ma l’attuazione lascia a desiderare. In media, solo il 32% delle scuole è privo di barriere per alunni con disabilità motoria, si supera appena il 40% nelle due regioni più organizzate (Lombardia e Marche), ma si scende al 23% in regioni come la Campania e la Liguria. Solo una scuola su 100, invece, è dotata di ausili per l’accessibilità degli alunni con cecità o ipovedenti. Nell’anno scolastico 2020/21 le alunne e gli alunni disabili nel sistema scolastico pubblico erano più di 268.000, il 3,6% di tutti gli studenti, ma gli insegnanti di sostegno erano 152 mila circa e un terzo non aveva una formazione specifica, il 20% era stato assegnato in ritardo”.
Gli adolescenti
Gli adolescenti vivono la fase di transizione più delicata della vita, che la pandemia ha messo ancor più a dura prova. Save the Children ricorda che “secondo un recente studio svolto tra 30 mila studenti delle scuole superiori e dell’università, più di 1 su 4 nei primi mesi del 2022 ha avuto esperienze di disturbi alimentari (28%), il 15,5% atti di autolesionismo, il 10% ha fatto uso di droghe, il 12% di alcol in quantità eccessive”.
In tutto il Paese poi, i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati tra il 2019 ed il 2021, e nel 2022 l’età di esordio di queste patologie è scesa a 11-13 anni: sono quasi tutte ragazze (il 90%) le ospiti di strutture pubbliche e private specializzate per la cura dei disturbi dell’alimentazione (fino ad ora ne sono state censite 123 dall’ISS, di cui 61 a Nord, 23 al Centro e 39 nel Mezzogiorno); le diagnosi più frequenti sono l’anoressia nervosa (36,2%), la bulimia nervosa (17,9%) e il disturbo di binge eating (12,4%).
Anche l‘isolamento volontario riguarda un numero significativo di adolescenti. “Al netto dei limiti imposti dalle restrizioni per il Covid-19 e delle uscite per andare a scuola – si sottolinea -, il 5,6% degli studenti riferisce di non lasciare mai la propria casa o la propria stanza per attività extrascolastiche. In Italia poi, nel 2021, fumava circa un adolescente tra i 14 e i 19 anni su 10, con un valore massimo registrato in Sardegna (15,8%). Oltre mezzo milione di studenti (21%), sempre nel 2021, ha consumato bevande alcoliche fino al punto di barcollare, non riuscire a parlare correttamente, vomitare o dimenticare l’accaduto e per circa 15 mila di loro è stato un comportamento frequente. Bere almeno sei bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione (binge drinking) è una pratica comune per il 4,6% degli adolescenti che consumano alcol. Allarmano le percentuali in crescita delle ragazze”.
Nello stesso anno sono circa 77 mila gli studenti fra i 15 e i 19 anni che hanno fatto uso di nuove sostanze psicoattive (NPS). Tra le nuove forme di dipendenza, oltre 350 mila studenti hanno un profilo di rischio per l’uso di Internet, e sta crescendo sensibilmente il numero di vittime (46%) e persecutori (29%) del cyberbullismo. La percentuale di chi presenta un elevato rischio di gaming problematico sfiora in Italia il 30%, ben sopra alla media europea (20%).
Un tema sensibile per la salute degli adolescenti infine è quello dell’educazione sessuale. Nonostante l’Oms individui nell’educazione alla sessualità a scuola un fattore di protezione anche rispetto agli abusi sessuali, l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione europea (insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania e Romania) nei quali questi corsi non sono obbligatori.
Le disuguaglianze di genere contano anche nella fase adolescenziale. La possibilità di andare incontro a una pubertà precoce, ad esempio, è da 10 a 20 volte superiore nelle bambine, la celiachia o i disturbi alimentari hanno anch’essi una prevalenza femminile, mentre i disturbi dello spettro autistico sono 4 volte più frequenti nei maschi.
Importanti sono anche le problematiche di salute dei bambini e degli adolescenti che affrontano le migrazioni: nel caso dei minori stranieri non accompagnati, che sono circa 17 mila, e provengono per il 32% dall’Ucraina, si segnalano depressione e disturbo post traumatico da stress nei primi anni dopo il reinsediamento, per i traumi e le violenze spesso subite nella fuga dal loro Paese e in un viaggio che può durare mesi o anche anni.
Gli interventi di Save the Children nei territori
Gli interventi di Save the Children in Italia da anni si realizzano su territori e quartieri delle città nei territori dove vi è un forte impatto di disuguaglianze socioeconomiche ed educative su bambine, bambini e adolescenti. Sono programmi che puntano ad essere innovativi, misurabili nel loro impatto, replicabili e realizzati in rete con le istituzioni e le realtà del terzo settore impegnate in prima linea.
Il supporto specifico alla salute e benessere materno-infantile è assicurato con il progetto Fiocchi in Ospedale, attivo da 10 anni e realizzato in collaborazione con Aziende Sanitarie locali, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari e associazioni territoriali di 9 città italiane (Torino, Milano, Pescara, Roma, Napoli, Bari, Sassari, Brindisi, Ancona). Il progetto ha raggiunto dal 2012 quasi 41.500 bambini e bambine e più di 38.000 adulti, tra genitori e caregivers, con attività di informazione, sostegno e orientamento, con doti di cura (percorso di presa in carico integrata) e di sostegno d’emergenza personalizzate. È un intervento che si estende poi attraverso gli Spazi Mamme, presenti nei contesti periferici di 11 città (Torino, Genova, Milano, Roma, Napoli, Brindisi, Bari, Sassari, San Luca (RC), Palermo, Catania) e orientati alle famiglie ad alto rischio di emarginazione e di esclusione sociale con figli fino ai 6 anni di età, che hanno raggiunto dal 2014 quasi 36.000 genitori e più di 25.000 bambine e bambini. Più di una “dote” su 3, tra le 97 erogate nel 2022, ha riguardato visite specialistiche, terapie, spese mediche, spese farmaceutiche, kit di benessere per le neomamme, campi estivi o ginnastica per i più piccoli o momenti ricreativi per la famiglia.
Nello stesso tipo di contesto e vulnerabilità, sono presenti i 26 Punti Luce, spazi gratuiti quotidiani ad alta intensità educativa, in 20 città italiane e 15 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto). I Punti Luce hanno accompagnato dal 2014 più di 46.700 bambine, bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni nel loro percorso per apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, grazie anche a più di 4.000 doti educative individuali. Sono un forte presidio attivo per il contrasto della povertà educativa e del disagio pisco-sociale, e per la promozione del benessere psicofisico. Per poter raggiungere un bacino ancora più ampio durante la pandemia, Save the Children ha lanciato nel 2021 la piattaforma Officina del Benessere, volta a rafforzare la conoscenza e la preparazione degli adulti di riferimento – genitori, insegnanti, educatori - perché possano meglio prevenire, riconoscere tempestivamente e affrontare adeguatamente le forme di disagio legate alla salute psicofisica delle bambine, dei bambini e degli adolescenti, che conta più di 132 mila utenti.
Molti interventi sono poi realizzati all’interno degli istituti scolastici, per contrastare la dispersione scolastica e per educare ad un uso corretto e consapevole del digitale. Una forte spinta a considerare il tema della salute mentale degli adolescenti è emersa, durante la pandemia, dalla rete Sottosopra, il movimento giovani per Save the Children oggi presente in 15 città.