Da Bari a Valona, una parrocchia in “uscita” per sostenere un istituto di persone con disabilità mentale
Una esperienza di solidarietà ha coinvolto un gruppo di giovani e adulti della parrocchia di Sant’Antonio di Padova, nel quartiere “Carbonara” di Bari, che si sono recati a Valona in Albania
Una esperienza di solidarietà che ha coinvolto un gruppo di giovani e adulti della parrocchia di Sant’Antonio di Padova, nel quartiere “Carbonara” di Bari, quella vissuta la settimana scorsa a Valona, in Albania. Il parroco, don Alfonso Giorgio, che è anche l’assistente ecclesiastico nazionale del Mac (Movimento apostolico ciechi), dopo l’esperienza “conoscitiva” dello scorso anno nel Paese delle Aquile ha voluto ripeterla, questa volta “con il forte desiderio di vivere una concreta esperienza di servizio”: “Abbiamo scelto, per così dire, la sfida più difficile – racconta – perché abbiamo pensato di offrire una settimana ai ragazzi e alle ragazze di un istituto per persone con disabilità mentale di Valona”. Tutto è nato da un incontro, tanti anni fa, quando l’idea rimaneva “solo un desiderio”. Un incontro con Gianni Iannone, pediatra e presidente dell’associazione di ispirazione cristiana e cattolica “Gruppo Quetzal Onlus”, da lui fondata che si occupa di volontariato e cooperazione in Italia, America Latina e Albania. La parrocchia voleva aiutare persone non vedenti: da assistente ecclesiastico nazionale del Movimento apostolico ciechi “volevo avviare un progetto di cooperazione internazionale insieme al presidente del Mac Italia. Purtroppo non siamo riusciti ad attuare questa idea, perché Gianni ci ha lasciati dopo una malattia che lo ha portato repentinamente alla morte”.
L’associazione oggi continua la sua attività grazie all’impegno della moglie di Iannone, Elsa Di Noia, che ha accompagnato i volontari della parrocchia in questa missione che ha visto il coinvolgimento di una decina di ragazzi con disabilità gravi – una delle quali anche tetraplegica – in alcune iniziative. Tra queste anche alcune giornate al mare tra “l’entusiasmo e le grida di gioia di tutti. Il solo fatto di entrare nel nostro pulmino – ci dice don Giorgio – li faceva vibrare per la forte emozione. Euforici entravano in acqua mano nella mano con i giovani e gli adulti della parrocchia”.
Insieme alle suore francescane alcantarine del centro San Francesco, nel villaggio Babice alla periferia di Valona che ha ospitato il gruppo, ogni mattina celebrava le Lodi mattutine e la Santa Messa. Ascoltando ogni giorno una “meditazione che potesse accompagnarli e aiutarli a dare una lettura spirituale e primariamente evangelica dell’azione pastorale vissuta. Non siamo andati semplicemente a compiere un’azione sociale – spiega il parroco di Bari – perché noi siamo Chiesa”, una parrocchia “in uscita” che “vuole servire e incontrare Gesù nelle persone più fragili e abbandonate. È stato bello stare insieme giovani e adulti. Ho visto sui volti dei ‘miei’ ragazzi e ragazze la gioia di servire, accompagnare, abbracciare e sorridere”. Insomma giovani ed adulti entusiasti: “Abbiamo deciso di accettare di metterci in gioco nel volontariato a Valona in Albania”, sottolineano Giovanni, 16 anni, il più piccolo del gruppo e Marcello, 23 anni: “Questo ha significato in noi uno spirito di fraternita e collaborazione reciproca. I ragazzi del Centro disabili di Valona hanno varie disabilità fisiche e mentali. Il nostro compito è stato quello di interrompere la loro quotidianità, portandoli al mare la mattina e giocando con loro nel pomeriggio. Sono nati dei veri e propri legami di amicizia”. Dopo questa esperienza, aggiungono Giovanni e Marcello, “ci sentiamo già persone diverse, anche se con il tempo penso che si potrebbe fare molto di più per loro”.
“Noi pensavamo di dover accogliere ma siamo stati noi ad essere accolti”, conclude il sacerdote.
Raffaele Iaria