Covid e piscine: “Noi troppo penalizzati: le conseguenze saranno gravissime”

Uisp Emilia-Romagna con 62 gestori di impianti natatori regionali firma un appello contro le misure previste nel Decreto Riaperture: “A queste condizioni molti non riapriranno, precludendo, ancora una volta, una fonte di salute e benessere a bambini, famiglie e anziani”

Covid e piscine: “Noi troppo penalizzati: le conseguenze saranno gravissime”

“L’acqua era ed è sicura: già in passato abbiamo sostenuto le difficoltà delle piscine nella gestione delle chiusure legate all’emergenza Covid-19, oggi condividiamo un appello sottoscritto da 62 gestori di impianti dell’Emilia-Romagna, preoccupati per le misure relative alle piscine contenute del Decreto Riaperture”. A prendere posizione è Uisp Emilia-Romagna, coordinatrice di un tavolo di lavoro sull’impiantistica natatoria che le ha permesso di raccogliere la voce di decine di rappresentanti – molti anche esterni al mondo Uisp – “per una battaglia di serietà a tutela di un settore che rischia di pagare gravissime conseguenze in termini economici e di posti di lavoro”.

Il timore, si legge nell’appello sottoscritto da Uisp e dai 62 gestori, è un’eccessiva penalizzazione per un settore “che ha già dato prova di serietà e che subisce l’imposizione di parametri più rigidi di altri ambiti. Per questo abbiamo appreso con sconcerto che, tra le linee guida che il Cts ha indicato al Governo per il Decreto sulle riaperture, sono sparite le indicazioni sulle piscine coperte (quindi non riaprono?) mentre per quelle scoperte verrebbe preso in considerazione il parametro di 10 metri quadrati di superficie d’acqua a persona. Parametro di cui francamente non si comprende la ratio, essendo addirittura più restrittivo di quello utilizzato per le aperture delle piscine coperte nello scorso settembre 2020”. L’appello passa poi all’elenco delle riaperture previste tra 26 maggio e 1° giugno. Per esempio, “si potrà andare al ristorante per ore seduti a mezzo metro di distanza; si potrà andare a teatro e al cinema con sedute alternate, quindi a mezzo metro di distanza;si potrà fare attività di palestra a due metri di distanza (4 metri quadri); si potrà giocare a calcetto e ogni altro sport di contatto fisico (zero metri di distanza)”.

“Perché per le piscine all’aperto si parla invece di 10 metri quadrati e quelle chiuse non vengono nemmeno menzionate – si chiedono i gestori –? Perché non vengono nemmeno presi in considerazione recenti studi (ma forse basterebbe il buon senso) che tendono a dimostrare come la clorazione dell’acqua e i sistemi igienici delle piscine rendano di fatto gli impianti natatori luoghi ‘ostili’ per il Covid-19?”. Come spiega l’appello, per i gestori delle piscine riaprire con questi parametri “è assolutamente inaccettabile e impossibile. Se saranno queste le condizioni, noi dovremo seriamente considerare l’ipotesi di rimanere chiusi. E se così fosse, ancora una volta ai bimbi, ai ragazzi, alle famiglie e agli anziani sarebbe preclusa la possibilità di praticare uno sport che è fonte di salute e benessere, aumentando indirettamente i danni diretti e collaterali di questa terribile pandemia e scrivendo il de profundis di un intero settore che impiega migliaia di persone”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)