Covid, Istat: la pandemia ha limitato le migrazioni, -34% di iscrizioni all'anagrafe
Calano del 21% le cancellazioni. Il saldo migratorio netto con l'estero si ferma a 1,3 per mille abitanti, la metà di quello rilevato nel 2019. Anche nel 2020 movimenti migratori interni sfavorevoli al Mezzogiorno con un saldo negativo di circa 48mila unità
Nel 2020, le migrazioni, la componente demografica più dinamica negli ultimi venti anni, sono state limitate. Quasi in ogni Paese, a causa della pandemia, sono state imposte barriere all'ingresso dei confini nazionali e limitazioni al movimento interno.
Per milioni di persone è stato sostanzialmente impraticabile spostarsi, indipendentemente dal fatto che si possedessero o meno validi motivi di lavoro, studio o familiari. In Italia le iscrizioni in anagrafe dall'estero per trasferimento di residenza si sono pertanto ridotte del 34% rispetto al 2019 (da 333mila a 221mila), le cancellazioni del 21% (da 180mila a 142mila). Anche per quanto riguarda la mobilità interna la riduzione è significativa, avendo avuto luogo il 12% in meno di trasferimenti di residenza tra Comuni.
Il saldo migratorio netto con l'estero si ferma a 1,3 per mille abitanti, esattamente la metà di quello rilevato nel 2019. La riduzione interessa tutte le aree del Paese, ma prevalentemente il Centro (da 3,6 a 1,9 per mille) e il Nord (da 3,2 a 1,6 per mille), più che il Mezzogiorno (da 1,1 a 0,6 per mille). Le regioni con la dinamica più vivace per migrazioni internazionali sono la Liguria e la Toscana (2,4 per mille) ma entrambe presentano una forte riduzione rispetto all'anno precedente (rispettivamente 4,2 e 4,6 per mille). La Valle d'Aosta è l'unica regione con un saldo negativo (-0,1 per mille) mentre in Sicilia (0,3 per mille) e Sardegna (0,1 per mille) il tasso è più che dimezzato rispetto al 2019.
Nonostante le limitazioni, anche nel 2020 si registrano movimenti migratori interni sfavorevoli al Mezzogiorno. In tale ambito nel corso dell'anno circa 364mila individui hanno lasciato un Comune quale luogo di residenza per trasferirsi in un altro Comune italiano (eventualmente anche dello stesso Mezzogiorno), mentre sono circa 317mila quelli che hanno eletto un Comune del Mezzogiorno quale luogo di dimora abituale (eventualmente anche provenienti da altro Comune dello stesso Mezzogiorno). Tale dinamica ha generato, per il complesso della ripartizione, un saldo negativo di circa 48mila unità (-2,4 per mille abitanti). Va precisato che i livelli migratori si sono per lo più ridotti rispetto al 2019 proprio per le limitazioni imposte allo spostamento. Il tema accomuna tutte le regioni del Mezzogiorno che, prese singolarmente, presentano in generale saldi migratori interni negativi ma decisamente migliorati rispetto all'anno precedente. In Abruzzo si registra addirittura un ritorno a un dato positivo (+0,4 per mille) dopo ben nove anni consecutivi di saldi negativi. (DIRE)