Covid-19, l’appello delle ong: “Via i brevetti dai vaccini”
In occasione del nuovo vertice dell’Omc sull’istanza di India e Sudafrica, Medici senza frontiere lancia un appello a Draghi insieme a un gruppo di esperti :”L’accesso ai vaccini in tutto il mondo è una questione di salute pubblica”. Oxfam ed Emergency: “Il monopolio sui vaccini avrà ripercussioni anche in Italia ed Europa”
Appoggiare la proposta di India e Sudafrica per la sospensione temporanea dei brevetti e altri diritti di proprietà intellettuale su farmaci, test diagnostici e vaccini utili per la risposta al Covid-19 per tutta la durata della pandemia. È la richiesta di Medici Senza Frontiere (Msf) a tutti i paesi, compresa l’Italia, che ancora si oppongono a questa iniziativa su cui è chiamata ad esprimersi il 10 e 11 marzo l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc). Anche Oxfam ed Emergency sostengono la proposta di superare l’attuale monopolio detenuto dalle aziende farmaceutiche sui brevetti dei vaccini, che consentirebbe di aumentare la produzione mondiale e avviare la distribuzione in tutti i Paesi poveri che ne hanno immediato bisogno. Secondo le ong a un anno esatto dalla dichiarazione di pandemia da Covid-19 da parte dell’Oms, la disuguaglianza tra Paesi ricchi e poveri nell’accesso ai vaccini è più acuta e drammatica che mai. Le nazioni più ricche nell’ultimo mese hanno vaccinato in media una persona al secondo, mentre la stragrande maggioranza dei Paesi in via di sviluppo ancora non è stata in grado di somministrare una singola dose, con una carenza strutturale di forniture mediche e scorte di ossigeno. Ma anche tra i paesi più ricchi le differenze sono enormi: negli Usa ogni secondo si vaccinano 35 persone, nel Regno Unito 9, in Germania, Spagna, Francia e Italia solo 2, in Belgio, Svezia e Danimarca poco più di 20 persone ogni minuto.
Msf, appello a Draghi: vaccinare tutti è una questione di salute globale
In particolare, in Italia, Msf lancia un nuovo appello al premier Mario Draghi insieme alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e un nutrito gruppo di medici ed esperti di salute pubblica, tra cui Silvio Garattini, Presidente Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. “Garantire l'accesso ai vaccini in tutto il mondo non è solo una questione di equità, ma anche di salute pubblica globale. Il governo italiano garantisca la tutela della salute al di sopra di ogni protezione della proprietà intellettuale” si legge nell’appello che verrà presentato al webinar “Chi ha bisogno di un vaccino?”, l’11 marzo dalle 15 alle 16 (diretta live QUI), moderato da Riccardo Iacona.
“Dopo un anno di pandemia e oltre due milioni e mezzo di morti, alcuni governi continuano ad ignorare che la sospensione dei monopoli possa contribuire a un più ampio accesso a cure, vaccini e test diagnostici” dice Claudia Lodesani, presidente di Msf. “Superare temporaneamente i monopoli conferiti dai brevetti lascerebbe ai governi di tutti i paesi, compresa l’Italia, la possibilità di un più ampio accesso alle cure”. La prima fase della campagna vaccinale in corso ha escluso di fatto la maggior parte dei paesi a medio e basso reddito: il 75% dei vaccini è stato somministrato in soli 10 paesi del mondo, mentre molti paesi non hanno ricevuto una sola dose. Con la sospensione dei brevetti e degli altri diritti di proprietà intellettuale, molti paesi del mondo, con competenze e tecnologia per produrre localmente vaccini contro il Covid-19, potrebbero aumentare la produzione e rendere così più rapida la loro somministrazione.
La proposta di India e Sudafrica rappresenterebbe una soluzione agile e globale di cui i governi potrebbero disporre per semplificare alcuni passaggi nella produzione dei vaccini e consentire a più aziende di produrre, senza dipendere esclusivamente dalla volontà delle imprese farmaceutiche di concedere una licenza su base volontaria. Nei giorni scorsi il presidente internazionale di Msf, il dott. Christos Christou, ha scritto ai capi di stato dei paesi ricchi, tra cui l’Italia, chiedendo di non bloccare la sospensione dei brevetti per garantire una vera risposta globale alla pandemia. Gran parte dei paesi ostruzionisti tra cui l’UE, Stati Uniti, Australia, Brasile, Canada, Giappone, Norvegia, Svizzera e Regno Unito, si sono assicurati la maggior parte dei vaccini disponibili, prenotando dosi per un numero superiore rispetto alla loro popolazione. Dall’altra parte, la proposta lanciata da India e Sudafrica nell'ottobre 2020 è oggi co-sponsorizzata da 58 governi e sostenuta da circa 100 paesi.
“Anche l’Italia potrebbe trarre beneficio da questa iniziativa” recita l’appello di medici ed esperti con Msf. “Il nostro paese potrebbe produrre vaccini contro il Covid-19 autorizzati dalle agenzie regolatorie anche nella prospettiva di ulteriori cicli di vaccinazione negli anni a venire. Senza considerare la possibilità di esportazione verso paesi senza alcuna capacità produttiva”.
Oxfam ed Emergency: le conseguenze del monopolio si vedranno anche in Europa e Italia
Allo stato attuale la distribuzione di vaccini, che nei Paesi a basso reddito inizierà nelle prossime settimane tramite il sistema Covax, porterà a coprire appena il 3% della popolazione entro la metà dell’anno e il 20% entro la fine del 2021. I primi a farne le spese saranno i Paesi già distrutti da anni di guerra e messi in ginocchio dalla crisi climatica - come Sud Sudan, Yemen, Malawi - che senza strutture sanitarie, strumenti di protezione, cure e vaccini hanno subito un aumento esponenziale dei contagi negli ultimi mesi. In Malawi, per esempio, la variante sudafricana del virus si è diffusa molto rapidamente, facendo registrare un aumento dei casi del 9.500% in pochissimo tempo.
La disuguaglianza nell’accesso ai vaccini non risparmia alcuni dei Paesi più ricchi: in Israele il 57% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, nel Regno Unito il 32%, negli Stati Uniti il 16,6%, in Francia, Germania e Italia meno del 6%. Tale situazione è dovuta dalla limitata capacità di produzione a livello globale, che trova la sua origine nel sistema di monopoli con cui operano le case farmaceutiche, che al momento, con brevetti esclusivi, non condividono tecnologia e know-how, azzerando di fatto la possibilità di concorrenza nel mercato. É per questo che in un Paese come l’Italia, complice anche le difficoltà organizzative e logistiche interne, si determinano dinamiche analoghe a quelle che portano i Paesi a basso reddito ad essere esclusi dall’accesso ai vaccini, sebbene con conseguenze di gran lunga inferiori.
Per questo le ong stanno supportando una mobilitazione globale per chiedere un immediato cambio di rotta. Quasi 1 milione di persone in tutto il mondo ha firmato l’appello della People's Vaccine Alliance, per chiedere ai Paesi ricchi di smettere di proteggere il monopolio dei colossi farmaceutici, che antepongono i profitti alla vita delle persone, liberalizzando i brevetti dei vaccini anti-Covid. "Nel mondo il Covid-19 ha già ucciso 2 milioni e mezzo di persone, mentre gran parte dei Paesi non ha letteralmente mezzi per combattere il virus –ha detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia – Consegnando il potere di decidere della vita e della morte di milioni di persone a un ristretto numero di case farmaceutiche, le nazioni ricche non fanno altro che prolungare l’emergenza sanitaria globale, mettendo a rischio altre innumerevoli vite. In questo momento cruciale della lotta contro la pandemia, tutti, Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo devono agire compatti e intraprendere azioni coraggiose, perché nessun Paese potrà vincere questa battaglia da solo”.
Nonostante abbiano beneficiato di miliardi di euro in aiuti pubblici, le industrie farmaceutiche mantengono comunque il monopolio della produzione per ottimizzare al massimo i loro profitti, spiegano le ong. A fronte di più di circa 100 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici destinati alla ricerca e allo sviluppo di vaccini contro il Covid, si stima che Pfizer, Moderna e Astrazeneca da sole realizzeranno entrate per 30 miliardi di dollari.
“La situazione reale in tanti Paesi a basso reddito in cui operiamo è che la campagna vaccinale contro il Covid-19 non solo non è ancora iniziata, ma nemmeno pianificata, a causa della mancata disponibilità dei vaccini- ha dichiarato Rossella Miccio, presidente di Emergency- In Afghanistan la somministrazione è iniziata solo una decina di giorni fa grazie a una donazione di mezzo milione di dosi fatta dal governo indiano su base totalmente volontaristica. Con questa dotazione si possono vaccinare 250.000 persone, ovvero lo tra lo 0,6 e lo 0,7% di tutta la popolazione. Addirittura ci troviamo al paradosso che alcuni Paesi come l’Uganda avrebbero acquistato i vaccini ad un costo di molto superiore a quello pagato dall’Unione europea. Se non invertiamo la rotta non riusciremo mai a mettere fine a questa pandemia.” Secondo le organizzazioni, le industrie qualificate per produrre i vaccini in tutto il mondo sono pronte a iniziare una produzione di massa non appena verrà loro garantito l’accesso alla tecnologia e al know-how, al momento ben difesi da un pugno di industrie. Se queste li condividessero, un aumento della produzione potrebbe essere ottenuto nel giro di pochi mesi. Suhaib Siddiqi, ex direttore chimico di Moderna, che attualmente produce uno dei vaccini autorizzati, ha dichiarato che, una volta ottenuta la formula e il necessario supporto tecnico, uno stabilimento adeguatamente attrezzato può iniziare la produzione di vaccini nel giro di tre o quattro mesi.