Covid 19 e bambini. Villani (Bambino Gesù): “I pediatri non hanno mai banalizzato il problema”
Nella lotta al Covid-19, i bambini sono alla resa dei conti. Il virus circola in maniera massiva fra i non vaccinati. Fra questi ci sono anche i più piccoli che in queste ore affollano gli ospedali. Per Alberto Villani, direttore del Dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, i rischi in età pediatrica dati dalla malattia sono sempre stati preoccupanti: “Molti si sono preoccupati per gli esiti improbabili del vaccino ma non del fatto che la Mis-C, una malattia terribile, possa portare in fin di vita dei bambini, a sei-otto settimane da un’infezione silente”
Nella lotta al Covid-19, i bambini sono alla resa dei conti. Il virus circola in maniera massiva fra i non vaccinati. Fra questi ci sono anche i più piccoli che in queste ore affollano gli ospedali. Il mondo dei grandi ha pensato a loro soltanto in ultima analisi, dando il via libera alla vaccinazione appena un mese fa. Molti devono affrontare di nuovo il disagio della quarantena mentre i meno fortunati lottano in terapia intensiva. Per Alberto Villani, direttore del Dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma , i rischi in età pediatrica dati dalla malattia sono sempre stati preoccupanti e al Sir dice: “Molti si sono preoccupati per gli esiti improbabili del vaccino ma non del fatto che la Mis-C, una malattia terribile, possa portare in fin di vita dei bambini, a sei-otto settimane da un’infezione silente”.
Professore, ad oggi come è la situazione dei ricoveri dei bambini affetti da Covid?
I numeri sono ancora in aumento, abbiamo raggiunto i 60 ricoverati. Anche i pazienti in terapia intensiva sono passati da 4 a 5.
Il virus corre fra coloro che non sono vaccinati, fra cui i bambini.
Avvertite un aumento del disagio psicologico legato al Covid fra i bambini e gli adolescenti?
Il ricovero è sempre poco piacevole e in questa condizione lo è ancora di più.
È preoccupato per la situazione, in particolare per l’aumento dei bambini ricoverati?
Lo sono da sempre.
I pediatri non hanno mai banalizzato il problema in età evolutiva.
I numeri paragonati a quelli dell’adulto senz’altro sono poco importanti, ma che un bambino potesse avere problemi lo abbiamo sempre detto. Già a maggio dello scorso anno, come Bambino Gesù, abbiamo pubblicato uno studio in cui si evidenziavano casi di bambini deceduti per colpa dell’infezione.
Abbiamo fin da subito cercato di far capire che la Mis-C (Multisystem inflammatory syndrome – Covid, ndr) fosse connessa alla Sars-Cov2.
Molti si sono preoccupati per gli esiti improbabili del vaccino, ma non del fatto che la Mis-C, una malattia terribile, possa portare in fin di vita dei bambini, a sei-otto settimane da un’infezione silente.Siamo sempre stati molto preoccupati, perché il 7% di coloro che risultano infetti fra i bambini avranno esiti da long Covid e anche perché tutto ciò che avviene in età evolutiva ha una valenza esponenziale sull’organismo.
Molto probabilmente alcune delle situazioni si manifesteranno a distanza di mesi o di anni. Vorremmo che tutti fossero preoccupati. Il danno fatto da coloro che non si vaccinano è proprio favorire la circolazione e interessare tutte le categorie.
Oggi hanno riaperto le scuole, vi aspettate un ulteriore aumento di contagi?
È dimostrato che l’aumento sia avvenuto a scuole chiuse. Da un punto di vista prettamente scientifico, in uno studio del Bambino Gesù
abbiamo dimostrato che nelle scuole non cresce il contagio.
Sul piano della gestione della situazione, legata alla riduzione delle persone costrette alla quarantena, va fatta una valutazione da parte di chi ha tutti gli elementi. Per ora hanno deciso di lasciarle aperte.
Si è detto che vaccinare i bambini sia un modo per contenere i contagi mentre si è minimizzato sui rischi della malattia per questa fascia di popolazione.
Si è fatta molta confusione su questo tema.
I bambini vanno vaccinati per proteggere loro stessi.
A priori, non sappiamo quale sarà quel bambino o quel ragazzo che andrà incontro a esiti molto gravi e a volte anche al decesso.
La sperimentazione del vaccino per i bambini dai sei mesi ai 5 anni a che punto è?
Non la chiamerei sperimentazione. Tutti i processi autorizzativi normalmente compiuti per i farmaci e i vaccini sono in stato ampiamente avanzato tanto è vero che si parla di un’autorizzazione già in primavera. Va sempre ribadito il fatto che un vaccino che ha funzionato così bene in età adulta avanzata e nei ragazzi e bambini andrà bene anche per i piccoli. Noi pediatri abbiamo sempre caldeggiato fortemente la possibilità di avere un vaccino.
Una cosa va ricordata per il futuro: in caso di pandemia, i vaccini per i bambini vanno preparati da subito. Non bisogna aspettare.
Sta diventando la pandemia dei non vaccinati e dei bambini.
Attualmente lo è perché sono non vaccinabili. È diverso.
La vaccinazione per i bambini sopra i 5 anni secondo lei è iniziata tardi?
Forse sì. Avremmo dovuto auspicare una maggiore incisività nelle vaccinazioni. Il nostro ospedale è in prima linea con i medici ospedalieri impegnati. La speranza è nella educazione sanitaria che doveva partire da subito.
Dove lo scorso anno facemmo educazione sanitaria abbiamo avuto risultati sorprendenti: genitori e bambini non hanno avuto esitazioni, ma il problema nasce quando non si conosce, quando c’è ignoranza.
Per le altre prestazioni siete in sofferenza?
Al momento no, ma questo grazie a dei processi organizzativi e di riadattamento che comunque creano difficoltà. Vorrei che questo fosse compreso da chi con leggerezza crede che non vaccinarsi sia una scelta individuale. È sbagliatissimo, crea problemi a tutti.
È possibile che emerga una nuova variante proprio nella fascia pediatrica?
Tutti i virus nel tempo producono tantissime varianti, alcune di queste varianti si diffondono con più facilità e dominano sulle altre. La caratteristica che le fa prevalere è la diffusività del virus.
Si parla di due pandemie: una legata alla Delta e una alla diffusione della variante Omicron. I bambini sono più colpiti da Omicron?
È ancora difficile saperlo. Gli ultimi dati ufficiali in Italia parlano di una diffusione del 15 e 30% della variante Omicron. Quello che si può immaginare è che la variante diventi quella prevalente, un po’ come sta avvenendo negli altri Paesi.
Elisabetta Gramolini