Coronavirus. Il primo weekend “protetto”, i bambini tra tecnologia e arcobaleni
Le indicazioni di Garante e Viminale per bambini e famiglie. Dal “vademecum” del ministero dell'Interno alle raccomandazioni di Filomena Albano: restare a casa e riscoprire le relazioni “di qualità”. Una passeggiata si può fare, purché “vicino casa, per poco tempo e senza assembramenti”
ROMA – E' il primo weekend dell'Italia “protetta”: dopo le prime giornate chiusi in casa, le “acrobazie” di tanti tra gestione dei familiari e degli impegni lavorativi nelle nuove modalità, ci si prepara per il primo giorno festivo senza gite fuori porta, cene con gli amici, pranzi dai nonni e scampagnate al parco.
Le 12 regole del Viminale: cosa si può e cosa non si può fare
Il dpcm dell'11 marzo parla chiaro: si può uscire solo in caso di comprovata necessità ed è vietato farlo “in gruppo”. Niente comitiva, insomma, ma rispetto rigoroso delle norme e delle distanze. Uscire per una passeggiata non è vietato e, specialmente se ci sarà il sole, sarà desiderio di tanti. “Non si può incorrere in sanzioni, visto che lo sport e l'attività all'aria aperta è una possibilità prevista dal decreto, nel rispetto sempre delle norme e delle precauzioni. Ma è sempre preferibile restare in casa – ci ricorda il Viminale, a cui abbiamo chiesto chiarimenti – E bisogna andare vicino casa, non allontanarsi dall'indirizzo di residenza e limitare il tempo trascorso fuori. Niente picnic, insomma, ma solo brevi passeggiate nelle vicinanze”. Come ricorda il ministero dell'Interno in un documento in 12 punti dedicato proprio alle regole sugli spostamenti, niente pranzi o cene dai nonni: primo, perché “non è uno spostamento necessario e quindi non rientra tra quelli ammessi”, secondo perché “ gli anziani sono le persone più vulnerabili e quindi cercate di proteggerli il più possibile dai contatti”.
Le raccomandazioni della Garante dell'Infanzia
Ma come vivranno tutto questo i bambini? E come si possono tutelare i loro diritti, in un contesto che sembra mettere temporaneamente tra parentesi tanti dei loro bisogni principali? Lo abbiamo chiesto a Filomena Albano, Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza: “I bambini di fronte all’emergenza del Coronavirus sono chiamati a cambiare la loro quotidianità – osserva - Per fortuna apprendono con facilità. L’importante è che siano guidati dagli adulti – raccomanda la Garante - i quali devono poter spiegare loro cosa stia accadendo e per quale ragione si debbano rispettare tante cautele. I più piccoli si chiedono infatti se possono fare ancora una passeggiata al parco con la mamma o il papà, vedersi con gli amici, incontrare i nonni. Oppure domandano, come sanno fare solo i bambini, quando finirà tutto questo. È responsabilità degli adulti scoprire una nuova quotidianità, sfruttare il maggior tempo in casa al quale si è costretti per costruire e ricostruire relazioni di qualità con i figli, attenuare le loro preoccupazioni, contribuire a far maturare comportamenti consapevoli e informati”. Le regole sono ormai note, interpretarle è necessario, attenersi ad esse è un obbligo: “Ci sono principi che è bene ricavare dalle indicazioni pubblicate dal governo, dal ministero della Salute e da quello dell’Interno – ricorda la Garante - Sono quelle ufficiali e a esse occorre far riferimento per rispondere ai quesiti dei più piccoli. Non sono difficili: ad esempio bisogna mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri, evitare di formare dei gruppi, tutelare la salute dei più anziani evitando di starci a contatto, lavarsi le mani e così via”
E gli adolescenti?
Far comprendere e accettare la situazione agli adolescenti può essere più difficile, ma “anche loro devono capire che purtroppo non è possibile ritrovarsi in gruppi, anche solo vedersi – ricorda Albano - Nel cercare e chiedere di incontrarsi, in questi giorni, da un lato smentiscono una convinzione piuttosto diffusa: che le relazioni tra loro siano solo quelle mediate da uno smartphone; dall’altro però mettono a rischio la sicurezza di tutti, in particolare delle persone più vulnerabili, esponendosi al rischio di veicolare il virus”.
Le tecnologie e gli arcobaleni per vincere distanza e ansia
Le tecnologie rappresentano “una risorsa durante l’emergenza – osserva la Garante - Si può giocare a distanza, si può parlare con i nonni attraverso una videochiamata e si può riscoprire, con esse o senza di esse, quanto sia bello stare insieme ai genitori”. Come prevenire o combattere, invece, eventuali e possibili ansie? “Molti bambini, accompagnati dagli insegnanti o dai genitori, stanno disegnando arcobaleni accompagnati dalla frase ‘Andrà tutto bene’. Fanno benissimo: l’importante è spiegare loro e convincerli che tutto questo finirà e avremo avuto modo di imparare cose nuove, diventando più grandi e più forti”.
E il diritto dove lo metto?
L’emergenza, infine, “mette alla prova la tenuta dei diritti – osserva la Garante - È vero che tutti i diritti sono ugualmente importanti, ma quello alla salute – e in particolare alla salute pubblica – è presupposto non solo per la vita e per il benessere delle persone di minore età, ma lo è anche per le loro relazioni, per la famiglia, per l’essere parte di una comunità. Per questa ragione occorre dargli priorità, come sta accadendo in questi giorni. Allo stesso modo, come chi guida il Paese sta cercando di fare, vanno assicurati diritti fondamentali per bambini e ragazzi, come quello all’istruzione. È per questo benvenuto ogni sforzo che consenta alle scuole che ne sono sprovviste di dotarsi delle tecnologie necessarie per l’istruzione a distanza, incoraggiando i docenti a sperimentare. L’emergenza dovrebbe essere l’occasione per colmare i divari, non per accentuarli”, conclude la Garante