Coronavirus. Casa Arcella mette al sicuro chi è senza dimora
Per Padova noi ci siamo. Nell’ambito dell’articolato progetto di Diocesi di Padova, Comune e Centro servizio volontariato per l’emergenza è stata aperta la struttura giorno e notte grazie a terzo settore e volontariato
L’hashtag ufficiale dell’emergenza Covid-19 è #iorestoacasa. La casa è vista come rifugio dall’infezione, come porto sicuro nel quale restare e attendere il ritorno alla normalità, un luogo accogliente dove distogliere la mente dai pensieri malinconici grazie a hobby e svaghi di ogni tipo. L’hashtag #iorestoacasa, così diffuso, così “social”, suona però come una beffa per le persone che una casa dove restare nemmeno ce l’hanno. Anzi, hanno colpito l’opinione pubblica le notizie di più di un senza dimora raggiunto in Italia da una multa, mentre si trovava nel suo giaciglio di fortuna.
Ecco perché il Comune di Padova, la Diocesi tramite Caritas e il Centro servizi volontariato, uniti insieme nell’iniziativa “Per Padova noi ci siamo” contro il Covid-19, frutto del percorso di Padova Capitale europea del volontariato 2020, hanno scelto di dare, per queste settimane di emergenza, una casa anche a chi una casa non ce l’ha.
Città solare
Ha aperto il 16 marzo Casa Arcella nell’omonimo quartiere padovano: 54 posti per altrettanti uomini di diversi paesi e di diverse età provenienti dalle accoglienze invernali nelle parrocchie padovane. La struttura, gestita dalla cooperativa Città solare, vede la presenza di volontari di diverse realtà: Centro universitario, Comunità di Sant’Egidio, Officina sociale e Città invisibile.
«Abbiamo scelto di dare continuità a queste accoglienze perché le persone non finissero in strada – spiega il direttore di Caritas Padova don Luca Facco – Se all’inizio volevamo dare solo un riparo notturno, adesso si è scelto di dare uno spazio per dimorare durante tutto il giorno». Casa Arcella è sempre aperta: chiude solo alle 11 del mattino, quando gli ospiti si recano alle Cucine economiche popolari di Padova, per fare rientro in sicurezza alle 14.30. Ogni giorno i volontari all’ingresso, prima di consegnare la chiave della stanza a ciascun ospite, misurano la temperatura per assicurarsi che non superi i 37 gradi e mezzo che gli esperti hanno stabilito come soglia di attenzione. «Non è banale essere riusciti a tenere aperta Casa Arcella per così tante ore al giorno – puntualizza Diego Folle, responsabile accoglienza della cooperativa Città solare, per certi versi il “padrone di casa” a Casa Arcella – Questa accoglienza più ampia è possibile grazie alla presenza di così tanti volontari che si dividono i turni di lavoro».
Inizialmente la struttura doveva chiudere le porte al 6 aprile, ma poi l’accoglienza è stata prorogata due volte, dal 20 aprile fino a lunedì 4 maggio mattina, giorno in cui è attualmente prevista la scadenza del periodo di lockdown decretato dal governo. «Bisognerà comunque pensare per il futuro a soluzioni più definitive per queste persone» osserva Diego Folle.
Le persone accedono a Casa Arcella su segnalazione dei servizi sociali del Comune di Padova o facendo richiesta allo sportello presente nelle cucine economiche popolari. Prima di tutto avviene lo screening sanitario, con controlli che comprendono l’esame del sangue e radiografie per ottenere l’idoneità sanitaria. «La paura per il Coronavirus è costante tra gli ospiti – puntualizza Diego Folle – e da parte loro resta alta la preoccupazione dal punto di vista sanitario. Come struttura ovviamente garantiamo il massimo in termini di mascherine, guanti, soluzioni disinfettanti, ma la paura resta».
Officina sociale
«Come Officina sociale – racconta Enrico Zulian – ci siamo interrogati su come continuare le nostre attività in un’emergenza come questa. All’interno di “Per Padova noi ci siamo”, con Csv, Comune e Diocesi, ci siamo resi disponibili a portare le spese a domicilio, ma poi abbiamo voluto dare il nostro contributo perché Casa Arcella restasse aperta per più tempo possibile». Ma aprire non basta: «Casa Arcella è composta da tante camere, come in albergo. Ma stare tutto il giorno dentro una camera non è possibile: così, in collaborazione con la cooperativa Città invisibile, abbiamo messo a disposizione un gazebo dove gli ospiti possano leggere e passare il tempo coperti da sole e pioggia».
Officina sociale offre il suo contributo anche in un altro modo: la domenica sera, infatti, porta la pizza agli ospiti: «La cena per loro è sempre fredda, consegnata la mattina alle cucine popolari. In questo modo, poter cenare almeno una volta con qualcosa di caldo, cerchiamo di ridare dignità a queste persone, le più indifese di fronte a un’emergenza che colpisce tutti».
Comunità di Sant’Egidio
Anche i volontari di Sant’Egidio sono in prima linea per la gestione della situazione: «Molti degli ospiti di Casa Arcella sono persone che conoscevamo già fin dall’accoglienza invernale – spiega Cristiano Zoppello della Comunità di Sant’Egidio – in questo modo è più facile curare l’accesso degli ospiti, il pomeriggio, a Casa Arcella, con tutte le precauzioni del caso». Sono una decina i volontari di Sant’Egidio che si turnano assieme a tutti gli altri volontari alla portineria: «Questo è un servizio prezioso non solo per noi, ma per tutta la città. Ci invitano a restare a casa: tutti devono poterlo fare». Ma il lavoro prosegue anche fuori, con la consapevolezza che non è un tempo come gli altri: «Distribuiamo a chi vive la strada anche del disinfettante: a volte è più apprezzato di un panino».
«Con Casa Arcella – conclude don Luca Facco – stiamo sperimentando un nuovo livello di collaborazione: è finanziata grazie a un contributo di Fondazione Cariparo, viene gestita grazie alla disponibilità di una cooperativa sociale che ha messo lo stabile, l’apertura è garantita per tante ore grazie ai volontari di diverse realtà, tra cui Centro universitario, Comunità di Sant’Egidio, Officina sociale. Quanto in tempi normali è più faticoso, ovvero mettere insieme così tante presenze diverse, in una fase di emergenza diventa improvvisamente più facile: si superano senza problemi tante diffidenze e tanti ostacoli. Ognuno ci ha messo il massimo, e nel collaborare ciascuno cresce grazie all’altro. La cosa più bella è la felicità e la gratitudine dei beneficiari».
Casa Arcella è una palestra di collaborazione
Casa Arcella, dove proseguono le accoglienze invernali nelle settimane dell’emergenza, è diventata “palestra di collaborazione” tra realtà diverse e lavorare insieme nell’emergenza diventa più facile: si superano tante diffidenze e tanti ostacoli.