Consumi natalizi sempre miliardari. Il “Natale delle differenze” si riproporrà anche quest’anno

Stando ad una stima Coldiretti, la frenata dei prezzi dei beni alimentari salverebbe la spesa degli italiani

Consumi natalizi sempre miliardari. Il “Natale delle differenze” si riproporrà anche quest’anno

Per le feste tutti a tavola, seppur con grandi differenze. Potrebbe essere questa l’indicazione generale che arriva dalle prime statistiche sui consumi per le imminenti festività di Natale e di fine anno. Numeri che devono essere presi con grande attenzione, perché, come si è detto, possono nascondere notevoli differenze.

Consumi, dunque, e giro d’affari conseguente. Stando ad una stima Coldiretti, la frenata dei prezzi dei beni alimentari salverebbe la spesa degli italiani che quest’anno dovrebbero spendere per Natale oltre 5 miliardi di euro in alimenti. “Si tratta degli effetti – dice una nota dell’organizzazione agricola -, della decelerazione dei prezzi degli alimentari lavorati (+5,8%) alla quale si contrappone però l’accelerazione degli alimentari non lavorati (+5,6%) su cui incide principalmente la spinta all’aumento dei prezzi dei vegetali del +7,6% e della frutta con +10,4% al consumo mentre i produttori agricoli non coprono i costi di produzione”. Ed è proprio questa una delle differenze alle quali è necessario porre attenzione: oltre la capacità di spesa di componenti diverse della popolazione, occorre anche guardare alla distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera di produzione che dai campi porta gli alimenti in tavola. Il “Natale delle differenze” si riproporrà quindi anche quest’anno.

Una condizione che solo in parte viene compensata da altri indicatori economici certamente positivi.

Come quello relativo agli arrivi di turisti stranieri in Italia (+17% sempre per le prossime festività natalizie), attirati sostanzialmente da due elementi: la cultura e il buon mangiare. Ancora i coltivatori diretti, a questo proposito, spiegano come oltre 1/3 della spesa degli stranieri in vacanza in Italia sia destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche in mercati, feste e sagre di Paese. Cibo come risorsa economica, quindi, che conferma la sua validità ma che non deve far dimenticare quanto c’è dietro la sua produzione.

E, parlando di indicatori positivi, non è certo possibile dimenticare la situazione dei vini e in particolare degli spumanti. Produttori e analisti di mercato, a questo proposito, stanno con i piedi per terra e spigano: “Gli spumanti italiani dovranno attendere almeno 12 mesi per superare la soglia psicologica del miliardo di bottiglie, ma le stime conclusive del 2023 confermano una sostanziale tenuta dei consumi di bollicine made in Italy, a quota 936 milioni di bottiglie”. Insomma, in tempi di consumi attenti a causa delle difficoltà economiche, almeno il settore degli spumanti pare resistere. Nelle prossime feste, spiegano Ismea e Unione italiana vini, “salteranno nel mondo circa 333 milioni di tappi tricolori, con oltre 95 milioni di bottiglie consumate solo nel Belpaese”. Ancora i produttori fanno notare che se da un lato non si sarà disposti a rinunciare allo spumante, dall’altro “a cambiare è la scelta di un prodotto in alcuni casi più accessibile per le tasche di consumatori italiani ed esteri alle prese con un caro-vita che non allenta la morsa”. A guadagnare quote di mercato, quindi, saranno le etichette più economiche rispetto a denominazioni “bandiera” italiane come Prosecco e Asti Spumante o ai metodo classico più costosi.

Qual è la morale di tutto questo? Che pur in tempi complessi e di crisi come quelli che si stanno attraversando, la voglia di dimenticare almeno per qualche ora i problemi economici contende la ribalta dei mercati alimentari alle ristrettezze di bilancio di gran parte delle famiglie.

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Fonte: Sir