Conferenza di Genova. Le comunità: “Occasione persa. Ignorata la nostra ricchezza”

Presentato oggi, in sala stampa alla Camera dei deputati, un documento sottoscritto da Fict, Comunitalia, Acudipa, Ser.Co.Re e A.C.T.A. con la richiesta che venga inserito negli atti della Conferenza. Il sottosegretario alla Salute Costa accoglie la richiesta di un confronto: “Già nei prossimi giorni un tavolo permanente al ministero”

Conferenza di Genova. Le comunità: “Occasione persa. Ignorata la nostra ricchezza”

La Conferenza nazionale di Genova sulle dipendenze di fine novembre è stata “un’occasione persa” ed è stata “ignorata la ricchezza delle comunità terapeutiche italiane”. La denuncia arriva dalla stesse comunità che oggi, presso la sala stampa della Camera dei deputati, hanno presentato un documento unitario con la proposta di allegarlo agli atti della VI Conferenza nazionale. Dal governo, intanto, arriva un segnale di apertura al confronto, con la promessa del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, di istituire un tavolo permanente presso il ministero della Salute e di organizzare al più presto un momento di confronto.  I malumori suscitati dall’attesissima Conferenza - che non veniva organizzata da ben 12 anni, nonostante la legge chiede di farla una volta ogni tre anni - erano già emersi a Genova, soprattutto da una parte del mondo dei servizi per le dipendenze. Con la conferenza stampa di oggi, la Federazione italiana Comunità Terapeutiche (Fict), Comunitalia, l’Associazione Italiana per le cure nelle dipendenze (Acudipa), i Servizi Comunità Educative lombarde (Ser.Co.Re), e A.C.T.A. Lazio, l’Associazione Comunità Terapeutiche accreditate, passano ai fatti e chiedono che le comunità vengano ascoltate. “Siamo qui per presentare un documento perché purtroppo non ci è stata data la possibilità di presentarlo all’interno di un momento di confronto tra gli operatori dei servizi che noi abbiamo fortemente richiesto a più riprese prima della Conferenza e non abbiamo avuto la possibilità di ottenere - ha spiegato Luciano Squillaci, presidente della Fict -. Aspettavamo la Conferenza da 12 anni, abbiamo apprezzato il fatto che il ministro Dadone con coraggio abbia voluto convocare finalmente questa conferenza, ma nonostante la partenza positiva, è stata un’occasione persa, ancora più grave perché l’aspettavamo da 12 anni”. Tra i tanti interventi di oggi, anche quello di Bartolomeo Barberis, della Comunità Papa Giovanni XXIII, secondo cui la Conferenza di Genova è stata “un’occasione mancata perché tutto il tema delle dipendenze patologiche che non vedono l’utilizzo di sostanze non è stato toccato e chiunque di noi è sul campo sa benissimo come lo sviluppo delle forme di dipendenza grave e patologica, anche senza l’uso di sostanze, sta assumendo un’importanza più che rilevante e tutto fa pensare che nel futuro sarà ancora più significativo”. Per Barberis, “la ricchezza delle comunità terapeutiche italiane, anche nel panorama mondiale, è unica - ha aggiunto -. Dobbiamo preservare e rafforzare questa ricchezza. Purtroppo a Genova questa ricchezza è stata ignorata”. Per Squillaci, la Conferenza di Genova “doveva servire agli operatori del sistema, purtroppo inascoltati per tanto tempo, affinché potessero confrontarsi con i rappresentanti del governo, della politica e della società civile per costruire insieme i presupposti di una modifica di una legge, la 309 del ’90 che ormai ha più di 30 anni e che non risponde più alle esigenze di un fenomeno che invece è mutato in maniera enorme negli ultimi anni”. Tuttavia, la due giorni di fine novembre voluta dal governo, per Squillaci, non ha saputo mettere a fuoco il tema nel modo corretto.  “Le questioni emerse a Genova sono assolutamente irrilevanti per noi - ha spiegato il presidente della Fict -. Si è parlato dei consumatori e della legalizzazione della cannabis, tutti argomenti che non c’entra nulla con il problema reale, che è il sistema dei servizi che boccheggia sul territorio, che sta faticando enormemente, sia privato che pubblico, e che ha necessità di ripensarsi in una dimensione nuova, territoriale e integrata. Abbiamo bisogno di una modifica della 309 e su questo abbiamo elaborato una proposta operativa”.  Il filo rosso che tiene insieme le proposte contenute nel documento è quello dell’attenzione alla persona, ha sottolineato Squillaci. “Contro la sostanza, la battaglia l’abbiamo persa anni fa. Ogni anno ne vengono censite oltre 100 nuove sostanze - ha detto Squillaci in conferenza stampa -. Non ci interessa la sostanza, ci interessa la persona. Per questo abbiamo bisogno di un sistema che sia realmente fondato sulla presa in carico territoriale”. Per le comunità presenti oggi, occorre con urgenza rivedere la legge 309 del ’90 con una revisione organica della parte in cui viene normato il sistema dei servizi di prevenzione, cura e reinserimento, prevedendo “una modalità di intervento strutturata con una visione globale della presa in carico e dei percorsi terapeutici individuali integrati, e che tenga conto della generalità delle dipendenze, comprese quelle comportamentali”. Il budget di salute, invece, deve essere utilizzato “per migliorare l’integrazione tra soggetti interessati, quali in primis gli stessi utenti e le famiglie, i servizi sociali e sanitari del territorio ed il terzo settore - si legge nel documento -. L’utilizzo del BdS, in area dipendenze patologiche, va inteso quale progetto integrato individuale che si avvia con la presa in carico e diagnosi iniziale e termina con il reinserimento lavorativo e sociale”.  Per quanto riguarda il tema della riduzione del danno e della limitazione del rischio, “riteniamo inaccettabile un modello dove siano centrali e fini a sé stessi - si legge nel documento -, come, purtroppo, sembra emergere con forza da tutti i documenti di sintesi della Conferenza. Riconosciamo la legittimità e l’utilità degli stessi, quando questi siano orientati al recupero della persona e al miglioramento delle sue condizioni di vita anche in una prospettiva a lungo termine; accompagnamento al consumo, anche se sicuro”. Tuttavia, spiega il documento, “siamo fermamente contrari ad ogni approccio che voglia consolidare la normalizzazione nell’uso di sostanze in quanto questa visione ha già prodotto ingenti danni, soprattutto nella popolazione giovanile”. Tra le richieste anche la definizione “di linee guida nazionali che possano costituire una base normativa di riferimento, ed omogeneizzare gli interventi nelle diverse regioni”. Occorre, inoltre, dedicare un’attenzione maggiore ai giovani. “La prevenzione deve effettuarsi attraverso percorsi educativi strutturati e duraturi - si legge nel documento -, non utilizzando momenti spot, inutili e spesso dannosi, e deve avere come obiettivo il benessere e la valorizzazione delle risorse dei ragazzi”. A tal proposito, continua il testo, “è imprescindibile un rinnovato investimento di risorse nel mondo delle dipendenze, con particolare riferimento al rifinanziamento del Fondo Nazionale di cui alla DPR 309/90 e con risorse, in ambito sanitario, per la cura e riabilitazione, che possano raggiungere in ogni regione almeno l’1,5% dell’ammontare totale del fondo sanitario”.  Il documento, infine, sottolinea ancora una volta la mancanza di un momento di confronto tra gli attori del sistema dei servizi. “Vogliamo un momento di confronto con gli operatori sul sistema dei servizi, sulle cose che ci interessano e non su tutto il resto - ha spiegato Squillaci -. Vogliamo che ci sia questo momento e che ci sia con la collaborazione del ministero della Salute e  di chi effettivamente si occupa della salute di queste persone e del sistema dei servizi. Non si tratta di una controconferenza, ma di un momento di confronto”.  La proposta è stata accolta dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che non ha mancato di sottolineare alcuni aspetti critici della Conferenza di Genova. “Non ho partecipato perché non ne ho condiviso l’impostazione - ha affermato Costa -. Credo che quando parliamo di certi temi dobbiamo fare molta attenzione a veicolare messaggi sbagliati. E in quella Conferenza si è corso il rischio di veicolare messaggi sbagliati. Faccio fatica a trovare un nesso tra una Conferenza nazionale e il tema della cannabis terapeutica. È fuorviante, strumentale ed è sbagliato. Sono due temi completamente diversi e guai a mescolarli”. Rispondendo ai responsabili delle comunità presenti oggi presso la sala stampa della Camera dei deputati, Costa si è detto disponibile a “trovare un modo operativo strutturale e permanente per lavorare insieme - ha affermato - ed è per questo che raccolgo l’invito e sarà mia cura procedere già nei prossimi giorni ad istituire un tavolo permanente al ministero. Sarà l’occasione per condividere tutte le esperienze, le testimonianze e le competenze perché solamente in questo modo possiamo provare a traguardare percorsi e orizzonti che diano una prospettiva. Raccolgo anche la disponibilità a organizzare un momento di confronto perché credo che solamente attraverso il confronto si possa prendere coscienza dell’entità del problema e anche si possa condividere insieme una prospettiva migliore”.(ga)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)